4 febbraio 2017

La Battaglia di Hacksaw Ridge

Andiamo al Cinema

Di avere problemi con Mel Gibson, lo so.
Mai piaciuto troppo come attore, nemmeno in quegli action anni '80-'90 dove faceva furore, né tanto meno nella sua carriera recente di regista, con il faticoso Passion, l'apocalittico Apocalypto e varie scelte di linguaggio antico che non hanno certo catturato la mia attenzione.
Così, quando a Venezia è stato presentato il suo nuovo film -Hacksaw Ridge- in contemporanea con l'ultima proiezione disponibile per l'ultimo lavoro di James Franco -In Dubious Battle-, non ho dovuto stare tanto a pensarci. Che poi In Dubious Battle non sia stato il massimo, è un'altra questione, ma sapevo che Mel lo avrei potuto recuperare più avanti, volendo, sapevo che di quella storia sul primo obiettore di coscienza, potevo farne a meno.
Quello che non immaginavo, è che Mel sarebbe arrivato alla corsa per gli Oscar con il suo film, in categorie decisamente importanti -miglior film, miglior attore, miglior regia, pure.
Non lo immaginavo perché fin dalle prime immagini, dai primi trailer per non parlare dell'idea della storia del primo obiettore di coscienza raccontata da Mel Gibson, ti aspetti retorica, patriottismo, una manciata di momenti epici, una colonna sonora che sottolinea in modo enfatico il tutto, tragedie, martiri, coraggio.



Lo immaginavo, dicevo, e mai come questa volta c'ho preso.
Hacksaw Ridge è così come te lo aspetti, anzi, forse peggio, perché c'è da aggiungerci una prima parte zuccherosa e mielosa, con corteggiamento, prime uscite, primi baci, primi Ti amo, in cui già quella faccia un po' così, un po' strana, un po' (tanto) da sberle, di Andrew Garfield, non aiuta.
A questa prima parte, ne segue una seconda in cui prende vita il più classico campo di addestramento per reclute, in cui i cliché non si contano, in cui tra quei sorrisini (da sberle) di Garfield, si aggiunge un Vince Vaughn che l'aria da comico e da commedie rende piuttosto improbabile.
Infine, arriva l'ultima parte, quella che dà il titolo al film: la battaglia di Hacksaw Ridge.
E qui, ancor di più, le peggiori aspettative si avverano: retorica, patriottismo, martiri e sacrifici. Per cosa? Per un promontorio in terra giapponese da conquistare.
Ovvio che Desmond Doss ne esca come un eroe, e un eroe è stato, senza ombra di dubbio, viste le vite salvate in una guerra discutibile, senza mai toccare un'arma.
Questo, Doss, il suo valore, il suo coraggio, non sono messi in discussione.


Metto in discussione Mel Gibson, la sua costruzione di una storia per nulla originale, per nulla appassionante, quasi irritante, e soprattutto la sua regia, che se nelle prime parti abbonda di rallenti che comprendono l'audio finendo per essere ridicoli, nella terza tutto diventa un videogioco, un andare sempre più in là tra fiamme, proiettili, mutilazioni, morti ammazzati, ferite aperte, sangue e orrore.
Così è la guerra, dicono.
Lo so, ma quando al tuo film che già dura 139 minuti, nella sua terza e fondamentale parte ci mostri ben tre battaglie, ci mostri sempre e ancora e ancora gli stessi proiettili, le stesse morti violente, lo stesso sangue, forse stai premendo troppo sul tasto della retorica, del patriottismo, del "troppo", semplicemente, e non aiuta quella colonna sonora pomposa ed enfatica che sottolinea il tutto nel modo ormai più scontato. Se poi, come detto, la sensazione è di essere dentro un videogioco, che il Mel regista ci goda a mostrarci tutto questo, qualcosa non va.
E quindi, sì, ho dei problemi con Mel Gibson, e vista anche la sua prova in Silence, ho capito di avere problemi anche con Andrew Garfield.
Ho problemi pure con i film di guerra che non cambiano la loro struttura di narrazione, e visto che La Battaglia di Hacksaw Ridge è un film di guerra di Mel Gibson con Andrew Garfield, che non mi sia piaciuto nemmeno un po', lo diamo per assodato.


Regia Mel Gibson
Sceneggiatura Andrew Knight, Robert Schenkkan
Musiche Rupert Gregson-Williams
Cast Andrew Garfield, Vince Vaughn, 
Sam Worthington, Teresa Palmer
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12 commenti:

  1. A me invece piacciono Gibson regista - soprattutto per L'uomo senza volto e Apocalypto - e Garfield, meno un genere che effettivamente ripropone sempre le stesse tappe e modalità. Però tra tante guerre e personalità troppo vicine nel tempo per essere raccontate (penso al cecchino di Eastwood, a proposito del quale mi avrebbero detto meglio e altrettanto le pagine di Wikipedia), questa mi è sembrata una delle poche che meritasse davvero la celebrazione e il pericolo agiografia. Un buonissimo intrattenimento, su una persona (poco nota, purtroppo) che dietro la sua Bibbia aveva la coerenza di non nascondersi. :)

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    1. Infatti Billy Lynn me lo risparmierò perchè se di eroi si deve parlare, meglio quelli segnati dal tempo e da una guerra più "storica"... Mel lo capisco poco, come regista e come persona, forse per questo fatico troppo con i suoi film e vince l'irritazione.

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  2. Secondo me ha tratti ha del buono e a tratti è, come dici tu, retorica e cliché. Per cui non mi ha convinta del tutto!
    :)

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    1. (scusa l'h di troppo)

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    2. L'unica cosa positiva che gli concedo è la storia che va a raccontare, la disobbedienza e il bene che riescono a farcela anche nella guerra. Per il resto, troppa retorica, troppi cliché.

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  3. Massimo rispetto per la vicenda (vera) del (vero) Desmond Doss, ma nessun rispetto per il macellaio Gibson, che invece non ha nessun rispetto nè il senso per la tragedia... film retorico e fascistoide, tecnicamente buono ma eticamente inaccettabile (per me).

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    1. Gli passo la noia e i cliché delle prime due parti, anche se con difficoltà, tutto quel sangue, quell'eccesso finale invece infastidisce. Ma come sempre, il patriottismo all'Academy piace...

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  4. Incredibile, mi sa che ho trovato qualcuno che odia Mel Gibson più di me. Grande Lisa! ;)

    Questo film mi spaventa parecchio, ma nei prossimi giorni vedrò di smettere di fare l'obiettore di coscienza e scendere in trincea. Anche se ho molto paura e dopo la tua opinione ancora di più...

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    1. Preparati, peggio di come dico io è difficile, perchè Mel in tutta questa retorica e in tutto questo sangue ci sguazza in modo altamente fastidioso, soprattutto per noi detrattori ;)

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  5. Non mi ispirava e dopo aver letto la tua recensione spero di poterlo evitare in tutta tranquillità sottoponendola a chi vuole portarmici. ;)
    In una recensione sul giornale locale di oggi ho oltretutto letto del messaggio comunque guerrafondaio che paradossalmente ne viene fuori (e che mi pare anche Kris Kelvin sopra abbia in parte evidenziato).

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    1. Diciamo che per essere un film su un obiettore di coscienza, il sangue abbonda, e la "giustificazione" di questo sangue o di questa guerra mancano, anzi, pur essendo obiettori si è spinti ad andarci.
      Mel non fa per me, e se non fa per te, difficile che questo film ti faccia cambiare idea.

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  6. Io l'ho trovato il miglior Gibson insieme a Braveheart: da uno come il pazzo Mel, mi sarei aspettato un film molto più retorico e pesante, specialmente avendo come protagonista un obiettore di coscienza.
    Una storia importante ed un buon prodotto.

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