22 agosto 2025

Nocebo

La Mini-Settimana Horror

Mi ero chiesta com'è che tra un Vivarium e un The Surfer era passato in sordina Nocebo, il terzo film di Lorcan Finnegan, uno che sembra un filo ossessionato dalla claustrofobia.
Con un cast capitanato dalla tanto bella quanto inquietante Eva Green con l'aggiunta di Mark Strong e Chai Fonacier, e temi che si conciliano bene con gli horror più impegnati degli ultimi tempi, come lo sfruttamento e la distinzione di classe, se n'è parlato poco.
Bastano pochi minuti per capire perché.
Se Vivarium è uscito al momento giusto -quello di una pandemia che costringeva tutti in casa- aumentando così il senso d'angoscia di chi da una casa non riesce più ad uscire, e se The Surfer ha dalla sua la presenza di Nicolas Cage a fare da cassa di risonanza, Nocebo non è stato così fortunato.


Siamo a Dublino, siamo nella splendida casa a più piani di una famiglia apparentemente perfetta: una coppia aitante e di successo, una figlia che cresce sicura di sé, con quel lavoro nel mondo della moda per bambini che dà soddisfazione.
Ma una chiamata cambia tutto, un tarlo si annida -quasi letteralmente- sottopelle di Christine e la sua vita inizia a crollare, pezzo dopo pezzo.
Perde il lavoro, deve reinventarsi, perde la memoria e pure la sicurezza in sé, che nemmeno delle scarpette rosse riescono a ridare. Non aiuta quella che dovrebbe essere la nuova aiutante in casa, Diana arrivata direttamente dalle Filippine e di cui Christine non ricorda l'assunzione, mai discussa con il marito.
Si annida in casa, Diana, con la sua magia nera che sembra aiutare Christine o che sembra tormentarla, invadendo la sua privacy e lasciando ai flashback rivelatori il raccontarci come le due sono legate a doppio filo.


In modo piuttosto scontato, in realtà.
Con i pezzi che molto lentamente vanno al loro posto e con le intercessioni di Diana e i suoi poteri, le premonizioni e le vendette, che altrettanto lentamente vengono mostrate.
È forse questa scontatezza che impedisce a Nocebo di funzionare, un film che ha un titolo inquietante il giusto, e che indica l'effetto contrario al Placebo, ovvero quando ci si convince che un medicinale innocuo porta con sé effetti collaterali devastanti.
Nella discesa all'inferno della pazzia, Eva Green esagera in espressioni va da sé esagerate non aiutata da una fotografia patinata e da un montaggio poco incalzante, che non rendono la storia più accattivante.
Funzionano meglio le parti girate nelle Filippine, nella loro denuncia sociale ma anche nel loro ricercare radici nella cultura locale tra streghe e guaritrici.


Prendendo spunto da fatti tragicamente veri sulle condizione di lavoro di sarte e cucitrici, Nocebo si fa poco impressionabile, assurdo in alcune sue svolte e tristemente dimenticabile nonostante i sacrifici finali.
Per fortuna, Finnegan si è già fatto perdonare fra le coste australiane e prima o poi affronterò anche il suo film di debutto più strettamente irlandese, Without Name. Promesso.

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
1 Leone su 5


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