Era partito come un guilty pleasure primaverile: tante botte, tanto sesso e un cast di sole bellezze, maschili e femminili, a condire il tutto.
Ma c'era una storia, che resisteva, che catturava, e quella storia si è via via arricchita di venature dark, di cattivi, come se davvero tutta la feccia della società finisse lì, a Banshee.
Mafia ucraina, boss amish, nativi americani vendicativi, soldati corrotti, neonazisti.
Tutti lì, e il solo Lucas Hood, da criminale a sceriffo, a tenergli testa.
E così, quello che era un guilty pleasure, quella che era una serie riempitiva, per staccare la spina, è diventata qualcosa di più, è diventata un universo pieno di violenza, ma anche di sentimenti.
Merito non solo di quella storia che si è arricchita, soprattutto in profondità, ma anche di una regia che gioca, si fa maestosa, tra frame mancanti e inquadrature stranianti.
Sì, Banshee è cresciuta con il tempo, sono cresciuti i suoi protagonisti, e ora è giunto il momento di dirgli addio.
Un'ultima stagione, composta di soli 8 episodi, per farlo.
Perchè, ammettiamolo, che tutta questa feccia, questa gentaglia, finisse lì, in un paesino di provincia, iniziava a far storcere il naso.
Anche perchè, ai neonazisti, al boss amish, si aggiungono ora un serial killer spietato e satanista e il cartello messicano.
Sono passati 2 anni da quando Job è stato rapito, da quando Gordon è stato ucciso.
Se Hood espia le sue colpe in una baita in mezzo al nulla, Carrie si fa vendicatrice solitaria, aggirandosi di notte, con le soffiate giuste, a punire i malaffari di Proctor.
Hood lo ritrova Brock, e lo ritrova per dirgli l'impossibile: Rebecca è stata uccisa, terza vittima di un serial killer che rapisce, tortura e strappa il cuore alle sue vittime.
Parte la caccia al colpevole, parte la rabbia, di Hood, di Proctor, arriva l'FBI nelle sembianze, ovviamente bellissime, di un'agente come Veronica Dawson (una informissima Eliza Dushku) con i suoi demoni con cui convivere.
Ma c'è anche Job da salvare, da cercare.
C'è anche Proctor da fermare, lui che vuole conquistare potere affiliandosi al Cartello, lui che per farlo si associa ai neonazisti, produttori di droga.
E c'è Calvin che dei neonazisti vorrebbe essere il capo, terrorizzando una moglie che vuole scappare.
Si aprono così più sentieri da battere, e forse sono anche troppi per soli 8 episodi, e lo si capisce in un finale in cui si cerca e si deve tirare le fila di tutto.
Va bene così, Banshee è trasbordante, non mancano le botte, i pugni, gli spari, le esplosioni, non manca il sesso, l'amore, non manca il potere.
Ma tutto è intriso di malinconia, per la fine che arriva, per Job e quanto ha subito, per Rebecca, l'incantatrice.
I colpi di scena non sono così clamorosi, ma lo è per fortuna una regia come sempre -, senza esagerare.
E finisce che ci mancherà Lucas Hood con il suo bel faccino, ci mancherà Carrie con la sua grinta e ci mancheranno Job e Sugar, che ritrovano la buffa coppia che erano un tempo.
Prima di rovinarsi, prima di eccedere troppo, di far sentire quella goccia che fa traboccare tutto, anche il guilty pleasure, Banshee ci saluta.
Per me invece una serie che, dopo l'apice raggiunto con la seconda stagione, è crollata clamorosamente.
RispondiEliminaQuest'ultima stagione l'ho abbandonata per noia dopo i primi 2 episodi e non so se ce la farò a finirla...
Un guilty pleasure anche per me. La quarta ancora mi manca, ma spero chiuda dignitosamente la cavalcata.
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