Quando i film si fanno ad episodi.
The Killing è senza troppi dubbi una delle serie più sfortunate e frastornate degli ultimi anni.
Cancellata alla seconda stagione, rinnovata a sorpresa dopo le proteste dei fan, è stata ri-cancellata dall'AMC, lasciando tutti sconvolti e indignati vista la conclusione quanto mai aperta a cui si era rimasti appesi.
Fortunatamente c'ha pensato Netflix a dare un'ultima chance al prodotto, concedendogli e concedendoci un'ultima stagione con cui tirare le somme, con cui fare i conti assieme a quanto Holder e Linden hanno costruito e distrutto finora.
Fatta uscire (come già House of Cards o Orange is the new black) in un colpo solo quest'estate, trova nell'autunno anomalo la sua perfetta collocazione, visto che al tempo uggioso e tendente agli acquazzoni di Seattle non ci si fatica mai ad abituare.
E ritroviamo così i due detective lì dove li avevamo lasciati, con un omicidio che pesa sulle loro carriere e sulle loro coscienze, costretti così a fidarsi quanto mai ciecamente l'uno dell'altra, sincronizzando le loro versioni e aggirando domande scomode.
Di tempo per stare calmi però non ce n'è poi molto, visto che un nuovo pluriomicidio sgomenta la città: la famiglia Stansbury è stata uccisa, marito e moglie più le due figlie sono state brutalmente assassinate, l'unico sopravvissuto è così Kyle, pecora nera spedito in una scuola militare per soli ragazzi, che si ritrova in un colpo solo orfano e privo di memoria, con un colpo alla testa che lo rende sia uno dei principali sospettati che una vittima.
Partono così nuovi indagini, che dopo aver escluso vicini voyeur, si concentra proprio all'interno dell'accademia, gestita e diretta in modo spietatamente scrupoloso dalla severa Margaret, che in Kyle trova un figlio da proteggere dalle continue incursione di Linden e Holder.
I due devono però vedersela anche con Reddick, che si fa improvvisamente acuto, seguendo una pista personale che lo porta a indagare proprio sulla scomparsa di Skinner.
Da un'ultima stagione, si sa, ci si aspetta sempre tanto.
Forse per questo si resta con un po' di amaro in bocca.
Se infatti il rapporto tra i due detective funziona, con i loro pregi (pochi) e difetti (tanti) che ormai conosciamo e che è impossibile loro togliere, il caso Stansbury non è certo paragonabile a quello di Rosie Larsen o a quello dei ragazzi di strada della terza stagione. Manca di sostanzialità, e i segreti che inevitabilmente vengono scoperchiati non fanno rabbrividire come dovuto, visto che anche alle perversioni e alle ossessioni dei ricchi americani ci siamo abituati.
Parallelamente a queste indagini, a funzionare è però l'evoluzione del rapporto tra i due detective, la cui sintonia viene spesso spezzata ma non per questo infranta da quanto si trovano per primi a proteggere e nascondere.
I soli 6 episodi (con l'ultimo che fa sua la sigla iniziale) scorrono così tra sospettati vecchi e nuovi, proprio come un tempo, per arrivare alla conclusione più ovvia e più semplice, che fa però perdere davvero ogni speranza.
La risoluzione del caso è però solo la prima fine che si dà a The Killing, e con la comparsata a sorpresa di una vecchia conoscenza capiamo che no, dopo 4 anni o più, a Seattle nulla è davvero cambiato.
Resta però il tempo per una redenzione, per un tuffo nel futuro in cui un po' di speranza invece c'è ancora, in cui c'è spazio perfino per qualche raggio di sole nella grigia Seattle, e anche se non è il finale perfetto né quello che volevo, The Killing si saluta genuinamente, e finalmente con un sorriso.
Ho amato le prime tre stagioni ma questa no, questa avrei preferito non vederla.
RispondiEliminaE' sicuramente la più debole, io la salvo solo per i personaggi, ché con tutti i loro difetti si continuano ad amare.. il caso, no, non all'altezza di una conclusione però.
Eliminauna serie bella, sempre lì lì per diventare splendida, senza però riuscirci...
RispondiEliminala quarta stagione è stata in effetti un po' così così. la terza forse è stata la migliore.
comunque linden e holder mi mancheranno.
La terza è decisamente quella più interessante e ben sviluppata, e pure la prima.. nel mezzo una seconda debole, e questa conclusione un po' così.. in ogni caso, sì, i maglioni di Linden mancheranno un po' meno, ma Holder, oh Holder..
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