Una settimana che avrà il suo culmine domani sera alle 21 con il post tutto dedicato alla Notte Horror dei blogger e che andrà a scavare in vecchi traumi.
Strano, quindi, pensare che un tempo quando ancora non avevo affinato i miei gusti, quando ancora ero appassionata e ossessionata da crimini e omicidi, di libri horror e thriller vivevo.
Jeffrey Deaver era il mio beniamino, complice anche una biblioteca casalinga dove pullulavano Patricia Cornwell e simili.
Il giallo, l’investigazione, la ricerca del colpevole, e il sangue, appassionavano più di soliloqui e pensieri sparsi, più di romanzi di formazione e saghe familiari.
Poi, il cuore ha iniziato a cedere, la paura a farla da padrone, e quel periodo sembra ora un lontanissimo ricordo.
Di libri horror, quindi, non ce ne sono nelle mie librerie, dove l’unico Stephen King ammesso al momento è Stagioni Diverse, così diverse da non essere nemmeno un po’ spaventose, ma bellissime; così belle, da far venire pure a una fifona come me, la voglia di leggerlo ancora il Re, di ritrovarmi davanti gli occhi quel suo stile che cattura fin dalla prima riga e non molla più.
Ci sono però, nella mie librerie, libri che mi hanno fatto sussultare.
Come i primi libri di Zafòn, di cui già ho parlato (QUI), han reso difficili alcune notti, con quelle ombre, quei fantasmi, quelle strane presenze che inseguivano i protagonisti, che davano loro la caccia, e con quella prosa che mostrava e nascondeva, che sì, paura ne ha fatta venire anche a me, nonostante il target di riferimento fosse adolescenziale.
O gli omicidi che si susseguono, i cadaveri che si ammontano e arrivano a dieci, come i Dieci Piccoli Indiani della sala principale, in un’Agatha Christie che ignoravo, e che costruisce una trama fitta fitta, un incastro di sospetti e probabili colpevoli, chiusi in una villa in un’isola isolata, uniti da un passato comune, e si finisce per sospettare di tutti, neanche fossimo sull’Orient Express.
Ci sono poi libri che fanno rabbrividire per il loro stile. Uno stile agghiacciante, che non lascia spazio ad emozioni.
Prendere American Psycho per capire, dove il sangue e il sesso abbondano, dove l’ormai ex enfant terrible di Bret Easton Ellis si prende tutto il tempo del mondo per descrivere abbigliamento, case e negozi dei suoi protagonisti. Il serial killer prende una piega cinematografica, la sua apatia, la sua precisione dexteriana, finiscono per appassionare.
O prendere A sangue freddo di Truman Capote, libro quasi introvabile al momento della mia curiosità, libro contestato per la sua analisi quasi morbosa, e per il rapporto altrettanto complicato che lo stesso Capote instaurò con uno degli assassini della famiglia Clutter. La cronaca dell’episodio, induce a riflessioni, quel freddo, che è sì del sangue, ma anche del gelo, si fanno ancora sentire, e restano una lettura segnante.
Infine, i brividi peggiori sono quelli che mostrano non tanto mostri o momenti di follia, non tanto il sangue o il sadismo (a proposito, il Marchese de Sade ha fatto il suo tempo, e le sue favole gotiche appaiono scialbe a occhi ormai abituati a ben di peggio), ma mostrano il male insito in noi, quel male che pure dei bambini hanno dentro. William Golding ce lo racconta, ne Il signore delle mosche ci racconta le disavventure di un gruppo di loro abbandonato e solo in un’isola deserta. I Simpson c’hanno fatto una parodia altrettanto profonda, tra bullismo, nuove religioni, leader che nascono e muoiono, sottoposti che sottostanno. E chi non ci sta, chi cerca di fare del bene, paga le conseguenze.
Altro sugli scaffali, al momento non c’è. Il giovine prova a tentarmi con la sua collezione di Stephen King, con emuli e simili, che magari pure io gli ho regalato.
Ma per adesso, i brividi bastano su grande e piccolo schermo, a domani per saperne di più.
anche la SuperMamma era una gran lettrice di gialli, quindi nella nostra biblioteca casalinga, essendo lei la maggior azionaria ed anche fruitrice, quelli pullulavano.
RispondiEliminaio non li disdegno, ma giusto uno ogni tanto, preferisco il drammone che fa un po' venire il latte alle ginocchia
Ora preferisco anch'io il drammome, e pure la biblioteca materna é cambiata, anche se gialli e thriller stanno ancora lì, a ricordare le prime letture.
EliminaAh, che pila delle meraviglie. Sai che ho letto solo King e Zafòn?
RispondiEliminaOvviamente, tutti in lista. Soprattutto A sangue freddo, di cui evito film e company da anni, solo perché voglio leggerlo a scatola chiusa...
Il film l'ho pure visto, nonostante il mio dogma "o il libro o il film", presa com'ero stata dalla lettura. Hoffman bravissimo ma non il Capote che mi ero immaginata. E come si dice: era meglio il romanzo ;)
EliminaStagioni diverse, American Psycho e A sangue freddo sono libri straordinari e ogni volta che li riapro ci ritrovo nuove sensazioni.
RispondiEliminaIo difficilmente riapro i libri, ma A sangue freddo l'ho consigliato e regalato spesso a lettori di gialli e thriller, aprendogli nuove strade ;)
EliminaE così viene fuori che eri un'appassionata di horror e thriller...
RispondiEliminaBeh, che dire? Non me l'aspettavo!
Poi che è successo? Qualche trauma particolarmente potente? :)
Comunque pure io un tempo ero più patito di questi generi e mi leggevo anch'io Patricia Cornwell. Di recente però queste storie mi sembrano un poo' tutte simili e quindi mi hanno stufato...
I libri da brividi, non appartenenti al genere giallo classico, come American Psycho, quelli però meritano sempre ;)
Traumi filmici (tra Scream, It e Candyman) e soprattutto gusti letterari che grazie ai prof. giusti al liceo ho affinato. Patricia Cronwell in realtà non l'ho mai letta, era l'eroina di mamma, io ero per Deaver ;)
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