Viaggi nel tempo, paradossi temporali, scienza applicata alla vita reale, doppi sé e doppi giochi da prevedere.
Sincronicity aveva tutte le premesse del caso per piacermi, un po' come Endorphine.
Aggiungeteci il fatto di essere entrambi titoli piccoli, poco conosciuti e quindi da scoprire, e l'appeal cresce.
Ma se Endorphine era affetto da una carenza fin troppo evidente di cuore, Sincronicity ne ha un eccesso.
Non che sia un male, per carità, che una bella donna, una bella storia d'amore, fanno sempre il loro dovere all'interno di un film, ma quando questa storia si costruisce su basi veloci, frivole, pure (ovvero fisiche) non tutto torna.
Iniziamo con il vedere all'opera tre scienziati, Jim coordina i suoi soci in un meccanismo complicato e sincronizzato al secondo, obiettivo: viaggiare nel tempo.
Obiettivo primario: convincere il loro milionario investitore di aver avuto intuito, di averli assoldati per un'impresa che è ormai compiuta.
Peccato che non tutto sembri filare liscio, anche se una pianta sbuca dal nulla, o una donna, o un'ombra.
L'esperimento è riuscito, un wormhole è stato aperto, non resta che scoprire come e perchè e dove.
Qui, però, le cose si complicano, perchè quella donna sbucata dal nulla è complicata, è affascinante e seduce Jim, cerca di raggirarlo? Di carpirne i segreti?
Resisterle, non sarà facile, dirle addio, neppure, anche se addio propriamente non è.
E qui, parte la parte più interessante, ingarbugliata e come sempre geniale del film, dove tutto è sincronizzato, dove ogni azione o parola iniziale, trova significato.
Qui però ci si mette di mezzo il cuore, che batte veloce per Jim nei confronti della bella Abby, ma troppo veloce per noi spettatori, che l'amore, la scintilla, non l'abbiamo sentita, che l'attrazione fisica difficilmente mandiamo giù.
La situazione si ingarbuglia, la trama si fa più stratificata e quell'amore continua a sembrare eccessivo.
Può troppo cuore essere un male?
A volte sì, visto come il resto del film gioca su toni più seri, su una fotografia che vira al blu e al cupo, su personaggi tagliati con l'accetta e la scienza che la fa da padrone.
A volte, basterebbe aggiustare qualche riga di sceneggiatura, qualche caratterizzazione di un personaggio che continua a sembrare sospetto e poco simpatico, rifarsi a un finale altamente romantico come quello della stagione 3 di Misfits che ha fatto scuola.
Basta poco, insomma, quando si ha già tanto.
Regia Jacob Gentry
Sceneggiatura Jacob Gentry
Musiche Ben Lovett
Cast Chad McKnight, A. J. Bowen, Brianne Davis
Il Trailer
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Io adoro i film di questo tipo sui viaggi nel tempo. O meglio una volta li adoravo. Ormai ne stanno facendo troppi e hanno stufato.
RispondiEliminaTutta colpa di una generazione come la nostra (o almeno la mia) cresciuta con il mito di Ritorno al futuro... :)
Vero, difficile essere almeno un po' originali quando le carte sono sempre le stesse, qui ci si prova, ma si esagera con l'amore che al pubblico non arriva.
EliminaPrima o poi un nuovo cult arriverà, la nostra generazione deve continuare a sperare :)