Carrie Pilby sa tutto.
Sa che è inutile uscire di casa se le persone più interessanti sono sui libri, sa che trovare un lavoro non la appagherebbe, che l'amore non esiste, che il padre che le tira buca a Natale è uno stronzo.
Sa più del suo terapeuta, più della laurea a Harvard conseguita giusto l'anno scorso, a 18 anni.
E ora si crogiola, in un far nulla preoccupante, leggendo 17 libri a settimana.
Il padre, interviene come può, dall'odiata Londra, il terapeuta decide per un intervento d'urto: una lista, che lei da brava studentessa qual è dovrà completare: una lista da spuntare su cose semplici per molti, non per lei, Carrie, ma che possano aiutarla a rendersi felice.
Prendersi un animale, anche un pesce rosso, trovarsi un amico, uscire per un appuntamento, non passare sola la notte di Capodanno.
E così, Carrie si apre, poco a poco, conosce chi come lei problemi ha avuto o ha, e ricorda il perchè della sua chiusura, del suo cinismo verso il mondo esterno.
Carrie parla, tanto, Carrie sa, tanto.
È uno di quei personaggi difficili da dimenticare e inizialmente anche da apprezzare. Ma ha i suoi punti deboli, quelli che la rendono umana, quelli che ci fanno tifare per lei.
E poco importa se per le strade di New York, se negli annunci sul giornale, incontra solo geni incompresi come lei, con il QI alto e i dubbi di sempre.
Poco importa se incontra solo belli bellissimi, lei che non si capisce se bella lo è, o solo interessante.
Poco importa pure se ne esce un personaggio difficile da credere reale, perchè la magia di New York, la magia dell'amore e dei primi appuntamenti, delle prime sofferenze, fanno il resto.
Tratto da uno di quei chick lit che in America ha spopolato, uno di quei best sellers che sembra scritto apposta per sbarcare al cinema, Carrie Pilby può vantare un cast di giovani belli e bellissimi capitanati dalla strana Bel Powley, che dopo The Diary of a Teenage Girl vanta un'altra teenager complessa e da iniziare come Carrie, ma ci sono poi il William Moseley di The Royals, il Colin O'Donoghue di Once Upon a Time, il Jason Ritter di Another Period e pure Desmin Borges di You're the worst e Vanessa Bayer del SNL, macchiette e spalle simpatiche.
E forse tra appuntamenti, amicizie improvvise e problemi famigliari, Carrie Pilby mette troppo nel suo calderone e rischia di eccedere, di perdersi nelle sue storyline, nei suoi ostacoli da affrontare, ma ci si trova con il sorriso sulle labbra a seguire questo genio che tutto sa ma non come vivere, ci si trova soddisfatti e felici nel vederla sbagliare, scivolare, imparare a infine a fidarsi, a vivere, a innamorarsi.
Regia Susan Johnson
Sceneggiatura Kara Holden, Dean Craig
Musiche Michael Penn
Cast Bel Powley, Colin O'Donaghue,
Jason Ritter, William Moseley
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A parte il parlare tanto e il sapere tutto, potrei essere uguale alla protagonista. Altro film da vedere, grazie. Farò una settimana indie, dopo tanti filmacci. :)
RispondiEliminaMolto saccente, ma credo che Carrie ti conquisterà! Certo, che incontri solo bellocci intelligenti non sembra ammissibile, fortunata lei ;)
EliminaQuesta Carrie che sa tutto sembra l'esatto opposto di Jon Snow. Ciò gioca a suo favore. :)
RispondiEliminaL'attrice Bel Powley nel deludente The Diary of a Teenage Girl l'avevo trovata abbastanza insopportabile, chissà se con questo mi farà cambiare idea oppure si renderà ancora più odiosa?
Qui si fa abbastanza insopportabile di suo, ma ha anche quel piglio indie per cui potrebbe diventare tua idola, è tutto una scommessa ;)
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