14 marzo 2025

Heretic

Andiamo al Cinema

Di mio, divido gli horror in 3 categorie:
- quelli splatter, sanguinolenti e divertenti per le morti cruente che mostrano, per i cliché con cui giocano e per un certo rapporto al giallo nel cercare di capire il serial killer di turno o come verrà fermato dagli eroi di turno;
- quelli che poco mi interessano, che giocano su binari noti (case infestate/giochi proibiti/esorcismi e simili), magari 1 su 100 si differenzia dagli altri, ha un guizzo, e allora sono gli esperti della blogosfera a farmi ricredere;
- quelli seri, quelli che fanno crescere la tensione non tanto con il sangue quanto con le parole, con la regia che si muove per lo più in spazi chiusi, in case sinistre e che subito entrano nei miei radar.

Possono esserci altre categorie e sottocategorie, ma da inesperta e facile tanto agli spauracchi quanto alla noia quando si tratta di star dietro ai tanti horror non sempre meritevoli del mio poco tempo, su queste mi baso.
Heretic appartiene senza ombra di dubbio alla terza categoria.
Già solo dalle informazioni disponibili, prima di sapere della trama: è targato A24 (che ogni tanto qualcosa lo sbaglia, ma perlopiù e per fortuna, no) e c'è Hugh Grant che in questa ultima parte di carriera sembra più annoiato di me dei ruoli fotocopia che gli vengono proposti e si diverte a cambiare e giocare.


Invecchiato, imbruttito, con montatura da serial killer d'ordinanza e una casa che sembra ferma nel tempo nel suo essere isolata in una cittadina sotto un temporale, Hugh Grant è nel suo habitat naturale.
Gioca, fa il sornione, provoca e gode nel mettere in soggezione le sue ospiti e ancor più a dilungarsi in lunghe spiegazioni storico e religiose, cercando di metterle all'angolo e... meglio non dire di più su come la trama evolve e si inspessisce.
Le protagoniste, però, sono loro: le sorelle Barnes e Paxton, mormoni in missione nel cercare di convertire chi interessato, che si interrogano sul senso della loro religione, su una fede che può apparire anche mentre si guarda un porno.
La loro diversità la percepisci subito: sorella Barnes ha i suoi dubbi, più preparata e più scafata e forse forse sta rimettendo in discussione la sua fede, sorella Paxton è invece cieca e forse un po' ottusa, di certo più ingenua e infantile negli approcci con gli altri.
Due personalità diverse, finiscono per scontrarsi e doversi alleare per riuscire ad uscire dalla casa di Mr. Reed, che tra pericoli e tranelli le ha intrappolate in un gioco tanto fisico quanto metafisico, dove le bugie, la fede, contano nel riuscire a salvarsi.


Si compone di tante parole, la sceneggiatura su cui Scott Beck e Bryan Woods hanno lavorato per 10 anni.
Dieci anni in cui si sono interrogati su cosa possa esserci dopo la morte e a quale religione affidarsi, andando a chiedere ad esperti, leggere scritti sacri e comporre così un trattato che passa dalle religioni più antiche al Monopoli fino alla Creep dei Radiohead.
Un lavoro intelligente e arguto per due registi che finora avevano diretto film (Haunt, 65, The Boogeyman) che entravano dritti nella seconda categoria di horror poco interessanti e che gli esperti della blogosfera hanno giustamente bocciato evitandomi una delusione.
Pur basandosi su un soggetto non nuovo (una casa isolata, due donne che devono salvarsi da un uomo sinistro), come il Monopoli, come le religioni, come le canzoni, gli cambiano pelle e lo adattano alla sensibilità del pubblico di oggi.
E funziona, e questo è l'importante.
Funziona per la tensione che crea, per le domande che pone, per come le due giovani sorelle Barnes e Paxton devono capire come sopravvivere e scappare.
È un gioco di astuzia, più che fisico, anche se il sangue scorre e il MacGuffin è ben piazzato.


Le giovani Sophie Thatcher e Chloe East per quanto brave e in parte, non riescono a rubare la scena a Hugh Grant, mattatore divertito e divertente nonostante l'aria molto, molto sinistra, ma danno spessore ai loro personaggi, non fosse che per essere davvero delle ex-mormoni che queste questioni di fede le hanno affrontate, cosa che non nuocenella nuova Hollywood.
Se la regia è cupa e elegante, sporca ma comunque geometrica come piace al cinema indie, c'è un personaggio in più a dare una marcia in più a questo horror: la casa al numero 237, un labirinto di scale e stanze e vie di fuga, che porta l'A24 a vendere l'immancabile gadget di una miniatura per feticisti. Capitalizzare prima di tutto.
Serio e stuzzicante, intrigante e profondo pur riuscendo a divertire, Heretic fa degnamente parte di una terza categoria prima, durante e dopo la visione.
Più horror così, per me, grazie.

Voto: ☕☕/5

1 commento:

  1. È un film che cresce con un'eventuale seconda visione, quando ci si può concentrare meglio sul detto, ma anche su un mostrato che prima ci eravamo persi. Comunque io The Boogeyman lo recupererei e anche Haunt non era male!

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