Dopo averli divisi, unirli.
Sembrerebbe una mera decisione per la distribuzione, quella adottata Ned Benson, in modo da rendere il suo lavoro fruibile anche al grande pubblico e permettere alle case di distribuzione di acquistarlo, senza correre gli stessi rischi avuti con il Nymphomaniac di Von Trier, visto che qui di sesso esplicito a fare da specchietto per le allodole non ce n'è.
Per quanto step successivo e forse dettato dall'economia, l'esperimento Them è approdato nel lido sicuro di Cannes, nella sezione Un Certain Regard, segno che come pellicola ex novo la sua bellezza ce l'ha.
Il problema, avendolo visto dopo i due capitoli separati, è che questa appare offuscata.
Come tutti i riassunti, infatti, Them appare come un copia-incolla di quanto visto in precedenza, scegliendo di volta in volta il punto di vista dell'uno al posto di quello dell'altro, sacrificandolo, omettendo scene e momenti in precedenza sostanziali.
Non manca l'emozione, non manca la profondità né la logica in questo processo di incatenamento, ma non si arriva a raggiungere lo stesso livello avvolgente, né di magia a dirla tutta, perchè a dare valore ai due diversi capitoli erano anche quelle piccole differenze, quelle parole aggiunte o messe in bocca a Eleanor o a Conor che portavano a scegliere a chi credere, o che portavano semplicemente a dubitare a voler indagare, visto che anche qui, la confessione, il dispiegamento di quanto in atto, arriva tardi, come una bomba, facendo sentire ancor più tutta la tensione accumulata.
Chi si approccerà al capitolo vergine delle visioni precedenti, avrà comunque di che gioire, perchè l'eleganza, la raffinatezza della messa in scena è rimasta uguale, condita con carrelli che inseguono, con una colonna sonora di classe che sa essere moderna e retrò allo stesso tempo.
Pur avendo tralasciato parti in cui Jessica Chastain e James McAvoy danno il meglio di sé, bastano davvero pochi minuti per capire la loro perfezione, la loro bravura (lei migliore di lui forse solo per l'intensità maggiore richiesta al suo personaggio) e la loro alchimia, con quel passato gioioso che li vede divertirsi e ballare in modo così naturale.
Non da meno sono i comprimari, finora relegati sullo sfondo, a partire da quella Viola Davis a cui si applaude ad ogni frase e di cui -purtroppo- alcune parti sono qui sacrificate, passando per l'algida Isabelle Huppert impossibile da vedere in scena senza un bicchiere di vino in mano.
La visione di questo capitolo o ricapitolo finale procede quindi con un po' di stanchezza in più, ricevendo e vedendo ancora le stesse scene, dubitando su alcune scelte di montaggio, su alcune mancanze. Ma si finisce comunque per emozionarsi e per piangere, mantenendo quel briciolo di speranza nonostante la scelta proprio di quel finale, tra i due possibili.
O forse sono possibili entrambi, come è possibile che quella camicia fosse nera e bianca, che quella confessione sia stata anticipata e fatta, che quel Ti amo sia detto e pensato da entrambi.
Che quella passeggiata, prima o poi, arrivi alla sua meta.
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