L'ho scoperta tardi, Chiara Gamberale, e l'ho scoperta per caso.
E non l'ho scoperta per i suoi libri ma -quando ancora il canale LaEffe era in chiaro- per il programma Per 10 minuti.
Adattamento al vero, al reale, del suo omonimo libro, in cui una donna in crisi, lasciata dal marito, chiamata a rifarsi una vita, veniva spinta dalla psicologa a provare, per 10 minuti, ogni giorno, a fare qualcosa di nuovo: parlare con uno sconosciuto, andare in palestra, leggere Harry Potter... Insomma, buttarsi in quel nuovo.
Affascinata dall'idea, il libro -che inizialmente dovevo regalare a scatola chiusa- l'ho divorato in pochi giorni, incantata da uno stile semplice in cui i riferimenti all'oggi, al reale, non facevano stridere troppo, anzi.
E così ho deciso di conoscerla poco a poco, leggere un suo libro all'anno, una dose di Chiara Gamberale che nel frattempo incontravo anche tra le pagine di Vanity Fair con articoli e riflessioni sempre belle, sempre nelle mie corde.
Lo scorso anno è così stato il momento di Le luci nelle case degli altri, che con il suo titolo poetico, a me che dai titoli poetici mi faccio facilmente conquistare, mi ha conquistato.
Anche qui, siamo nell'oggi, ma la variante è più complessa e più articolata, la storia decisamente più bella.
C'è Mandorla, rimasta improvvisamente orfana, con un padre avvolto nel mistero e chiuso dentro i vari appartamenti di un condominio, che viene cresciuta da quel condominio, a rotazione, una casa diversa, una famiglia diversa, per non rompere l'equilibrio. Conosciamo così segreti, piccoli tic, piccole verità, mentre Mandorla cresce, e il mistero del padre s'infittisce e le prime crepe in questo tentativo di evitare la questione, emergono.
È stata una piccola sorpresa, causa informazione che avevo rimosso, trovare due dei protagonisti de Le luci nelle case degli altri in La zona cieca, il romanzo Gamberale di quest'anno.
Lidia e Lorenzo li avevo già conosciuti, già parzialmente trovati irritanti, in un universo in cui in altre case c'era più colore, più passione, più bellezza.
Conoscerne il destino non ha però inciso sul conoscerne l'inizio, conoscere come e perchè due persone tanto diverse ma tanto simili, due persone che insieme sanno stare assieme avvinti dalla passione e urlarsi contro nel giro di pochi minuti, possano essere finite insieme.
La risposta ce l'abbiamo in La zona cieca, protagonista lei, Lidia, conduttrice radiofonica di un programma per cuori infranti, che il cuore se lo infrange più volte a causa di Lorenzo, narcisista, egoista, scrittore perennemente in crisi creativa, star dalla vita sessuale impegnata, che incrocia il suo destino per un'intervista prima, per un appuntamento poi, per anni di dolore e momentanei attimi di equilibrio infine.
Assistiamo quindi al loro rapporto instabile, e per me, che ai rapporti instabili, che alle speranze di una crocerossina e ai malumori di un egocentrico sono fortemente allergica, è stato difficile.
Ma come sempre, piccoli attimi di bellezza, piccole verità e piccole illuminazioni da psicologo, hanno fatto la differenza, vedi anche solo la spiegazione di quella Zona Cieca, la zona che gli altri conoscono di noi ma che noi non conosciamo, non vogliamo conoscere, anzi.
Come differenza l'hanno fatta quelle storie che puntellano ogni capitolo, le storie dei radioascoltatori di Lidia, che raccontano le loro disavventure amorose, le loro frustrazioni, le loro domande sull'amore che sembrano banali ma non lo sono.
Un po' come quelle coppie che in Harry ti presento Sally ricordano il loro primo incontro.
Il finale sospeso, dolceamaro, ha una luce diversa per me che il vero finale di Lidia e Lorenzo già lo conosco, e in realtà già si poteva immaginare, ma non è andato a cambiare la mia opinione su un'altra Gamberale che sa conquistare, sa farsi leggere tutta d'un fiato.
L'appuntamento è al prossimo anno.
E Lidia e Lorenzo, se la memoria non mi inganna, ci sono anche in Adesso, che è un collage di biscotti della fortuna che (per fortuna, appunto) ho preso in prestito in biblioteca. Quel romanzo, questa primavera, mi ha messo in crisi!
RispondiEliminaMi fido della Zona cieca, allora. Il mio preferito, di lei, è Arrivano i pagliacci: protagonista indimenticabile, nel suo piccolo. :)
La zona cieca è però molto femminile, e Lidia non è certo un personaggio simpatico... però la salvano i racconti dei radioascoltatori e le riflessioni molto belle à la Gamberale (sì, pure Lorenzo riflette sulle persone sullo sfondo di una sua foto, ed è stato stranissimo leggere quel pezzo a pochi giorni dal mio post sui Musei).
EliminaArrivano i pagliacci potrebbe essere la dose per il 2017!
la Gamberale piace molto anche a me
RispondiEliminatrovo nella sua scrittura un modo di parlare la vita che mi ha conquistata da "La luce nelle case degli altri", che è il primo libro suo che ho letto, fino ad arrivare ad "Adesso", che è l'ultimo e che mi è proprio piaciuto...
e pensa che questo, "La zona cieca" non lo conoscevo nemmeno, prima di leggerne qui
Sarà strano anche per te allora ritrovare i personaggi de Le luci nelle case degli altri e vedere cos'hanno combinato prima... La Gamberale ha una voce e uno stile immediato ma allo stesso tempo profondo, scoperta per caso, io che leggo poco i contemporanei e le scrittrici, mi ha conquistato e finora mai delusa.
EliminaLei è famosissima ma io credo di averla cominciata a sentire solo grazie al blog di Mr. Ink...
RispondiEliminaDovrei approfondire la conoscenza, visto che potrebbe pure piacermi...
Potrebbe sì, ha uno stile fresco, veloce e fa riflessioni che potrebbero piacere anche a te. Certo, il punto di vista è sempre femminile, ma non lo vedo come un lato negativo.
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