#LaPromessa2024
La senti l'aria che sta cambiando?
Il freddo del mattino, il gelo della sera, la nebbia che si alza e i termosifoni che si accendono?
Ma non parlo solo della temperatura.
Parlo anche di quel freddo che spira dall'America, la terra della democrazia che deve accettare un'elezione così difficile da digerire, che lascia davvero secchi.
Freddi.
Devo trovare conforto, e se scrutare nei corridoi indaffarati di The West Wing mi fa immaginare un'amministrazione preparata e con la morale adeguata, i film, i vecchi film americani, mi rassicurano anche quando gli stessi protagonisti sembrano aver smarrito la via.
Te li ricordi, gli anni universitari, quelli delle proteste, dell'impegno civile, delle lotte e del pensare: "io sono diverso! Io farò la differenza!"?
Che ne è stato di quegli anni in un gruppo di amici che si ritrova e si sente diverso, sente di aver tradito se stesso senza accorgersene, accettando la fama, i soldi, la stabilità. Vivendo ora di rimpianti.
Che si fanno amari se il motivo della riunione è il funerale di uno di loro, il migliore fra loro, che ha deciso di andarsene senza lasciare una motivazione, una giustificazione.
Lasciandoli lì, a dormire nella casa della coppia sopravvissuta alle burrasche, nel loro villino grande e accogliente che ha spazio per tutti.
Anche per quell'amico che non c'è più, che lì aveva trovato un momentaneo porto sicuro.
Siamo negli anni '80, e gli amici in questione quando erano all'Università partecipavano alla rivoluzione sessuale in corso, protestava e cercavano di sopravvivere alla guerra in Vietnam.
Ora, si guardano e non si riconoscono.
Ancora innamorati in modo impossibile fra loro, ancora a seguire le orme degli altri, a perdonarsi e aggrapparsi ai ricordi.
Sarà un lungo weekend tutt'altro che freddo, anzi, pieno di quell'amicizia che lentamente scalda, che prende fuoco, che mette a fuoco soprattutto quello che si è.
Com'è che un film così nelle mie corde lo conoscevo solo per l'espressione del titolo?
C'è voluto Cassidy a sponsorizzarlo e metterlo ne La Promessa sempre più agli sgoccioli, e anche questa volta c'aveva ragione.
Che sguazzo nei bottle movie, anche quando la bottiglia in questione si allarga a una casa grande, a una cittadina da cui si è fuggiti, fatta non di un solo tempo, ma di un weekend intero, diviso in serate alcoliche, colazioni stropicciate, escursioni e corsette mattutine in cui pian piano confrontarsi e parlarsi, dividersi e ritrovarsi.
Cercando di soddisfare ogni desiderio.
La differenza in un film così parlato, così fatto di sguardi, sta negli attori.
E mica me lo immaginavo di innamorarmi di Kevin Kline, il buono del gruppo, molto meglio del guascone Jeff Goldblum, del baffuto Tom Berenger anche se tallonato dal malinconico William Hurt. E mica mi immaginavo di perdonare a Glenn Close quel suo viso severo, pur stando dalla parte della romantica Mary Kay Place e della disperata JoBeth Williams.
Poi c'è la giovane Meg Tilly, vedova distante dalla figura delle vedove a cui siamo abituati e soprattutto c'è la musica.
Parte del cast, doveva essere anche Kevin Costner, nei panni del grande assente Alex, che riviveva in un flashback a chiudere il film che però no, non funzionava. L'alone di mistero era ormai troppo grande per essere sostenuto, e così Lawrence Kasdan ha deciso per quella chiusa perfetta, affidata al beffardo Goldblum, che chi la dimentica più?
Se da una parte hai un regista fedele alla sceneggiatura personale scritta a quattro mani con la moglie Barbara Benedek, se dall'altra hai il cast di stelle pronte ad esplodere e che qui brillano in piena naturalezza, hai anche una colonna sonora che ha fatto scuola a condire e impreziosire il racconto.
Rendendolo malinconico il giusto, rivoluzionario quanto basta.
Ogni pezzo al posto giusto, dall'apertura con Marvin Gaye passando per la scena coreografica sulle note dei The Temptations.
E il pensiero continuo è: che fine hanno fatto i film così, semplici e diretti, caldi e umani, senza bisogno di effetti, di azione, con quella pasta umana che sembra ora fuori moda?
Me lo chiedo sempre più spesso.
Me lo chiedo in questi tempi freddi e bui, quando il freddo arriva improvviso e buio si fa presto.
Per fortuna guardare al passato e a come si è riusciti ad andare avanti nonostante tutto, a ritrovarsi, ad aiutarsi a non dimenticare, è una bellissima consolazione.
Che passa anche per film indimenticabili che nemmeno si conosceva, ma che finiscono in una classifica personale per non dimenticarli più.
Ho visto e pure amato il quasi remake italiano di Verdone, Compagni di scuola, ma Il grande freddo ancora mi manca. Prima o poi lo vedrò anch'io #LaPromessa 2025 :)
RispondiEliminaQuesto film era talmente tuo che era solo questione di tempo, ben felice di avermi messi insieme nella stessa stanza, io sono per i film dove si parla poco e con molta azione, ma sono anche per i bei film e questo è grandioso. Va rivisto a diverse età, il fratello maggiore e con temi adulti di "Breakfast Club", ero sicuro che avresti apprezzato ;-) Cheers
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