Andiamo al Cinema
Ricetta per un film da Oscar:
- 2 attori bravissimi, che per di più facevano coppia un tempo e che sono chiamati a rifarlo per il film
- 1 cura dei dettagli in una ricostruzione storica bucolica
- q.b. di ambienti sognanti, ma anche abiti sognanti,
- 1 amore che sembra impossibile, non convenzionale, che va oltre i contratti e che si basa su un gusto comune per le cose, per la cucina
... e non dimenticate la lentezza, quella delle ricette cotte a fuoco lento, che devono avvolgere tutti i sensi, che devono far godere e soffrire, a cui non serve la zampata di un colpo di scena ma solo un risveglio, lento, un finale azzeccato
Purtroppo, però, la ricetta non ha funzionato.
Non a dovere.
Si è parlato -e ammetto di aver parlato anch'io- de Il gusto delle cose più per la scelta sbagliata della Francia nel proporlo come film candidato all'Oscar come Miglior film internazionale, con gli americani a correggerli e premiare con nomination a pioggia ma soprattutto per la sceneggiatura, Anatomia di una caduta di Justine Triet.
Ne ha sofferto così un film dal respiro diverso, fuori dal tempo, per quello che racconta e per come lo racconta.
C'è della poesia orientale ne Il gusto delle cose, e non a caso il regista è il vietnamese naturalizzato francese Trần Anh Hùng, ma c'è anche un occhio di riguardo per una cucina francese che noi italiani spesso bistrattiamo.
Salse, cacciagione, perfino le torte hanno un'attenzione e una preparazione che richiede un'intera giornata di lavoro, ed è così che Eugénie si esprime.
Primo chef del gastronomo Dodin Bouffant, accontenta in ogni modo il suo palato.
Vive nella sua tenuta, abita la sua cucina, cura i suoi orti, e lo aspetta, la notte.
Sono i menu che lui decide che vediamo preparare da una cuoca che non si fa fermare dalle fragilità di una salute cagionevole, quello iniziale, per conoscerli, fatto di gesti, attenzioni e degustazioni, quello per stupire un principe e infine quello in cui è lui a cucinare, lei a mangiare, in un gioco di seduzione che prevede il meglio nel dessert.
È un film fatto di attenzioni, di particolari, di sensi che si risvegliano e di una cucina distante dalla nostra e per questo così seducente.
Sono gli elementi a spiccare: il lino dei grembiuli e delle gonne che si fonde con il legno dei taglieri e delle tavole, il rame delle pentole con i fuochi che cuociono, le verdure, le prelibatezze che arredano una cucina viva, che si può sentire, dove tutto è diretto dall'occhio del cuoco stellato Pierre Gagnaire ma la presa dei suoni fa la differenza in sfrigolii, ribollii, mescolanze.
Ma è anche un film in cui le poche parole contano, così come contano gli sguardi.
Si parla attraverso il cibo e attraverso il cibo si cerca di andare avanti, di trovare un degno sostituto di chi non era previsto essere sostituito. Non così in fretta, almeno.
Juliette Binoche incarna una cuoca e una donna materna e seducente, saggia e pratica, mentre l'uomo Benoît Magimel ha la pazienza e la cura dalla sua, i modi aristocratici ma allo stesso tempo semplici mentre prende sotto la sua ala una giovanissima allieva che mostra la giusta attenzione ai particolari.
Erede o incarnazione, figlia mai avuta, testimone di questi menu e di questi scambi.
Più che cercare la ricetta perfetta, qui si cerca l'equilibrio nello stilare un menu semplice ma spavaldo, e Trần Anh Hùng ci riesce.
Forse arrivato solo troppo tardi, quando i programmi TV ma anche i film sulla cucina hanno obnubilato i nostri sensi, Il gusto delle cose ci porta a una riscoperta sofisticata, sì, ma piena di sapore.
Dove nonostante la ricchezza dei piatti cucinati, si va per sottrazione.
In quella cucina, fra quei fornelli, ma anche fra giardini, orti e sale da pranzo, viene voglia di trasferirsi, di saperne di più, di osservare ancora maestri all'opera, finendo per essere sazi e malinconici come nella miglior cena possibile.
Voto: ☕☕☕½/5
Difficile guardare questo film in un altro modo se non come "quello che i francesi hanno nominato agli Oscar per sbaglio al posto di Anatomia di una caduta".
RispondiEliminaA parte ciò, non mi sembra proprio un piatto per il mio palato, ma sarò felice di farmi smentire :)
Ho paura tu possa trovarlo indigesto, troppo lento e troppo insipido. Ci vuole il suo tempo, ma almeno ci si rifà gli occhi. Quanto ai menù, non sono certo per palati comuni, solo il dolce mangerei.
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