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Era un po' che non si vedeva un film di genere come si deve.
Che ormai, la contaminazione è ovunque.
Ma un film di genere, di quelli che magari non ti cambiano la vita, magari non ti fanno sperticare in lodi esagerate né in critiche negative, era da un po' che non lo vedevo.
Poi è arrivato I'm your woman.
È arrivata Rachel Brosnahan che smessi i panni della casalinga e comica disperata anni '50, qui veste i panni di un'annoiata mogliettina anni '70 che brava casalinga non lo è e che si ritrova all'improvviso madre.
All'improvviso, perché quel marito a cui è meglio non fare domande, di cui è meglio non sapere gli affari, arriva a casa con un neonato, il loro nuovo figlio. Quello che non è mai arrivato, e la lascia lì: a imparare a prendersene cura.
La lascia ancora più stordita una notte che non rientra, una notte in cui il suo collaboratore la viene a svegliare e la carica su una macchina con Cal: deve scappare, deve nascondersi, non deve fare domande.
La fuga con i suoi nascondigli temporanei, con un bambino da dover cercare di sfamare e calmare, è la costante di questo film.
Chi invece cambia, sotto i nostri occhi, è Jean.
Che da mogliettina insoddisfatta si fa donna fragile, si fa madre che cerca aiuto arrivando a prendere coscienza di sé, di tutto quello che il marito faceva, del suo passato.
Fino a reagire.
E che genere è un film così, mi chiederete?
Un thriller?
Un road movie dove contano le tappe più che la strada?
Un exploitation più raffinato, dove gli abiti sfavillanti o morbidi catturano lo sguardo?
O è anche I'm your woman parte di un genere contaminato, che tocca il drammatico e il romantico, che puzza pure di mafiamovie?
La sensazione resta quella di vedere un film solido e riuscito, in cui i comprimari prendono via via spazio, in cui la soluzione (romantica e violenta che sia) non è scontata.
La Brosnahan dimostra di avere a disposizione una carica drammatica non indifferente, la sua Jean che inquadra la situazione in pochi sguardi fa quasi dimenticare la sua Mrs. Maisel.
Ci sono fughe, ci sono uccisioni, ci sono vicine che fanno paura e serate in discoteca anche troppo scoppiettanti, e poi c'è il momento che dà un senso al tutto.
C'è una canzone, cantata sottovoce e condivisa con imbarazzo, che rende tutto più magico.
Più umano.
Più femminile.
Voto: ☕☕☕/5
Piaciuto molto più del previsto.
RispondiEliminaRubandoti i buoni propositi e la promesse, quest'anno prometto di vedere i film di Cassavetes: so che anche questo gli deve tantissimo (e Kaufman, e Pieces of a Woman).
Potrei seguirti a ruota, pur essendo fuori dalla Promessa, poco ho ho visto, poco ricordo.
Eliminaproprio in questo momento, lo sto vedendo xD
RispondiEliminaUn film di genere. Anche se non si sa bene di quale genere sia. :)
RispondiEliminaSoprattutto, un buon film. E un'ottima Rachel Brosnahan, che un giorno credo vincerà l'Oscar. Magari non per questa pellicola, troppo piccola e di genere per l'Academy, ma un giorno sì.