26 maggio 2018

Il Posto

Tributo a Ermanno Olmi

Se n'è andato lo scorso 7 maggio, Ermanno Olmi.
Regista che -purtroppo- solo poche volte ho incrociato.
Colpa di quel nome, di quel cinema, che ingiustamente si definisce vecchio, lento, diverso dai tempi veloci di oggi, dalle sceneggiature piene -di dialoghi, di azione- a cui sono abituata.
L'ho approcciato per un'altra commemorazione, quella a Bud Spencer, e di Cantando dietro i paraventi mi aveva colpito proprio lui, vecchio saggio capitano e cantastorie, e quella inazione inaspettata per un film su una piratessa.
L'ho approcciato al cinema, con quel torneranno i prati che girato fra le mie e le sue montagne, raccontava la guerra -la I Mondiale- in tutta la sua insensatezza.
Oggi, invece, lo approccio con il film che diede slancio alla sua carriera, il suo secondo, vincitore a Venezia del Premio della Critica, e trovo un film che pur avendo 57 anni, pur avendo i suoi tempi, i pochi dialoghi, è quanto mai attuale, moderno.


Il posto sembra infatti parlare a una generazione come la mia che il posto fisso non lo concepisce più. Anzi, oltre ad essere il più delle volte un'utopia, è pure un qualcosa di non sognato: rimanere fermi, una vita, sempre lì, sempre nello stesso ambiente, con le stesse persone, spaventa più del precariato.
Domenico, nome antico per uno spirito antico, vive fuori Milano e come per tutti, vede in Milano la possibilità di fare il balzo. Di uscire da quella casa dignitosa ma povera, dove dorme in cucina, dove la madre di tutto si occupa, dove il padre che già a Milano lavora, si sveglia nel buio del primo mattino.
A Milano, Domenico ha un colloquio, un test prima di tutto, d'intelligenza e psicofisico superato il quale può ambire al fantomatico posto.
Si sente inadeguato, però, timido e remissivo, trova in Antonietta detta - la giusta compensazione. Lei (interpretata da Loredana Detto, poi moglie di Olmi) è scaltra, aperta, sognatrice e a suo agio anche negli ambienti dove per vestiario, per ceto e per guadagno, a suo agio non ci si sentirebbe.
Si incontrano e parlano, si innamora, lui, e quando il posto -anche se non quello sperato- lo ottiene, Domenico spera in un cambio radicale della sua vita, nel trovare di nuovo Antonietta, nel trovare nuovo coraggio e l'amore corrisposto.


È questione di sguardi, di sorrisi accennati, interiori, di complicità immediata, per sognare un futuro radioso per i due.
Ma è questione anche di sguardi particolari, di una regia attenta all'architettura che la circonda, agli spazi che occupa, e soprattutto è questione di racconto, che apre all'improvviso parentesi che mostrano le vite non certo felici di chi il posto fisso già ce l'ha e si ritrova comunque a combattere per arrivare a fine mese, che sogni ne ha ancora, di cantare, di scrivere, di vivere davvero, ma che si infrangono in scrivanie, in figli viziati, in stanze prese in affitto.
Così, quel finale dopo i fasti di un capodanno brillo e solitario, quel finale che sta tutto di nuovo in uno sguardo, in un rumore, fa più male.
È una parabola quella che Olmi racconta, piena di quotidianità e inaspettata gentilezza, in una madre che aiuta il figlio tessendo tele nascoste per farlo uscire, in colleghe di lavoro che offrono riparo o compagnia ad una festa, e anche se il posto è ambito, subito rimpiazzato, si preferisce ricordare questi piccoli, grandi gesti, in un piccolo, grande film.




14 commenti:

  1. Purtroppo, tocca ammetterlo, di lui non ho visto niente. Tocca rimediare, soprattutto in un'estate che ispira recuperi (già a Cannes ho segnato, per dire, L'imbalsamatore, Le meraviglie e Ritratto di famiglia con tempesta da rimediare). Si troverà anche "Il posto" per Olmi, e ne sarò senz'altro felice.

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    1. Trova posto per questo, perchè ha davvero tutto per poterti piacere ;) io da Cannes mi sono segnata gli altri film della Rohrwacher, sempre evitata per gli stessi pregiudizi, tocca fare ammenda.

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  2. Non ho visto nessuno dei suoi film. Rispetto ad altri suoi titoli, questo però potrebbe essere già più nelle mie corde. Forse...

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    1. Conoscendo la tua opinione sul posto fisso, sì, questo titolo sembra fare anche per te, con quel pizzico di amore e di boy-meets-girl all'italiana, poi, c'è pane per i tuoi denti.

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  3. Lo volevo recensire anche io, ma va bene così,l'importante è scoprire un film che non si è mai visto grazie a una recensione. E' il bello di questi day, bella rece! :)

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    1. Sei sempre in tempo per parlarne più avanti. Una bellissima scoperta per me, e il bello di questi day è proprio di andare a colmare lacune e abbattere pregiudizi.

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  4. Purtroppo questo è uno dei tanti film che non ho visto del regista. Sicuramente lavori interessanti e da recuperare come questo, per saperne di più su un grande esponente del nostro cinema. Bella commemorazione!

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    1. Di titoli da recuperare ne ho tantissimi anch'io, abbiamo il tempo, però, dalla nostra ;)

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  5. E niente, anche questo mi manca. Che dire, viva l'ignoranza ma viva nche queste iniziative che ci spingono ad "osare" di più come cinefili :)

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    1. Viva queste iniziative che fan scoprire titoli altrimenti lasciati a far la povere, ma anche mannaggia a queste iniziative che fanno allungare all'inverosimile la lista dei film da recuperare :)

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  6. E' uno degli articoli più belli che hai scritto, Lisa. Complimenti. Sei riuscita a spiegare appieno il senso del film con poche parole e grande concretezza. Un bell'omaggio a un gigante del cinema. Grazie <3

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    1. Grazie Sauro, ma grazie soprattutto per questa iniziativa che mi ha fatto rivalutare certi pregiudizi e soprattutto scoprire un bellissimo film, capace di parlare anche a me... Pensare che quando è uscito nemmeno i miei genitori erano nati fa una certa impressione, e rende ancora più grande Olmi.

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  7. Uno di questi giorni me lo guardo anche io ^_^

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