Andiamo al Cinema su PrimeVideo
Probabilmente anche il mio algoritmo di PrimeVideo si è chiesto cosa stavo facendo?
Davvero mi apprestavo a vedere un film filippino del 2013?
Un poliziesco, con molta azione per giunta?
Sì.
E la risposta alla più ovvia delle domande (perché?) arriva da Venezia, dove in Concorso sarà presentato il seguito: On the Job - The Missing 8.
208 minuti di film filippino non saranno facili, già lo so, almeno arrivarci preparati!
Eccomi qui, caro algoritmo, tu che ti eri abituato alle ultime novità tra il teen e il romantico, ai recuperi vintage tra Buffy e Seinfeld, a dare spazio ad un film filippino che non è solo un poliziesco, è anche un tuttoazione.
Ma è soprattutto un film che denuncia e parla di denunce, contro una corruzione imperante, contro omicidi ordinati e che sono la norma.
A compierli, due che sono già in carcere: scagnozzi al soldo di una parte della polizia corrotta e di politici che fanno così fuori rivali e probabili spie. Chi davvero indaga, come può sospettare di chi in carcere c'è già?
La storia si divide così in due parti opposte: chi i colpevoli li cerca, andando contro alla famiglia e al buon senso nel mettersi alle calcagna dei potenti, e chi quegli omicidi li compie. Tatang e Daniel, due pedine piccole, che hanno i loro interessi e i loro tornaconti, che come un padre e un figlio, un maestro e un discepolo, passano da una vittima all'altra, fino all'inevitabile intoppo che porta l'ispettore Acosta e il Detective Coronel vicini alla verità.
Se le scene d'azione ci sono e sono più sanguinarie del previsto, se i limiti di uno sguardo diverso, di un cinema con meno mezzi si notano, la storia prende.
Anche perché ispirata a fatti reali.
Merito di personaggi ben delineati, di caratteri facili da inquadrare, di un ritmo piuttosto serrato che non prevede tempo per distrarsi.
Politico nel suo essere di genere, On the Job non fa sconti al suo paese d'origine, inquadrandone la povertà, la bruttezza, la tristezza.
Presentato a Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e in attesa di un suo remake americano ad opera di Baltasar Kormákur, chissà cosa mi riserveranno i 208 minuti del suo seguito.
Prevedo altro sangue, altra vendetta.
E ora, non ne ho più troppa paura.
Voto: ☕☕½/5
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