21 ottobre 2019

Il Lunedì Leggo - Gli anni della leggerezza di Elizabeth Jane Howard

Conosci la famiglia Cazalet e non ne puoi più fare a meno.
Entri con loro a Home Place, la loro tenuta di campagna nel Sussex, non così lontano dalla Londra dei loro affari sul legname, luogo di vacanza in cui rifugiarsi, in cui far respirare i bambini.
Li conosci e ti sembra di averli vicini.
Macini quelle 600 pagine che compongono il primo volume della loro saga, leggi e poco a poco non hai più bisogno dell'albero genealogico per orientarti, per capire chi è figlio di chi, chi è la moglie di chi, i legami, i rapporti che li uniscono.
Hugh e Sybil, Villy e Edward, Zoe e Rupert, e i loro figli, dalle età, aspirazioni, sogni diversi.
Tutti sotto lo stesso tetto, quello di un Generale che non ha mai fatto la guerra, quello di una Duchessa che cura il suo giardino, e anche quello di Rachel, figlia devota che una famiglia sua non ce l'ha, ma ha un'amica, Sid.



Impari a conoscerli, dicevo, in quell'estate del 1937 ancora leggera, ancora felice.
I fantasmi di un'altra guerra si fanno sentire solo poco a poco, i fantasmi di quella passata sono ancora lì: nel braccio mancante e nelle emicranie costanti di Hugh.
Appese ai discorsi e alle trattative di Chamberlain, con quell'Hitler che sembra un pagliaccio inerme, queste estati passano tra gite al mare, avventure nei campi, lezioni da ripassare, e cene da preparare.
Si passa senza soluzione di sorte da una voce all'altra: quella egoista di Zoe, quella atterrita di Rupert, quella malinconica di Clary, o quella fanfarona di Edward, quella preoccupata di Villy, quelle sempre pronte a nascondere i veri desideri di Hugh e di Sybil.
E poco a poco, crei le tue simpatie.
L'aspirante scrittrice Clary e la gattara Polly, per dire. Il sottomesso Rupert, la povera insegnante Miss Millicent.
E le tue antipatie, quasi ovvie. Tra la superficiale Zoe e il libertino Edward.
Ma tutti temono l'arrivo di una guerra, si riuniscono attorno alla radio e pregano, fanno promesse e rinunce per evitarla.

L'inizio della saga dei Cazalet è come il primo assaggio di una droga.
Immersi in un mondo che va da sé assomiglia a quello di Downton Abbey, con l'alto e il basso (cuoche, cameriere, autisti) che si incontrano, con gli abiti, i tessuti, i colori doviziosamente descritti, il tuffo nel passato è accompagnato da una narrazione che non lascia scampo, che invita a girare pagina, a proseguire con un'altra voce, ancora e ancora.
Alla domanda: "di cosa parla il primo romanzo della saga dei Cazalet?" la risposta onesta e sintetica è: "dei Cazalet". Dei loro pensieri, paure e futuri. Dei loro rapporti, della loro visione della vita e della loro vita in famiglia. Parla di quegli anni che sembrano già intrisi di malinconia visti quelli che si stanno per scatenare.
Parla di tutto questo, e lo fa un gran bene.
Così tanto che si corre già abbandonando gli anni della leggerezza, per abbracciare il tempo dell'attesa.

2 commenti:

  1. È che io ho un cattivo rapporto sia con le saghe, sia con le ricostruzioni in costume. La combo potrebbe essere letale, nonostante la fama e le tue parole di conferma. Un giorno, magari, mi passerà questa paura.

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    1. Io ho un cattivo rapporto con i bestsellers tanto acclamati. Ma qui, tra le copertine e la voglia di perdermi in una saga (la decisione è quella di concedermene una all'anno, prossimamente Harry Potter) mi sono lasciata convincere, ritrovandomi in un mondo bellissimo, in una famiglia accogliente. Non li lascerei più, e fatico a staccarmi dalle pagine ora. Passerà, vedrai ;)

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