11 settembre 2015
Venezia 72 - Per Amor Vostro
Ultimo film in concorso, ultimo italiano in concorso.
Vorrei essere più benevola, così da poter salvare le sorti dei nostri quattro moschettieri, ma se L'Attesa è stato intenso e stilisticamente godibile, se A Bigger Splash è stato un bel vedere ma nulla più e se Bellocchio lo si può salvare in alcune parti, in altre invece affonda impietoso, Gaudino come lo vogliamo giudicare?
La Napoli che racconta è, va da sé, quella della periferia, quella dei poveri diavoli sfrattati e indebitati, in cui si muove Anna, la povera Anna, a cui è appena stato offerto un buon lavoro, onesto.
Un figlio sordomuto, due figlie amorevoli, una famiglia apparentemente felice, se non fosse per quel marito e padre che si muove in territori illegali ancora senza nome.
La sua storia è quella di una donna abituata non tanto a combattere quanto a cedere, a rimanere in silenzio, a non credere più nemmeno all'amore, nemmeno a quello che l'attore per i quali scrive e regge i gobbi sembra provare per lei. Ma c'è una ventata di consapevolezza che la travolge, un tentativo di uscire dalla tempesta che sembra oscurare il suo mare e il suo mondo, che proprio grazie a questo nuovo lavoro, fatto di responsabilità e complimenti, le dà.
Fin qui tutto bene, la Golino regge il film sulle sue spalle, con un ruolo difficile, di donna vittima che cerca lentamente di alzare la testa in una Napoli in cui tutti sanno e tutti giudicano. Un ruolo cucitole addosso e che le sta benissimo.
Il vero problema sta quindi a livello di regia, con l'inserzione in questa storia in bianco e nero di pezzi artistoidi, di effetti da videoarte che si sovrappongono alle immagini, le colorano, ne fanno una variante kitsch che non si può vedere, né capire del tutto.
La storia di Anna così si allunga, cantata e musicata con la canzone della sua vita, in una colonna sonora tipicamente italica e partenopea.
A fare da spalla alla Golino, un Adriano Giannini che sfrutta al meglio il suo fascino da Don Giovanni mascalzone.
Ma mentre ci si appassiona a questo amore, a questa evoluzione di una donna, le soluzioni tra l'assurdo e lo spettacolare per farne una metafora affossano il film, affossano pure noi.
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