21 ottobre 2016

The Survivalist

E' già Ieri -2015-

La popolazione continua a crescere, in modo esponenziale. La produzione petrolifera pure. Ma fino a quando?
Non sappiamo bene cosa è successo, cosa quelle linee, rosse e blu che vediamo, che si rincorrono, crescono, cadono, nascondono in realtà.
Sta di fatto che quando apriamo gli occhi, quando il buio diventa verde, sembra essere tornati indietro, sembra essere tornati ad un mondo senza tecnologia, dove si deve fare riferimento solo alle proprie forze e risorse.
Quello che vediamo, e impariamo a conoscere, è un uomo solo, isolato in mezzo al nulla, in mezzo ad un bosco, dove cerca di far crescere il suo raccolto. Ogni metodo è buono per rendere fertile la terra, per far crescere le sue verdure, e più le giornate, solitarie e silenziose, passano, più i ricordi del passato, dell'amore come della famiglia, si dimenticano, letteralmente bruciati per poter andare avanti.
Tutto cambia, ovviamente, e tutto cambia con l'arrivo di una donna.
Due per la precisione, madre e figlia, che bussano alla sua porta, alla ricerca disperata di cibo.

Ma non siamo più nel mondo che conosciamo, siamo in un mondo post apocalittico che ricorda quello di The walking dead, dove a far più paura non sono gli zombie -che qui no, non ci sono- ma gli uomini stessi, con la loro avarizia, la loro invidia, il loro bisogno di avere e sopravvivere.
La tensione in questo rapporto a tre è palpabile, ma si fa strada anche il bisogno di amore, di conoscersi, di amarsi. Sempre in bilico, sempre in allerta. Da un lato come dall'altro.
È un film silenzioso The Survivalist, uno di quei film tipicamente da festival che gode di ottime recensioni.
Ma è anche un film difficile in cui entrare, vuoi per l'antipatia che inizialmente fanno provare questi protagonisti sporchi, solitari, egoisti, vuoi per quella lentezza che a tratti diventa pesantezza.
Ma c'è un motivo per cui si parla un gran bene di The Survivalist, se pure io ne parlo bene: la regia di Stephen Fingleton, che regala scene che mozzano il fiato, che si muove nel verde della campagna irlandese scrutando dall'alto i prati, senza paura di affrontare nudità e morte.


È questo che rende The Survivalist diverso da altri film apocalittici, una cura diversa, maggiore, rispetto al genere di appartenenza, un approccio, una storia, magari non del tutto originale, ma capace di avvolgere, e infine avvincere.
Anche quei protagonisti, inizialmente così freddi, così distanti, li si impara a conoscere e capire, a compatire nel senso più umano del termine, merito di tre attori che si donano tutti al film, dalla promettente Mia Goth (già vista in Nymphomaniac) agli irlandesi Martin McCann e Olwen Fouéré.
Non sapremo mai il nome di questo sopravvissuto, tornato ad essere umano dopo essere stato una belva, e si resta così, appesi ad un silenzio.


Regia Stephen Fingleton
Sceneggiatura Stephen Fingleton
Cast Martin McCann, Mia Goth, Olwen Fouéré
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6 commenti:

  1. Devo vederlo da un pezzo.
    Dato che ho in mente qualche post in tema halloween, lo inserisco lì, così mi vedo anche qualche film non trash: sempre di apocalisse si parla, tanto. Imbroglio un po'. ;)

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    1. Imbrogli più che altro perchè a tratti più che brividi fa venire sbadigli... mooolto radical chic come film, ma se si resiste alla prima parte e all'antipatia iniziale dei personaggi, sa conquistare ;)

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  2. Molto radical? Ce l'avevo in lista, mi sa che lo cancello! ;)

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    1. Molto radical, decisamente, e molto lento. Ma il protagonista di per sé è anche molto fordiano, potrebbe stuzzicarti ;)

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  3. La tematica survival, anzi survivalist, mi attira ben poco, così come la sua ambientazione parecchio fordiana e sbadigliosa.
    Però, se dici che è mooolto radical-chic, quasi quasi un tentativo potrei farlo. :)

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    1. Mooolto mooolto radical-chic e poi c'è pure la presenza di Mia Goth se vuoi convincerti... anche se sì, qualche sbadiglio nella prima parte è assicurato.

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