15 maggio 2021

Rifkin's Festival

Andiamo al Cinema

Anno buono o anno accettabile?
La domanda è sempre quella anche se ora si può aggiungerne un'altra: uscirà, un nuovo film di Woody Allen, o no?
Riuscirà a trovare produttori disposti a produrlo, attori disposti a lavorare con lui?
Le storie di certo non gli mancano, si sa.
E qui va già in economia. Accantonando nomi blasonati, con il fido Wallace Shawn presente, e la star francese Louis Garrell come unico degno di nota.
Ma, a conti fatti, meglio così.


Perché Rifkin's Festival appartiene al lotto dei film buoni, non dei migliori, di quelli meravigliosi come possono essere Midnight in Paris o Match Point (gli ultimi capolavori? Per me sì), ma sembra ispirato come pochi altri.
Nel suo essere un omaggio ai grandi Maestri del cinema, soprattutto, ai grandi Maestri di Woody per la precisione, che l'amore, l'ammirazione per Bergman, Fellini e Godard non li ha mai nascosti.
L'ambientazione naturale (scelta anche perché comoda meta di vacanze per la famiglia Allen) è San Sebastiàn, luogo di un Festival di nicchia ma non troppo, dove approda la coppia in crisi Sue-Mort Rifkin. 
Lei addetta alle pubbliche relazioni e ancora vitale, lui burbero professore in pensione che cerca da anni di scrivere IL romanzo americano, un nuovo capolavoro. Che se non puoi essere all'altezza di Dostoevskij, perché scrivi?
Una coppia messa in crisi anche dalla presenza del bel regista Philippe, impegnato ma commerciale, capace di vendersi e di fare il piacione, di ammaliare Sue.
E Mort?
Come una perfetta copia di Woody, sogna di vivere a Parigi, di ammaliare belle dottoresse, ed è ipocondriaco il giusto. Convinto di avere letteralmente problemi di cuore, si invaghisce della cardiologa che lo prende in cura, ficcanasando nel suo matrimonio aperto (e altrettanto in crisi).


Lo zampino alleniano sta però nei sogni, nelle fantasie, che Rifkin ha.
Sogni e fantasie che omaggiano i Maestri che entrambi venerano, e così Woody e il fido Storaro alla fotografia possono giocare ricreando Il settimo sigillo (con la partecipazione di un perfetto Christoph Waltz), 8 e mezzo, Il posto delle fragole e Fino all'ultimo respiro… in rifacimenti che traboccano di ironia e bellezza.
Shawn pur con quell'aria di attore viscido, è il nuovo feticcio ideale per Allen, che resta dietro la machina da presa a ricreare i suoi film preferiti e a rendere una meta da sogno la piccola San Sebastiàn.
Come sempre, la trama circolare e piuttosto lineare (l'espediente tanto semplice quanto banale, che resta pure irrisolto della seduta di terapia fa calare il peso del racconto) si risolve con un nulla di fatto, ma conta poco nello schema generale che prevede battute, frecciatine, freddure al mondo del cinema e dei giornalisti che fanno sorridere e ridere pure sotto la mascherina confermando lo spirito che non invecchia di un regista che non dimostra i suoi 85 anni.



Il prossimo -sempre se glielo lasceranno fare- sarà il 50° film, potrebbe essere l'ultimo?
Messe da parte polemiche di ogni sorta, finché lo spirito resta così vitale, si spera di no.

Voto: ☕☕/5

14 commenti:

  1. Questo lo vedo... ma definire Match point un capolavoro è un'offesa a Manhattan, Radio Days e Zelig.. ahah

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    1. Io parlavo degli ultimi tempi, in cui solo Match Point e Midnight in Paris si stagliano sugli altri. I primi lavori restano irraggiungibili ;)

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  2. Visti solo alcuni spezzoni da Fazio, mi ha dato l'impressione di essere doppiato malissimo. È così?

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    1. Per fortuna il mio cinema ha fatto due serate in v.o., mi ero beccata il trailer alla riapertura e avevo già deciso che doppiato mai: inascoltabile!

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  3. Un Allen buono, anche se non buonissimo. Ma non ditelo agli americani. XD

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    1. Un Allen ispirato come non si vedeva da un po', ma agli americani mica lo dico.

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  4. Lo vedo stasera, finalmente!

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    1. Ha tutte le carte in regola per piacere anche a te!

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  5. Questo gioco alla citazione cinefila sembra carino, però bisogna dire che ormai non mi avvicino più ad una nuova uscita di Allen con l'entusiasmo che mi pervadeva fino a qualche anno fa.

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    1. Nemmeno io, soprattutto in questa che visto il cast sembrava di serie B. Invece, nella sua semplicità, nei suoi giochi di omaggi, è stata una piacevole sorpresa.

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  6. Visto ieri (cinema Nosadella). Poi ci siamo ritrovati, tra una crescentina e una tigella, a discutere e a spaccare il capello in 4.
    Domani scriverò una recensione come si deve. Per il momento sentenzio quanto segue:
    -NON è il miglior film in circolazione, essendo NOMADLAND il n°1
    -NON è il miglior film alleniano del decennio 2011-2021 (se ci tenete a conoscere la mia personalissima classifica vi anticipo che il n°1 è CAFE' SOCIETY)
    -ma comunque RF merita il prezzo del biglietto, se non altro per la fotografia di Storaro

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    1. Non posso che essere d'accordo, Café Society a parte che non mi ha lasciato un gran ricordo.
      Dell'ultimo decennio, Midnight in Paris non mi è mai uscito dal cuore: sembrava scritto per me.

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  7. Viene proprio da chiedersi quanto si è divertito a girarlo, Woody, un film così.
    Il dubbio che ho sempre è che li faccia più per lui che per noi, ma finché allieta così le serate, ben venga.

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