19 giugno 2024

Blue Eye Samurai

Mondo Serial

Facciamo un salto in avanti.
E di qualità.
Rispetto a Shōgun qui siamo in piena epoca Edo, nel Giappone dei samurai e delle città proibite.
Ma nemmeno il Giappone è immune al razzismo, e se sei nato con gli occhi blu, da un padre bianco, lì che di bianchi ne circolano davvero pochi, la vita non è facile.
Non lo è se sei figlio anche di una donna che si prostituisce, costretta a nascondersi assieme al frutto del suo peccato che non può che crescere meditando vendetta verso quel padre inesistente, quel predatore che continua a depredare un Paese.
Una vendetta che va servita fredda, che va preparata a suon di allenamenti e di spade da affilare, trovando nel maestro Eiji un padre putativo e una casa, lui che senza occhi non giudica ma crea le spade migliori di tutto il Giappone.


È una storia di vendetta, di riscatto, che ha in Mizu un eroe silenzioso e letale il protagonista perfetto.
Con i suoi segreti, il passato doloroso da scoprire pian piano e un presente fatto di sfide da accettare e superare, con un aiutante senza mani ma non per questo meno efficace, sia in cucina che nel difenderlo che, ovviamente per il pubblico, diventa la spalla comica a smorzare l'atmosfera arricchita da un amore impossibile tra nemici giurati pronti allo scontro, visto che di mezzo ci finisce una nobile in attesa di matrimonio.
Ma quel che si respira è la tensione, che grazie a un'animazione che diventa dipinto in movimento ma anche videogioco attivo, sbalordisce.
Chi lo avrebbe mai detto che tra due serie TV sul Giappone storico avrei preferito quella su Netflix rispetto a quella su Disney+?
Io no di certo, ma la grande N rossa sa investire ancora saggiamente, soprattutto nell'animazione.
Resta un esempio lampante Titane, di cui a ottobre arriverà la seconda stagione.
Blue Eye Samurai è la conferma.
Pubblicizzata meno, meno da algoritmo, va scovata.


Forte anche di attori giappo-americani come Maya Erskine, Darren Barnet e Masi Oka a prestare le loro voci, il risultato è un'epopea che episodio dopo episodio cattura in tutta la sua magnificenza.
Come in un romanzo a puntate, si avanza e si scopre tassello dopo tassello e proprio quando si pensava di aver capito tutto di Mizu, di una casa che brucia e di un riparo trovato tra metallo e fuoco, arriva l'episodio The Tale of the Ronin and the Bride (1x05) a creare -per usare un eufemismo- scompiglio emotivo fino ad arrivare al bagno di sangue che è All Evil Dreams and Angry Words (1x06) in una fortezza inespugnabile a ricordare volutamente le azioni di Lara Croft.
Ma tra feste tradizionali, nobili in missione, case del piacere dove tutto è concesso, il quadro è più ricco di una semplice vendetta verso gli uomini bianchi, Amber Noizumi e Michael Green creano una serie che è un racconto profondo di ferite di un Paese e dei suoi singoli, in un modo diretto, sanguinolento, lasciando parlare l'azione ma anche i silenzi che caratterizzano Mizu.


Eroe con cicatrici e con macchie, cieco a sua volta per quella vendetta a tutti i costi che si ritrova a fare i conti con i sentimenti, di amicizia e riconoscenza, con la guarigione e con una nuova attesa.
Un'attesa condivisa visto che la seconda stagione arriverà probabilmente a cavallo del nuovo anno, e qui già si freme.
L'animazione più spettacolare batte la ricostruzione più costosa, anche perché la vendetta personale ha sempre un sapore amaro più forte rispetto a fredde tattiche militari che ambiscono al potere.
Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Diciamo che per fare meglio di Shōgun non è che ci vada molto LOL :)
    Mi sa che ho buttato il mio tempo con il Giappone storico sbagliato

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    1. Ho pensato lo stesso, qui molto più ritmo, molta più bellezza.
      Almeno con il Giappone storico ci ho fatto pace.

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