Andiamo al Cinema
Dici Cyrano, dici naso.
Dici Gerard Depardieu, anche.
Oggi, dici Cyrano e dici Peter Dinklage, con la scelta di rendere la caratteristica fisica che imbarazza Cyrano, che lo rende privo di sicurezze nell'esporre il suo amore a Roxanne, l'altezza.
Sono i tempi che cambiano.
Sono gli adattamenti, quelli seri.
Così ci ritroviamo in una nuova versione, più seria, più musical, e allo stesso tempo, fiabesca.
Girata in una Sicilia da favola, fra palazzi e scalinate e porti che fanno perdere la testa, con abiti splendidi e canzoni scritte da membri dei the National a fare da contrappunto.
E allora, com'è che di questo Cyrano poco si sente parlare?
Com'è che non è salutato come il capolavoro che ci si aspetterebbe, nelle mani di un Joe Wright che con gli adattamenti teatrali, letterari, è abituato a regalare meraviglie?
Perché la magia, anche quando c'è, non convince appieno.
Sembra mancare di mordente, di chimica e di profondità, questo Cyrano.
Sembra che gli ingredienti che lo compongono, tutti perfetti, nella loro perfezione restino freddi.
Quasi gelidi.
E che peccato!
Che peccato vista la bellezza di Haley Bennett, vista la bravura di un Peter Dinklage che qui, con la sua voce che poco si amalgama, poco sembra adatta, non convince.
Che peccato per quelle canzoni che indovinano temi, parole, per poi dilungarsi in ripetizioni, in strascichi che ne fanno perdere di efficacia.
Che peccato, per la regia sontuosa di Joe Wright, che annaspa in una storia in cui tutto succede in fretta, che sia un amore a prima vista, una guerra, una battaglia, una morte o semplicemente un matrimonio.
Si corre veloci, in una trama che nonostante Gerard Depardieu, nonostante quel naso, non conoscevo.
Questo Cyrano è poi un film formato famiglia, con Peter Dinklage a riprendere il ruolo tenuto sul palco dall'adattamento della moglie Erica Schmidt, e con Haley Bennett a mantenere lo stesso ruolo affidandosi ora al marito, Joe Wright.
Ma l'alchimia, fra i due protagonisti, si vede solo in alcuni scambi e non nella voce. Troppo poco, quindi.
E manca, invece, quella con gli altri personaggi. Kelvin Harrison Jr./Christian, in particolare.
A lasciare freddi, in questo amore tormentato, in questo amore specchio, in questo amore letterario.
I richiami moderni dati da musiche più moderne, non aiutano a mettere a fuoco un film che aveva le carte in regola, quelle del musical, dell'adattamento classico, per stregare.
Invece, tristemente, nonostante la sontuosità tecnica, finisce solo per annoiare.
Voto: ☕☕½/5
Pensa che io invece mi sono lasciata ammaliare dall'inizio alla fine, e durante i duetti tra Dinklage e la Bennet mi sono sciolta. I nani mi conquistano più delle pizze alla liquirizia, è evidente XD
RispondiEliminaHo avuto tutto il tempo problemi con la sua voce.
EliminaPoi c'ha pensato la storia ad annoiarmi.
Peccato, perché visivamente fa venire i brividi.
Lo vedrò senza fretta, ma a questo punto con aspettative ridimensionate. Se n'è parlato pochissimo effettivamente...
RispondiEliminaSchiacciato dagli Oscar, non ha potuto brillare. O forse, nel suo essere così "vecchio" non ha scomodato troppo i giornalisti.
EliminaPrevedo, però, ti innamorerai più di me, tra la protagonista e la fotografia.
Già mi ispirava poco, se pure dici che è noioso... comincio ad avere il terrore. :)
RispondiEliminaEd è pure un musical, quindi la tua criptonite.
EliminaAnche se per Haley Bennet potresti concederti lo stesso.