30 maggio 2015

Il Libro della Vita

Andiamo al Cinema

La morte.
Non ci potrebbe essere tema meno indicato per una favola da raccontare a dei bambini.
La morte la si evita, si spera che i propri figli la possano incontrare nel loro percorso il più tardi possibile.
Della morte non si parla.
Nonostante questo, il signor Walt Disney ha disseminato nelle sue di favole il tema, traumatizzando generazioni vuoi per la dipartita di Mufasa, vuoi per quello sparo nel buio alla madre di Bambi. Sadico quanto basta, poi, ha fatto della maggior parte dei suoi personaggi degli orfani, che si sostengono solo sulle loro forze, che quella morte l'hanno incontrata, troppo presto, troppo vicino.
Ma c'è chi della morte invece parla, c'è chi la morte, o i morti, li festeggia, in un giorno colorato e pieno paradossalmente di vita: i messicani.
Teschi colorati, decorazioni floreali, cimiteri addobbati fanno della notte del primo di novembre, una notte che non si può dimenticare, e nelle loro cultura, quindi, la morte non fa così paura.



Naturale quindi dedicare un film al tema, un film di animazione poi, che riesce ad avvicinare anche i bambini, anche i bambini non messicani, ad un tema finora tabù.
A metterci la firma, a livello di produzione, quel Guillermo del Toro che che già nel Labirinto del Fauno affrontava qualcosa di simile, e sempre da un punto di vista ribassato.
Ma quei toni gotici, quel buio e quei brividi sono qui messi da parte, rimpiazzati da colori sgargianti, da forme ricche di particolari e di vita.
Si inizia come fossimo in gita, come fossimo in visita ad un museo, incantati dalle parole di una guida che attraverso una favola, attraverso una storia, ci incanta e ci trasporta in un mondo e in una cultura che non conosciamo.
E' la cultura messicana, è il loro mondo, sorretto da due mondi: quello dei dimenticati, in cui i morti non ricordati, non amati, spariscono nella polvere, e quello dei ricordati, dove invece stanno le anime di coloro che vengono ancora celebrati, che proprio nella notte tra l'1 e il 2 novembre ricevono la visita di amici e parenti nella loro tomba. Nel mezzo c'è il Candelaio, che tutto tiene in equilibrio.
Ma è nel mondo dei vivi che si svolge l'azione, perchè il subdolo Xibalda è stanco di regnare nella polvere, nel grigio e nella tristezza, e propone alla sua consorte La Morte una sfida, una sfida d'amore: chI sposerà la giovane e bellissima Maria? Manolo, onesto e innamorato, con un futuro da torero ma con il sogno di cantastorie? O Joaquin, coraggioso e forte, con un futuro da eroe davanti a sé?
Se la Morte scommette su Manolo, Xibalda lo fa su Joaquin cercando fin da subito di girare a suo favore la sfida, regalando al ragazzo una medaglia speciale che gli infonde coraggio e soprattutto protezione da ogni sorta di pericolo.
Succede però che Maria è mandata dal padre stanco delle sue bravate in un collegio in Spagna, succede che gli anni passano e che al suo ritorno Maria sia una ragazza bellissima per cui i cuori di Manolo -pronto al suo esordio come torero pur non riuscendo ad uccidere il toro con cui deve scontrarsi- e Joaquin -ora eroe della città, chiamato a proteggerla dal bandito Chakal- pulsino ad ugual modo per lei.
Ed è qui che la sfida si fa più accesa, ed è qui che la sfida si trasferisce anche negli altri regni, quello dei dimenticati e quello dei ricordati, dove tutto può essere capovolto, dove ci si rincontra, sì, si festeggia, ma si trova anche il coraggio necessario per riemergere.
D'altronde, è l'amore, no, che muove il sole e le stelle?


Tra metafore, analogie, simbolismi e tanta azione e tanto divertimento, Il libro della vita si impone sullo spettatore per la diversità rispetto a quanto finora visto.
Non solo per quanto riguarda il tema della morte, su cui si ironizza, su cui gli stessi bambini che fanno da pubblico cercano di tenere le distanze, finendo infine per capirne il vero significato, ma è soprattutto per la tecnica di realizzazione ad attirare l'attenzione.
Una tecnica davvero attenta ad ogni piccolo particolare, in cui il colore la fa da padrone creando un mondo colorato e divertente in cui i protagonisti si muovono in modo credibile, in cui l'azione, la battaglia, il viaggio creano caleidoscopi illuminanti e fantastici.
Da sottolineare poi una colonna sonora moderna e ben amalgamata (rovinata però dalla traduzione italiana) che mescola Radiohead, Mumford and Sons e musica tradizionale messicana.
Ci si diverte quindi durante la visione di questo film d'animazione atipico in cui non mancano spalle comiche, e si è sicuramente divertito il cast all stars (Channing Tatum, Diego Luna, Zoe Saldana, Ron Perlman, Danny Trejo) a prestare voce ai vari personaggi.
Se ne esce quindi soddisfatti e rallegrati, arricchiti, soprattutto perchè la morte non è solo tristezza e dolore, la morte può essere la più grande degli insegnanti, delle guide.
Perchè, sì, a morire sono bravi tutti, è saper vivere che è difficile.


6 commenti:

  1. A me non ispirava per nulla vedendo il trailer. Però se ne parlate tutti così io mi sa che me lo vado a vedere...

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  2. Me ne hanno parlato molto bene! Lunedì voglio andar a vederlo

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  3. Bella recensione Lisa! Merita una menzione anche il creatore di questo bel progetto... Jorge R. Gutierrez. Ecco il suo sito per tutto su di lui e il suo lavoro... più di 10 anni di bussare porte prima di trovare qualcuno che credesse in questo progetto ;-)

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    1. Grazie Gabriela, fai bene a ricordare il regista, nella fretta della scrittura me ne sono dimenticata e merita tutta l'attenzione vista la particolarità e la bellezza del suo progetto.
      Corro a sbirciare nel suo sito :)

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  4. il sito di Jorge: http://www.super-macho.com

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