10 settembre 2015
Venezia 72 - 11 Minutes
Possono 11 minuti durarne 81?
Sì, per Jerzy Skolimowski sì.
Tanti sono infatti i minuti che portano 10 persone diverse a scontrarsi e ad unire il loro destino, minuti nei quali ogni scelta, anche la più piccola, li porterà ad essere nel luogo e nel momento sbagliato, dal quale non potranno più tornare indietro.
Prima di arrivarci, però, quegli 11 minuti si dilatano, il regista si diverte a passare da una storia all'altra, da un personaggio all'altro: abbiamo l'aspirante attrice provinata in modo subdolo da un regista, mentre il marito freme di rabbia, abbiamo un'altra attrice che ingelosisce il fidanzato, abbiamo due fidanzati che litigano, un venditore di hot dog, un giovane rapinatore, un corriere cocainomane, soccorritori che devono farsi largo a martellate per portare in salvo una famiglia e un anziano pittore.
Li si caratterizza subito questi personaggi, bastano pochi elementi, basta la fisicità, a farci capire di che pasta sono fatti.
Non c'è equilibrio nel raccontare i loro minuti, però, sulla carta hanno peso e valore diverso, ma volutamente, difficile quindi affezionarcisi sul serio.
Mentre il puzzle si compone sotto i nostri occhi, mentre sentiamo salire una tensione che la colonna sonora, a tratti assordante, ben sottolinea, si ha tutto il tempo per ammirare quanto si sta costruendo sotto i nostri occhi, un'orchestrazione spettacolare, che strizza l'occhio a Hollywood, che poco sa di Polonia.
Movimenti di camera strabilianti, montaggio intelligente, rispetto dei tempi e degli spazi.
La fotografia fin troppo patinata e un finale che scivola un po' nel trash sono gli unici néi di un film che finisce per farteli anche pesare quegli 11 minuti che sono in realtà 81, li dilata all'inverosimile, ti spinge all'attenzione, e solo alla fine, tutto si collega, tutto si spiega.
E non resta che applaudire.
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