Noah Baumbach.
Greta Gerwig.
New York.
Le crisi di una trentenne che non sa cosa vuole dalla vita.
No, non è Frances Ha.
Di quel piccolo cult si è già parlato.
Qui, in aggiunta a una trentenne ispirata ma in crisi, c'è anche una ventenne, appena approdata all'università, che fatica a farsi degli amici, che fatica a vivere con i suoi coetanei, e che trova proprio in quella trentenne in crisi non solo una futura sorellastra, non solo un'amica con cui passare da un bar all'altro, da una festa all'altra, vivendo appieno la New York più indie, ma anche il soggetto perfetto per il suo romanzo, o racconto.
La grande musa, che potrebbe aprirle le porte del club letterario esclusivo dell'università.
Tutto bello, tutto divertente, quindi, finchè quella musa non scopre di essere una musa, non scopre soprattutto di uscirne ridicolizzata, ridimensionata, sbeffeggiata da quella che credeva davvero un'amica, una futura sorella.
Noah Baumbach.
Greta Gerwig.
New York.
La voglia di non crescere.
La convinzione di potercela fare e poi quell'ozio che arriva.
Il confronto con una coppia che ha tutto, è ricca, viziata.
Non, non è Giovani si Diventa.
Qui, l'altra coppia ha la stessa età di quella trentenne in crisi e in cerca di un finanziamento per l'ennesima idea di successo.
Qui, questo confronto avviene a film già avviato, facendogli prendere una piega tanto divertente quanto forzatamente originale.
Come se ormai Baumbach, e la Gerwig, e New York, debbano ostinatamente essere indie, hipster.
Risultando pesanti, eccessivi, fuori forma.
Perchè, proprio come in quel Giovani si Diventa, manca una certa dose di naturalezza, di coerenza nello sviluppo dello script.
Noah Baumbach.
Greta Gerwig.
New York.
E ovviamente i colori accesi, i colori pastello, la geometria e la musica DOC da intenditori.
Con la stellina Lola Kirke, sorella di Jemima di Girls, già splendida protagonista femminile in Mozart in the Jungle, che aumenta la bellezza, la simpatia e la percentuale di hipsterismo del film.
Dove tutto scorre, certo, dove tutto diverte, ma non emoziona davvero, non riesce a rappresentare come Frances gli sbandi di una generazione che cerca una strada, o che se la trova non ha voglia di percorrerla.
Mistress America, mescolando il passato, mescolando le mode, i temi dell'amicizia, della scrittura, della crescita, si perde e ci fa perdere, interesse soprattutto.
La formula d'oro di Baumbach, con la Gerwig, con New York, con un'adolescenza e una dipendenza dal quale non si vuole uscire, sembra aver già stancato.
Non si è ai livelli di Frances, non si toccano i bassi i livelli degli aspiranti giovani.
Ma al prossimo giro tra le strade di una New York viva, ci si aspetta qualcosa di più, vedi alla sezione emozioni.
Regia Noah Baumbach
Sceneggiatura Noah Baumbach, Greta Gerwig
Musiche Britta Phillips, Dean Wareham
Cast Greta Gerwig, Lola Kirke
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Io ho visto giusto quello con Stiller.
RispondiEliminaAh, no, anche una black comedy con Nicole Kidman... Bruttina!
Insomma, se il regista mi piace non lo so. Ora come ora, ti direi di no.
Recupererò, ma senza fretta.
I Baumbach che secondo me ti possono piacere sono Frances Ha e Il calamaro e la balena, soprattutto quest'ultimo, anche se il ricordo è un po' sbiadito con tempo.
EliminaQuesto lo lascerei in sospeso, non è male, si lascia vedere, ma se già ti sei visto il peggio, vai con il meglio :)
no va beh ma io lo devo vedere!
RispondiEliminama com'è che a Brescia non passa mai un cacchio di interessante?
Ne parlo, o meglio ne non parlo anch'io oggi. :)
RispondiEliminaA me però è piaciuto decisamente, e mi ha anche emozionato.
Bella l'idea della recensione "spezzettata".
RispondiEliminaE concordo su tutti e tre i film.