Andiamo al Cinema
Prima una chiamata, che mette in apprensione una madre.
Il suo bambino solo, perso, su una spiaggia.
Poi il seguito di quella chiamata, di quel cortometraggio, in cui si è su quella spiaggia ancorati al passato, a una speranza, che diventa un'ossessiona difficile da definire.
Ora un paesino sperduto.
Una coppia di fratelli da una parte, una coppia francese dall'altra.
Gli stranieri, che giocano agli agricoltori, ai salvatori non richiesti.
Che hanno bloccato un'opportunità economica, che hanno reso ancora più infernale starsene lì, nel mezzo del nulla, con le solite facce a cui urlare contro, le solite bottiglie di vino da bere.
E ne esce una guerra.
Fatta di piccoli screzi, di piccole vendette, di una vita che diventa per tutti pesante da vivere, fuori e dentro quella casa che doveva essere un nuovo inizio, e quell'altra casa, diroccata, che si era pronti a salutare per sempre.
Con un'escalation che sembra non fermarsi davanti a niente.
E che lascia a bocca aperta.
Ritrovo Rodrigo Sorogoyen e ho voglia di conoscerlo ancora meglio.
Di scoprire i film scritti e diretti prima di Madre, di questo As Bestas che lo sta consacrando come autore spagnolo.
Un nuovo maestro del thriller, della suspense, lì dove non ti aspetti né il thriller né la suspense, in quelli che a ben guardare sono ritratti -drammatici- di personaggi spinti al limite e con il limite devono giocare.
Non sono film di genere i suoi, ma sono scavi psicologici.
Qui, poi, il lavoro si moltiplica.
Perché quello che sembrava il protagonista, il silenzioso, rancoroso ma prudente Antoine, lascia improvvisamente il posto a una moglie che era rimasta sullo sfondo, silenziosa e preoccupata, ora sola e che non vuole cedere. E che lo cerca.
Sono i silenzi, allora, che aumentano la tensione, che la fanno crescere e che poi diventano l'esternazione di una solitudine e di una testardaggine.
Ma sono le parole che esplodono, in cucina come in un bar, urlate tanto da far male, a rendere tutto più chiaro e doloroso, all'improvviso.
E poi c'è la natura, che cambia, stagione dopo stagione, che nella sua bellezza bucolica rendere tutto più straziante.
L'ossessione come la scomparsa, rappresentando il paradiso come l'inferno.
Perché è una storia vera, quella che Rodrigo Sorogoyen ci racconta.
Cambiano le nazionalità, cambia la geografia, ma è a Margo Pool che il film è dedicato.
Una vicenda tanto assurda da non sembrare vera, che già un documentario (Santoalla, 2016) aveva raccontato.
Scoprirlo alla fine, mentre quell'escalation di violenza, di ripicche è arrivata al suo massimo, fa di As Bestas una visione densa che è difficile scrollarsi di dosso.
Continuando a pensare che bestie strane sanno essere gli esseri umani, capaci di realizzare film così preziosi che hanno fatto incetta di Premi Goya, e di gesti così insensati impossibili da giustificare.
Voto: ☕☕☕½/5
uno dei film più belli, forti e indimenticabili dell'anno.
RispondiEliminaRodrigo Sorogoyen è sempre più bravo
(se non l'hai vista prova a cercare la serie Antidisturbios, come un film lungo)
Grazie del consiglio, anche un'altra lettrice mi ha scritto della serie e ne approfitto per ringraziare entrambi visto che non sono riuscita a risponderle.
EliminaPer fortuna poi, il resto dei suoi film è disponibile nelle varie piattaforme, mi aspetta un recuperone.
Non mi ha coinvolto e sconvolto quanto il favoloso e inarrivabile Madre, ma è un ottimo film e Rodrigo Sorogoyen anche questa volta spacca!
RispondiEliminaDopo averlo spacciato in lungo e in largo con Madre, mi sono decisa a recuperare tutta la sua filmografia. A breve, su questi schermi :)
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