Siamo arrivati al quarto anno, e Ray Donovan continua ad andare avanti.
Tutti belli, tutti bravi, tutti in evoluzione, ma c'è un problema.
O meglio, ho un problema.
Il problema che potrei definire come Sindrome da Boardwalk Empire, dove tutto fila liscio, dove tutti sono bravi e belli, ma finisco per annoiarmi.
Colpa di quella solidità che si fa pesantezza, di quella costruzione che lascia fuori la leggerezza e così facendo, risulta polverosa.
Non lo aspetto con impazienza Ray, lo guardo quasi a forza, pur sapendo che sì, il fresco single Liev Schreiber è di una bravura e di una bellezza uniche, sapendo che mi troverò davanti a intrighi, tradimenti e colpi di scena e colpi di mazza.
Così è anche per questo quarto anno, dove i nemici sono i russi e sono anche gli armeni, fatti fuori nella stagione precedente e ora in cerca di vendetta.
C'è un giro di droga, di prostitute ma anche di opere d'arte in ballo, e Ray deve farsi in quattro per riuscire a sistemare il tutto, mettendo di mezzo una moglie ora malata, un padre a tratti comprensivo e martire a tratti sempre il solito truffatore.
Oltre a questa storyline, infatti, se ne sviluppano anche troppe a partire dall'incesto perpetrato dal campione mondiale di pesi massimi con la sorellastra tossica (in cui ritroviamo la sempre bella Lisa Bonet) passando per la paternità problematica di Bunchy fino a ritrovare vecchie conoscenze insoddisfatte che si danno al porno.
Queste hanno però vita breve, e appaiono il più delle volte appiccicate giusto per dare un senso al finale e aumentare le chiamate che Ray -sempre al momento giusto- riceve mentre gironzola a vuoto per la città.
Si vuole dire troppo, e anche se lo si dice nel modo giusto, restano scampoli evitabili.
Il ruolo dei figli, di una Bridget ribelle per poco e di un Conor troppo superficiale, è questa volta relegato in un angolo, le escursioni fuori città, per casinò, con Mickey, sono buone per poco, si salva almeno il tenero Terry, cuore d'oro della famiglia, che ha finalmente l'occasione di riscattarsi con la sua palestra.
La solidità, quella c'è, e tutti i nodi finiscono per arrivare al pettine nel finale, anche se troppo si è divagato.
E lo si sente, che Ray continua ad avere il suo peso, la sua bellezza, lo si sente che in quegli attimi di momentanea leggerezza tra balli assurdamente folli davanti alla TV (che richiamano altri momenti d'oro simili) o karaoke improvvisati, Ray Donovan è una serie con la S maiuscola, ma finchè questa solidità mi apparirà nella sua pesantezza, finché le missioni, o commissioni, di Ray saranno sempre più serie, io mi fermo qua.
Io questa stagione l'ho abbandonata dopo i primi minuti, sarà per l'effetto Boardwalk Empire di cui parli...
RispondiEliminaE la voglia di recuperarla non è certo alta, specie dopo questa recensione. ;)
Ray Donovan continua ad andare avanti, noi no.
E non so quanto possa andare avanti a combattere e sopravvivere a chiunque, mafia e polizia, ricattatori e famiglia instabile.
EliminaNo, Ray, finiamola qui.
Cara la mia Lisa purtroppo evito sempre tutti i serial o quasi, perchè non riesco a terminare di vederli o perdo delle puntate, o mi dimentico di registrarli etc etc ...
RispondiEliminaHo letto la tua bella e chiara recensione , ma sono proprio una nullità in questa materia...
Un bacio serale!
Capisco, Nella. Purtroppo per seguire le serie TV ci vuole tempo! In ogni caso, non ti consiglierei di iniziare da questa, troppo pesante, seppur ben fatta :)
EliminaPEnsa che a me ha fatto questo effetto già la prima stagione... :)
RispondiEliminaIn piccola parte, ma pure a me. Gli ho dato fiducia per 4 anni perchè comunque la confezione e i personaggi meritano, ma ora basta, lascio spazio a novità più fresche.
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