Andiamo al Cinema
Se c'è una verità che è uscita dal periodo della Pandemia è che di quella Pandemia non vogliamo più sentir parlare.
Normale, dicono gli esperti, perché voler rivivere quegli incubi, quella confusione, quel brancolare nel buio e nella morte?
E chi è il regista che ti ricaccia con tutti i piedi in quel periodo?
Proprio lui, Ari Aster, che a distanza di 5 anni ci riporta ai primi sintomi, alle raccomandazioni sull'uso delle mascherine, il distanziamento sociale, i negazionisti e le fobie.
A suo dire, Eddington è un western.
Contemporaneo, certo, pure un western che si porta dietro da prima del suo esordio, che poteva essere il suo esordio e ha riscritto per metterci dentro la pandemia (chissà cos'era, quindi, prima).
Non contento di farci rivivere le infinite discussioni fra mascherina sì e mascherina no, convivialità sì e convivialità no, rispetto delle regole anche se sembrano mal fatte, ci butta dentro anche altro.
Cosa? Ogni tipo di complotto.
Non solo quelli di cui blatera senza sosta la suocera dello sceriffo Joe Cross, non solo quelli a cui finisce per credere la moglie dello sceriffo Joe Cross, ma anche quelli che si inventa Joe Cross stesso nella sua campagna elettorale partita più per dar contro all'attuale sindaco Ted Garcia, che per vera passione politica.
I complotti in questione riguardano ovviamente il COVID-19, ma ce n'è per il 5G, per l'AI, per le sommosse antifasciste perché per ributtarci in quel periodo buio (da cui abbiamo solo scavato verso il basso), Ari Aster ci piazza pure la morte di George Floyd, le conseguenti proteste, i giovani che si radicalizzano vuoi per sincera umanità, vuoi per lo più per comodità. Metti caso che fai colpo su qualcuno, durante la protesta reale o via social.
C'è tutto questo in Eddington, e poi c'è anche la storia, che ruota attorno allo sceriffo Joe Cross, uno che non sa gestire i suoi sottoposti o la moglie, figurati una campagna elettorale contro un uomo tutto d'un pezzo come Ted Garcia, finendo umiliato a ripetizione e assetato di vendetta.
Tutto qui? Nonostante i tanti giri, nonostante i discorsoni, le stoccate, le frecciatine, i social usati per informarsi con un algoritmo che fanno più paura di un jumpscare, sì.
Per fortuna, dopo una prima parte molto parlata che tedia e che innervosisce, un colpo cambia tutto.
Di fucile, va da sé. Di precisione, anche.
E se vogliamo essere precisi anche qui, i colpi sono tre, e sono quelli che fanno partire un'indagine, un ennesimo complotto e infine una sparatoria folle fra le strade deserte di Eddington.
Cambia così il ritmo di un film che dura 145 minuti, e a volte li percepisci tutti, altri ti perdi nel voler con tutte le tue forse vedere un altro personaggio interpretato da Joaquin Phoenix fare una brutta fine.
Il resto del cast è chiamato a cercare di brillare nella sua ombra mangia-tutto, lasciando a Emma Stone, Pedro Pascal e Austin Butler le briciole di personaggi che non respirano abbastanza da poterli rendere più profondi.
Non cambia, quindi, la mia idea verso un regista che sembra ancora una volta non trovare la strada giusta, perdendosi dietro il voler far vedere la sua bravura (qui meno patinata, per fortuna), ma forse non all'altezza né di un western né di un horror. Forse di una commedia nera in stile Coen che però non ci crede abbastanza.
Muovendosi con sicurezza in una cittadina che di western ha poco, forse solo la polvere, i cappelli a tesa larga e i nativi con cui confrontarsi, Eddington è un folle film su un periodo folle su cui non vorremmo più pensare e che ha la sfortuna di uscire dopo Una battaglia dopo l'altra che era più centrato, più entusiasmante, più sincero forse, nel suo esagerare e nella sua follia. Nel suo chiedere un'altra battaglia, meno personale.
Quanto all'horror, sta tutto nelle mascherine, nei colpi di tosse, nei social e in quel che ci propinano. Peggio di una sorella decapitata? Dipende.
Mi era successo con il terzo atto soprannaturale di Hereditary, mi era successo con le allucinazioni di Midsommar, mi era successo soprattutto con le follie di Beau ha paura, e ora mi succede a Eddington.
Ari Aster continua a convincermi a metà, a sembrare un gran talento che deve però imparare a dosare e calibrare non tanto il suo talento, quanto il modo di raccontare le storie, anche quelle di cui non vorremmo più sentire parlare o quelle su cui sarebbe il caso di discutere ancora.
Non so come prenderla la notizia che un seguito, in futuro, forse e chissà, potrebbe esserci a Eddington.
Io credo di aver già dato.
Voto: ☕☕½/5



Posso dire che sono stufa di vedere il pur bravo Joaquin fare più o meno la stessa parte dai tempi di Joker?Vabbe' che il Phoenix che amavo e morto da 30 anni e che nonostante siano fratelli faccio fatica a trovare
RispondiEliminaun briciolo di somiglianza (ergo tanto bello uno quanto "tipo" l' altro)