2 ottobre 2019

Good Vibrations

È già Ieri -2013-

Belfast, anni '70.
Terra di sangue, di rivolte, di coprifuoco.
Belfast, anni '70.
Terra di bar vuoti, di amicizie finite per fronti opposti.
Belfast, anni '70.
Terra del punk.
Sì, mentre le bombe scoppiavano, mentre il sangue scorreva, i giovani che di questa guerra erano già stanchi sfogavano tutta la loro rabbia con chitarre e grida.
Li scopre Terri Hooley.



Farmacista, amante della musica, collezionista di dischi e a tempo perso (o libero) DJ nei bar.
La sua vita cambia quando decide di aprire un negozio di dischi, sfidando quelle bombe e quel sangue, aprendolo proprio lì, in Great Victoria Street, la via del sangue.
La sua vita cambia quando scopre il punk, scopre una band e dei giovani pieni di rabbia che su quel palco scacciano la polizia, le proprie paure. Decide di produrli, di farli conoscere al mondo, di impegnare tutto se stesso, tutte le sue finanze, per far sentire della buona musica.
Parte così l'avventura di Good Vibrations, negozio ed etichetta discografica unica e rara.
Nasce da un ideale, prima di tutto.
Che non sono certo i soldi ad interessare a Terri, è quello che la musica può creare.
Che però si scontra con la sua vita privata: con una moglie che una casa sopra la testa la vorrebbe tenere, una figlia che sta per nascere ma viene dopo concerti, date, insomma... la musica di per sé.


Veloce, ritmato, raccontato con quella voce fuori campo a cui tanto voglio bene, Good Vibrations mette in scena quel mondo spaventoso che era Belfast negli anni '70. Mostra le bombe, l'esercito, ma mostra soprattutto la resistenza che passa anche, e soprattutto, attraverso la musica e i giovani.
Con il punk che prende, fa alzare uno, due, tutti gli studenti per ballare, fa andare in estasi quel DJ famoso (John Peel).
Non si avrebbe Good Vibrations (l'etichetta) senza Terri Hooley.
Non si avrebbe Good Vibrations (il film) senza Richard Dormer, protagonista eccezionale, capace di essere credibile anche con quei capelli un po' così (il reparto parrucco non si è certo sprecato in tal proposito) ma soprattutto non si avrebbe Good Vibrations (entrambi) senza canzoni che ancora oggi suonano giuste, forti, semplicemente belle.
Certo, il film soffre di una parte centrale più pesante del necessario, in cui il ritmo si disperde e i problemi familiari prendono il sopravvento, ma per fortuna si riprende con un finale che è un concerto più unico che raro, una Ulster Hall piena zeppa, musica che infervora e fa stare bene.
Perché i punk di New York potevano avere il taglio di capelli.
I punk di Londra potevano avere lo stile.
Ma i punk di Belfast avevano le ragioni!

Voto: ☕☕/5


3 commenti:

  1. Lo vidi ad un TFF di parecchi anni fa. E ricordo pure che mi era piaciuto parecchio.

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    1. Non so da quanti anni aspettava di essere recuperato, cercando di smaltire gli arretrati ne sono rimasta sorpresa. Storia e personaggio particolarissimo, e musica che sono andata ovviamente a riascoltare.

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  2. È stato facile, ma ne sono orgogliosa. Stava nella mia agenda da anni e in questa settimana musicale è stata una bellissima sorpresa!

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