9 marzo 2015

What Remains

Quando i film si fanno ad episodi.

E' davvero possibile al giorno d'oggi sparire e non essere cercati?
Che nessuno si preoccupi o noti un'assenza prolungata, che nel mondo dei social, degli aggiornamenti minuto per minuto della propria vita permettano un'uscita di scena senza clamori?
A quanto pare sì, a quanto pare una donna, il suo corpo, può rimanere nascosto in una soffitta senza che nessuno si faccia domande, senza che nessuno lo cerchi.
Per due anni.
Fino a che dei nuovi inquilini si presentano nel condominio in questione, trovando una perdita nel loro soffitto, entrando nell'appartamento della donna, trovandolo intatto, entrando nella soffitta, allarmando finalmente la polizia.


Peccato che la polizia abbia pochi elementi a disposizione per indagare ora, e che quel corpo non offra indizi... Suicidio? Omicidio? Malore?
E che differenza può fare proseguire le indagini se nessuno ha cercato la povera donna, se nessuno si è preso la briga di notare la sua scomparsa, nemmeno quei vicini all'apparenza perfetti e pettegoli?
Senza parenti, senza amici, con un corpo non perfetto che non l'aiutava a socializzare, Melissa rischia di essere dimenticata una seconda volta, e Len Harper, investigatore prossimo alla pensione, va da sé, non ci sta.
E da solo, con l'aiuto della nuova -e incinta- coinquilina prosegue le sue ricerche, scoperchiando verità e segreti di un condominio, di buoni vicini, solo all'apparenza così buoni.
Un ex alcolista, una coppia di lesbiche inacidite, un adolescente ribelle, il classico puntiglioso e riservato.. ognuno di loro potrebbe avere un movente, ognuno di loro è quel tipo di vicino che non vorresti avere e che in fin dei conti, pur vedendolo ogni giorno, pur incontrandolo sulle scale o all'entrata, proprio non conosci.


Il crime made in UK mette a segno un altro bel colpo fatto di soli 4 episodi, con una storia carica di tensione che passa sopra i classici cliché del caso (ultimo caso, pensione imminente, incapacità di lasciarsi andare) costruendo un'escalation di eventi che appassiona come quei vecchi libri gialli che si leggeva (o che nei film si legge) sotto le coperte, con una torcia, e che la fotografia che vira al blu (e che è così geometricamente british) rende ottimamente.
Ogni personaggio ha poi la solidità data da un carattere definito, così come mille altre sfumature che li rendono indecifrabili, e vogliosi di scoprire non solo il colpevole, ma tutti gli altarini della situazione.
Così, il finale fatto a flashback ha quel sapore amaro di verità scomoda, che ci viene svelata nel segno dell'orrore e dei brividi, lasciando l'happy end, e la speranza, altrove.


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