9 maggio 2020

Dammi 3 Serie TV: Normal People | High Fidelity | Zoey's Extraordinary Playlist

La prima settimana della Fase2 è andata.
Per quel che mi riguarda molto più faticosa di quanto pensassi, abituata com'ero ad abbuffarmi di visioni.
Ci ritorno allora per parlare di tre serie TV brevi ma intense, con cui potersi consolare nel weekend.

High Fidelity

In breve: presente quel film cult datato 2000 tratto da quel romanzo cult di Nick Hornby? Bene, ora è arrivata la sua versione aggiornata e al femminile!
Aspettate, prima di fare come me e trincerarvi dietro pregiudizi, lamentandovi di un'industria dell'intrattenimento senza più nuove idee e che si ostina a rivedere in versione femminile ogni progetto passato... dategli una chance.
Perché qui ci si aggiorna e si acquista carattere.
Siamo all'oggi, dove mantenere in piedi un negozio di dischi a Brooklyn non è così facile. Ma ci prova Rob, aiutata da due amici del cuore, nonostante i problemi di cuore.
Come fa? Ascoltando dell'ottima musica, condividendo con noi le sue Top5, a partire ovviamente da i 5 ragazzi che il cuore gliel'hanno spezzato.



Chi c'è: c'è una strepitosa Zoe Kravitz, e se Zoe sembra troppo bella per poter essere single, ricrediamoci ancora una volta. Potrebbe avere chiunque ai suoi piedi ma qui è una versione molto underground, stilosa e menefreghista. Capace di conquistare la rockstar del momento, la sua antitesi dall'animo d'oro, ma pensare ancora, sempre ed esclusivamente a Mac.
Che ora è tornato a New York.
Guest Star d'eccezione: Debbie Harry e Jack Antonoff nella parte di se stessi.

Momenti da incorniciare: una collezione di vinili da pura invidia in una casa "artistica", i tanti omaggi al Dio Bowie, i Soprano citati sempre a proposito.
La regia tra piani sequenza, salti avanti e indietro nel tempo, sfondamento della quarta parete e quelle Top5 da mostrare fa gridare: ancora!

Funziona: Eccome!
A Rob si invidia tutto, dallo stile ai gusti musicali ai ragazzi con cui sta.
E gli amici sopratutto, il buon Simon e quel vulcano di Cherise, che si prendono giustamente il loro spazio con episodi a sé, a fare di questo remake un qualcosa di corale e diverso.
Sì, Zoe prende il testimone dalla madre Lisa Bonet, e le rende giustizia.
La musica, come sempre, fa il resto.

Voto: ☕☕½/5

Zoey's Extraordinary Playlist


In breve: Zoe fa la programmatrice di app, lavora con il suo migliore amico, ha una cotta per un collega, ha una famiglia perfetta ora più che mai unita ad assistere un padre affetto da una malattia degenerativa.
Un giorno, un terremoto mentre sta facendo la risonanza magnetica questa vita gliela complica o forse la migliora: inizia a sentire lagggente cantare i suoi sentimenti. Veri e propri momenti musical, in cui il mondo si ferma, le coreografie partono sincronizzate alla perfezione.
Scopre così che quel migliore amico è innamorato di lei, che la sua capa sta per divorziare, che quel collega soffre di depressione e soprattutto, trova un modo per comunicare con il padre.
Ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e aiutata dalla vicina di casa capirà che sentire queste canzoni comporta aiutare chi le canta.
Compresa se stessa.

Chi c'è: c'è Jane Levy, un piccolo clone di Emma Stone che in coppia con Alex Newell ricordano Kimmy e Titus altrettanto colorati, ma purtroppo meno svampiti.
I nomi noti sono però quelli di Peter Gallagher, e Lauren Graham, entrambi alquanto impacciati nei ruoli in cui sono incasellati.

Momenti da incorniciare: senza troppi dubbi, i momenti musical, che da soli valgono la visione. Anche se non sempre le canzoni sono fra le migliori (ci sono pure i Jonas Brothers e Shawn Mendes) e si tende a scegliere fra le hit di oggi rispetto al passato.
Per fortuna il finale prevede un lungo piano sequenza di Miss American Pie, e le cose si bilanciano.

Funziona? Tocca dirlo: insomma.
12 episodi dalla durata di 40-45 minuti sono troppi, e ci si trascina in un triangolo d'amore faticoso e ripetitivo, si inseriscono problemi, personaggi e app giusto per andare avanti, dimenticandosi a tratti di quel padre a cui restano poche settimane di vita.
Una sforbiciata avrebbe decisamente aiutato, perché alla lunga pure la protagonista Zoey passa per antipatica.

Voto: ☕☕½/5

Normal People


In breve: Connell è un ragazzo molto più serio e sensibile di quello che le sue amicizie farebbero pensare.
Marianne è la solitaria della scuola, intelligente e altezzosa, in realtà chiusa nella sua solitudine anche in una famiglia in cui i silenzi sono più dolorosi delle parole.
Sono amici, o quasi, ma solo fuori dalle mura di scuola.
In cui la madre di lui pulisce casa di lei, a sottolineare la loro diversità.
E si piacciono, senza però dirselo apertamente.
Finché non iniziano a stare più assieme, a scoprire il sesso, sempre in gran segreto.
Si ritrovano al college a Dublino, poi in vacanza in Italia, infine dopo l'Erasmus.
Sempre lì, a scrutarsi e a tenersi dentro le loro verità, a scegliere altri invece di ascoltare il cuore, a ritrovarsi ma con i silenzi che vengono mal interpretati, le parole che assumono un significato diverso senza saperlo.
Ad appoggiarsi nonostante tutto all'altro.
Tratto dal bestseller di Sally Rooney che ricorda nella struttura Un Giorno, ora in questa versione adattata dalla stessa autrice, approvato anche dai fan.

Chi c'è: ci sono due facce da tenere sicuramente d'occhio, Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal. Che non disdegnano di mostrarsi in tutto e per tutto, con una naturalità che fa trattenere il fiato. Due protagonisti bellissimi nella loro normalità.

I momenti migliori: certi quadri che sono metafore perfette, certe videochiamate che rasserenano, e i piccoli dettagli, tra catenine, tocchi e un finale in cui finalmente pronunciare le parole più giuste.
La regia di Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald fa la differenza.

Funziona: sì, decisamente.
Anche se mi sento forse troppo "adulta", troppo realizzata in amore per capire queste titubanze, questi silenzi, questi non-detti. Ci si crogiola per le tante interpretazioni sbagliate, per i momenti che potevano prendere una piega diversa se solo si prendeva un po' di coraggio in più.
Ma nel tratteggiare certi caratteri timidi, chiusi, depressi, si fa un lavoro davvero encomiabile. Primissimi piani, dettagli, sguardi e gesti sottolineati dalla macchina da presa.
Avrei qualcosa da ridire anche sulle tante scene di sesso, ma essendo una storia in cui il sesso è fondamentale, capisco. Così come potrei sbuffare sulle case idilliache che appartengono a Marianne, compresa quel rustico italiano tratto da Chiamami col tuo nome.
Ma il ritratto che ne esce è davvero bellissimo, compreso di musiche quanto mai malinconiche che accompagno i titoli di coda.
Connell e Marianne sarà difficile scordarli.

Voto: ☕☕½/5

7 commenti:

  1. Sono al sesto di Norman People, che adoro, mentre non ho ancora iniziato le altre. Forse Zoey la salto totalmente, nonostante la simpatia verso il genere.

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    1. Il genere piace, ma alla lunga stanca. Anche perché partono davvero canzoni random e non sempre così piacevoli. Peccato, perché di una serie musical e colorata avevo bisogno.

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  2. High Fidelity crea un'alta dipendenza, che te lo dico a fare? :)

    Di Normal People invece non mi convincono proprio i due protagonisti: dopo i primi 2 episodi, li trovo abbastanza fastidiosi entrambi, ma magari mi ricrederò...

    Zoey's abbastanza deludente. Serie carina e tutto, ma non mi sta prendendo molto e non so se la continuerò. :(

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    1. Grazie per la dritta, avrei continuato a snobbarla perdendomi invece un'ospite a cena così gradita. Ne avrei volute altre 10 di puntate!

      I protagonisti di Normal People hanno infastidito pure me, per i caratteri troppo chiusi, ma appena escono dal liceo migliorano un po', vedrai ;)

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  3. Avevo cercato Zoey su Raiplay, dove pensavo fosse uscita, ma non l'ho trovata... mi piacciono i musical e volevo vederla.

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    1. In Italia al momento è ancora inedita, ma si trova per altre vie. Visto il genere musicale, meglio cercarla in v.o. ;)

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  4. Oh sì, non le davo due lire, figuriamoci due euro, e invece prende da subito, è decisamente ben fatta, e crea alta dipendenza!

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