26 giugno 2024

Inside Out 2

Andiamo al Cinema

La gioia di ritrovare Riley, le sue emozioni, la Pixar in un seguito naturale visto come ci si lasciava a un passo dalla pubertà con tutti i suoi sconvolgimenti.

La paura, di avere un seguito non all'altezza di un film che ancora mi ha fatto versare litri di lacrime.
La paura che prevalgano la rabbia e il disgusto verso un'operazione nostalgia, di una creatività ormai limitata a sequel, prequel e remake..

L'ansia, come nuova emozione, di venire delusi da una storia che su carta sembrava già forte, forte anche di una campagna pubblicitaria che in tempi pieni d'ansia come oggi fa di questa nuova emozione, elettrica e arancione, il suo punto di forza.

L'invidia, quella sana, verso registi e sceneggiatori che si sono presi il loro tempo, usato per approfondire in modo accurato l'adolescenza e tutte le sue turbe, i suoi sconvolgimenti fatti di scossoni e burroni improvvisi, cambi di personalità e umore, in una costruzione di sé difficile da gestire quando gli amici contano più della famiglia, la stupidità infantile ancora c'è e si deve trovare un proprio equilibrio.


Siamo in anni che mai come ora hanno a cuore la salute mentale, con psicologi che sbarcano sui social e ce la vendono una ADV alla volta.
La Pixar lo sa ma non ne abusa, in un film che parla più agli adulti che agli adolescenti, con i bambini chiamati a sbalordirsi di fronte a colori, avventure e nuovi personaggi dalle personalità marcate.
Oltre Ansia, abbiamo Timidezza, che è un ragazzone dal naso grosso tutto avvolto dalla sua felpa.
Abbiamo Ennui, sarcastica e annoiata.
Abbiamo Invidia, verde ma meno negativa del previsto.
E abbiamo anche Nostalgia, ma no, ehi, per lei è ancora troppo presto, aspettiamo i 30 anni!
Poche emozioni ben scelte, rispetto alle 27 ipotizzate inizialmente.
Ma c'è ancora Riley, che è cresciuta in fretta, tutta in una volta, con quella ribellione, quel senso di inadeguatezza, quella frustrazione a cui nemmeno il genitore più preparato è in realtà pronto.


L'adolescenza, sì, e cosa c'è di più adolescenziale e quindi distruttivo del passaggio dalle medie al liceo, con la prospettiva di perdere le amiche del cuore e un campo intensivo di hockey in cui dover far vedere le proprie abilità e costruirsi un futuro?
Magari con amiche nuove, più grandi, a cui adattarsi.
Evitato il cliché del campo estivo fatto di nuotate al lago e primi amori, la Pixar punta sullo sport, con l'hockey che era già un fondamento del carattere di Riley che si fa metafora: ammonizioni e time-out per ripensare e ripensare alle proprie scelte, impegno solitario ma anche l'importanza della gioia del gioco di squadra.


La regia di Kelsey Mann, al suo esordio, si fa creativa nell'approccio, abbraccia la nuova moda dell'animazione mista inserendo 2D e videogame nello sketch più divertente del film dentro ad un caveau segreto.
La trama non è troppo diversa dal primo film, con tutte le emozioni base questa volta smarrite nella mente di Riley, Gioia a dover fare i conti con l'essere un leader spesso despota, spesso confuso, lasciando a tristezza il compito di gestire la base di controllo in preda all'ansia. In preda a Ansia, scusate.
L'inventiva non manca in ogni piccolo dettaglio interiore, tra flussi di coscienza, operai laboriosi, emozioni represse e Monti Crushmore.


Si ride, quindi, e si scopre di più di sé.
Anche se non dovrebbe più stupire, l'animazione è quella ottima, quella che sembra tattile da quanto Gioia è luminosa, da quanto rabbia è infuocato e Tristezza è blu.
Non stupisce ma ci si stupisce ancora, con l'adolescenza fatta anche di brufoli, sudore e pelle unta.
Così come non stupisce una colonna sonora che fa del tema portante di Michel Giacchino il suo leitmotiv che a distanza di quasi 20 anni sa emozionare ancora.
Con un finale meno scontato ma anche più veloce, le lacrime questa volta non sono intrise di malinconia, ma di gioia nel vedere un racconto per e sugli adolescenti così ricco e accurato, così bello.
Non saranno copiose come quelle di 10 anni fa, che l'infanzia era un terreno molto più fertile per noi trentenni nostalgici, ma sono lacrime fiere, di fronte a lavoro così magico nel rendere il complesso, semplice e colorato.

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Meno commovente e d'impatto, ma alcune sequenze sono concentrati di angoscia. Eravamo davvero così da adolescenti? Mi sa di sì, anche se Ansia è ancora stabile al comando!

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    1. Al mio ci vedo più Tristezza e Paura, che questa Ansia è diversa dall'ansia che mi addosso di solito :) L'adolescenza è una brutta bestia, e anche se ho pianto meno che nel rewatch del primo capitolo, questo seguito ha saputo giocare bene le sue carte.

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  2. Alla fine mi è piaciuto e ho trovato molti momenti davvero riusciti, ma... non so... hai presente quando senti una barzelletta già sentita, ti fa ridere comunque, ma non puoi fare ameno di pensare di averla già sentita?
    Ecco, uguale.

    Commento già fatto altrove, sì, ma è l'unico che mi viene... ^^'

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    1. La paura più grande era provare un'emozione simile, per fortuna anche se mi aspettavo più lacrime mi ha coinvolto e presa quasi come il primo. Sarà che mi ero organizzata bene in una doppia visione in meno di 24 ore e il tutto è sembrato un seguito naturale più che una brutta copia.

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  3. Perde in originalità, ma il finale in crescendo fa il suo, Imbarazzo poi è il migliore ;-) Cheers

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    1. Per fortuna sono riusciti ad essere originali nel raccontare l'adolescenza, una metafora sportiva senza ombra di giudizi estetici o primi amori non era scontata. Lo rivedrò, già lo so, per godermi meglio quel crescendo soprattutto.

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