5 giugno 2024

Il Gusto delle Cose

Andiamo al Cinema

Ricetta per un film da Oscar:
- 2 attori bravissimi, che per di più facevano coppia un tempo e che sono chiamati a rifarlo per il film
- 1 cura dei dettagli in una ricostruzione storica bucolica
- q.b. di ambienti sognanti, ma anche abiti sognanti, 
- 1 amore che sembra impossibile, non convenzionale, che va oltre i contratti e che si basa su un gusto comune per le cose, per la cucina
... e non dimenticate la lentezza, quella delle ricette cotte a fuoco lento, che devono avvolgere tutti i sensi, che devono far godere e soffrire, a cui non serve la zampata di un colpo di scena ma solo un risveglio, lento, un finale azzeccato

Purtroppo, però, la ricetta non ha funzionato.
Non a dovere.
Si è parlato -e ammetto di aver parlato anch'io- de Il gusto delle cose più per la scelta sbagliata della Francia nel proporlo come film candidato all'Oscar come Miglior film internazionale, con gli americani a correggerli e premiare con nomination a pioggia ma soprattutto per la sceneggiatura, Anatomia di una caduta di Justine Triet.
Ne ha sofferto così un film dal respiro diverso, fuori dal tempo, per quello che racconta e per come lo racconta.


C'è della poesia orientale ne Il gusto delle cose, e non a caso il regista è il vietnamese naturalizzato francese Trần Anh Hùng, ma c'è anche un occhio di riguardo per una cucina francese che noi italiani spesso bistrattiamo.
Salse, cacciagione, perfino le torte hanno un'attenzione e una preparazione che richiede un'intera giornata di lavoro, ed è così che Eugénie si esprime.
Primo chef del gastronomo Dodin Bouffant, accontenta in ogni modo il suo palato.
Vive nella sua tenuta, abita la sua cucina, cura i suoi orti, e lo aspetta, la notte.
Sono i menu che lui decide che vediamo preparare da una cuoca che non si fa fermare dalle fragilità di una salute cagionevole, quello iniziale, per conoscerli, fatto di gesti, attenzioni e degustazioni, quello per stupire un principe e infine quello in cui è lui a cucinare, lei a mangiare, in un gioco di seduzione che prevede il meglio nel dessert.


È un film fatto di attenzioni, di particolari, di sensi che si risvegliano e di una cucina distante dalla nostra e per questo così seducente.
Sono gli elementi a spiccare: il lino dei grembiuli e delle gonne che si fonde con il legno dei taglieri e delle tavole, il rame delle pentole con i fuochi che cuociono, le verdure, le prelibatezze che arredano una cucina viva, che si può sentire, dove tutto è diretto dall'occhio del cuoco stellato Pierre Gagnaire ma la presa dei suoni fa la differenza in sfrigolii, ribollii, mescolanze.
Ma è anche un film in cui le poche parole contano, così come contano gli sguardi. 
Si parla attraverso il cibo e attraverso il cibo si cerca di andare avanti, di trovare un degno sostituto di chi non era previsto essere sostituito. Non così in fretta, almeno.
Juliette Binoche incarna una cuoca e una donna materna e seducente, saggia e pratica, mentre l'uomo Benoît Magimel ha la pazienza e la cura dalla sua, i modi aristocratici ma allo stesso tempo semplici mentre prende sotto la sua ala una giovanissima allieva che mostra la giusta attenzione ai particolari.
Erede o incarnazione, figlia mai avuta, testimone di questi menu e di questi scambi.


Più che cercare la ricetta perfetta, qui si cerca l'equilibrio nello stilare un menu semplice ma spavaldo, e Trần Anh Hùng ci riesce. 
Forse arrivato solo troppo tardi, quando i programmi TV ma anche i film sulla cucina hanno obnubilato i nostri sensi, Il gusto delle cose ci porta a una riscoperta sofisticata, sì, ma piena di sapore.
Dove nonostante la ricchezza dei piatti cucinati, si va per sottrazione.
In quella cucina, fra quei fornelli, ma anche fra giardini, orti e sale da pranzo, viene voglia di trasferirsi, di saperne di più, di osservare ancora maestri all'opera, finendo per essere sazi e malinconici come nella miglior cena possibile.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Difficile guardare questo film in un altro modo se non come "quello che i francesi hanno nominato agli Oscar per sbaglio al posto di Anatomia di una caduta".
    A parte ciò, non mi sembra proprio un piatto per il mio palato, ma sarò felice di farmi smentire :)

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    1. Ho paura tu possa trovarlo indigesto, troppo lento e troppo insipido. Ci vuole il suo tempo, ma almeno ci si rifà gli occhi. Quanto ai menù, non sono certo per palati comuni, solo il dolce mangerei.

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