19 marzo 2022

Doc da Oscar: Attica - Ascension - Summer of Soul - Writing with Fire + Ennio

Dopo Flee, gli altri 4 titoli presenti nella categoria dei Migliori Documentari agli Oscar imminenti.
E un documentario che, forse, potrebbe esserci l'anno prossimo.

Attica 

1971, prigione di Attica, New York.
Una protesta inizia a dilagare fra i carcerati, stanchi dei continui soprusi, delle violenze subite, delle discriminazioni e delle condizioni inumane in cui sono detenuti.
La protesta, che sfocia anche nel sangue, si ingrandisce fino ad occupare la prigione, tenendo come ostaggi le guardie e mettendo sotto scacco un'intera cittadina che attorno a quella prigione vive e si mantiene.


Siamo nei rivoltosi anni '70, quelli dell'orgoglio nero, delle Black Panther, dei movimenti civili che alzano la testa e alzano soprattutto il tappeto sotto cui per anni si è messa la polvere.
Chiedono condizioni migliori, questi prigionieri che presto si organizzano trovando i loro portavoce.
Chiedono più umanità.
Lo chiedono, però, alle persone sbagliate, nel momento sbagliato, con Nixon alla Casa Bianca, Rockefeller a capo dello Stato di New York.
E nonostante gli occhi del mondo, delle telecamere, siano puntate tutte lì, su Attica, lo spargimento di sangue sarà disumano.
Un documentario che fa male, nel parlare di una sanguinosa pagina di storia americana che parla anche all'oggi, ricostruita però senza troppi guizzi.
Documentario classico e didascalico, con le testimonianze di chi c'era, di chi è sopravvissuto, di chi ha perso qualcuno.
Quota necessaria, però, nelle nomination.

Voto: ☕☕½/5


Summer of Soul 

1969, Harlem.
Mentre a Woodstock Jimmy Hendrix faceva impazzire la folla, mentre l'uomo faceva i primi passi sulla Luna, a New York un evento attirava centinaia di persone.
Nere, perlopiù.
Di ogni generazione.
Un evento capace di unirli e di dimostrare la loro unione.


Un evento che pur registrato e ripreso per la TV, non era più stato visto.
Fino a quest'anno, in cui Ahmir "Questlove" Thompson ha montato le quasi 40 ore di girato rimaste chiuse per 50 anni in un archivio.
Un evento nell'evento, quindi, nel vedere su quel palco artisti del calibro di Stevie Wonder, Mahalia Jackson, Nina Simone, e nel sentire chi c'era, raccontare della magia nell'aria.
Ora, per una che si è persa volentieri nelle 8 ore in sala prove con i BeatlesSummer of Soul poteva essere il nuovo capolavoro.
Peccato un piccolo particolare: non sopporto il soul.
Mi crea istintivamente dei forti mal di testa.
E quindi, no, non sono il target di riferimento per questo documentario.

Voto: ☕☕½/5

Writing with Fire

Dopo Collective, un'altra storia di buon giornalismo che andava raccontata.
È quella del Khabar Lahariya, settimanale e canale youtube d'inchiesta guidato da sole donne della casta Dalit, quella inferiore nella società indiana.
Queste donne, però, non si fermano davanti a niente, né minacce né soprusi, e raccontano di stupri, corruzione della polizia, mafia delle miniere e portano soprattutto cambiamenti concreti.


Con il successo del loro canale che ha portato tutte loro a doversi approcciare in modo tecnologico alle notizie, il governo locale è stato obbligato ad intervenire nelle piccole e nelle grandi faccende di villaggi in rovina.
Non sempre, però, è facile, soprattutto se le elezioni del Paese continuano a rimarcare la differenza tra caste.
Con il numero di giornalisti uccisi che continua a salire, l'India è uno Stato in cui la libertà di stampa è in pericolo, e vedere l'integrità di queste donne che sfidano la società, le famiglie, per raccontare la verità è encomiabile.
Il documentario le segue a lavoro testimoniando la crescita personale di alcune di loro, entrando anche nel privato, ma con tatto.
L'esempio che il buon giornalismo d'inchiesta esiste, premia e va premiato.

Voto: ☕☕/5

Ascension

Si parte dallo scalino più basso della società, quei lavoratori in catene di montaggio che per pochi spicci costruiscono pezzi di tecnologia che centuplicano di prezzo, arruolati e privati di libertà.
Si arriva ai nuovi ricchi, a chi studia all'estero e vuole portare il bon ton europeo in Cina.
Nel mezzo, tutti gli scalini possibili dei lavoratori e dei lavori.


Nel mostrare una società operosa e laboriosa, affollata soprattutto, anche nei momenti che dovrebbero essere di svago, ci si perde.
Ma non volentieri.
Senza una voce guida, senza soluzione di sorta, si osserva questa ascensione, testimoniando in modo più annoiato del previsto come si realizza una bambola gonfiabile o si diventa influencer.
Tutto quello che non sopporto nei documentari d'artista.
Un grosso mah.

Voto: ☕/5

Ennio

La musica di Ennio è invece nelle mie corde.
E le quasi tre ore in sua compagnia non hanno pesato nemmeno un po'.
Anzi, sono riuscite a commuovermi, emozionarmi, farmi sorridere e farmi rodere solo un pochino, per non avere la conoscenza musicale adeguata per capire del tutto il genio del signor Morricone.
Ma anche se il pentagramma è una chimera, la sua musica parla a tutti.
Giuseppe Tornatore, a cui Morricone ha musicato quella perla di Nuovo Cinema Paradiso, intervista il Maestro che si lascia andare ad aneddoti e giudizi, ce lo mostra nelle sue stanze e al lavoro, e chiama chiunque a dare il suo contributo trovando una folta schiera di registi, attori, cantanti e compositori, ad elogiare la bravura di un ragazzetto partito trombettista e arrivato agli Oscar.


Il percorso, lungo e tormentato, con la musica da camera a contrapporsi a quella per il cinema, con le richieste che si ripetono, i registi che si intromettono, l'Academy che non lo premia e infine l'equilibrio ritrovato, è di quelli che emoziona ogni patito di cinema.
Ritrovandosi a fischiettare i suoi motivi western, rivivere il pathos di Mission, con un ritardo imbarazzante scoprire le sue composizioni per le canzonette italiane anni '60, e infine gioire assieme a Tarantino per il riconoscimento ricevuto.
Tutto questo è Ennio, una visione che esalta e che dà la pelle d'oca, che è un ripasso di storia del cinema, della composizione, del genio.
Quello all'opera, quello silenzioso e fuggente.
Com'era Ennio.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Summer of Soul ed Ennio penso che me li guarderò.
    Gli altri mi sa che me li risparmio...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gusto musicale impeccabile, gli altri posso capire anche se la realtà indiana fa bene anche al giornalismo occidentale.

      Elimina