7 maggio 2019

The Act

Mondo Serial

Sindrome di Münchhausen per procura
(sigla: MSP, dal termine inglese Munchausen syndrome by proxy)
Disturbo mentale che affligge genitori o tutori (solitamente le madri) e li spinge ad arrecare un danno fisico al/alla figlio/figlia (o ad altra persona incapace) per farlo credere malato e attirare l'attenzione su di sé.

Esempio #1:
Adora, la madre fredda e algida di Sharp Objects, che per godere della stima e del rispetto dei cittadini di Wind Gap, curava la figlia malata, tentava la stessa strada con Camille portandola a seri problemi di autostima e infine faceva del suo peggio con la terzogenita Amma.

Esempio #2:
Dee Dee Blanchard, madre modello dell'America più di periferia e più povera, che cura la figlia Gypsy "affetta" da qualunque disturbo (distrofia muscolare, leucemia, cancro, assenza di ghiandole salivari, allergia allo zucchero...) e per questo viene idolatrata da associazioni di beneficenza che le regalano pure una casa, dai vicini che ne apprezzano il coraggio.
Ma Dee Dee non balzerà agli onori delle cronache per i suoi sforzi e per la sua bravura nell'essere una madre/infermiera, ma per essere stata assassinata.
E dalla stessa figlia.
Che non era malata di leucemia, sapeva camminare e mangiare. Insomma, era completamente sana, e aveva 24 anni al momento dell'omicidio, non certo gli appena 18 che la madre vantava.



Nessuno spoiler: il fatto di cronaca è noto, ne sono stati ricavati speciali televisivi, documentari, un film per la TV e ora una serie che sa come appassionare nonostante si conosca già la storia.
Merito soprattutto di due attrici che si trasformano e fanno a gara di bravura.
Abbiamo Patricia Arquette che dopo il Golden Globe per la trasformazione in Escape at Dannemora, torna a vestire i panni dell'americana di provincia, sciatta e mentalmente instabile, che fa da aguzzino e medico a Joey King, che rasa i capelli, alza la voce, diventando vittima e carnefice.
Tra tic, gestualità, fragilità, le due superano se stesse.
La discesa negli inferi che stanno dietro a delle mura rosa confetto fa paura.
Si tratta di un gioco di dipendenza e di sottomissione, di verità che si spingono sempre oltre e di menzogne senza più controllo.
Che portano ad un finale che sa di assurdo: un omicidio istigato, commissionato, dichiarato via facebook.


Se i primi episodi sono i migliori, in cui Gypsy è ancora innocente e non conosce la ribellione dell'adolescenza facendo provare pena nei suoi confronti, dalla seconda metà in poi in cui conosce l'amore ma sopratutto il sesso, le cose degenerano a tal punto che non si sa per chi tifare, da che parte stare. Con l'entrata in scena di un ragazzo problematico come Nick, che fa emergere le tante sfaccettature dell'instabilità mentale, tutto cambia infatti.
Si capisce bene allora perché il caso ha scosso così tanto l'opinione pubblica in America portando a così tanti prodotti televisivi dedicati.
Lo scabroso unito al crimine non passerà mai di moda.
Qui c'è però una bravura innegabile degli attori coinvolti (comprese Chloë Sevigny, Juliette Lewis, Margo Martindale e un Calum Worthy da tenere d'occhio) e della scrittura ad incastri e flashback, che fa passare sopra a certe scelte di ripresa che ricorda davvero la più bassa delle TV verità.
Meglio di una qualunque pagina di Wikipedia, The Act mostra bene cos'è la Sindrome di Münchhausen per procura. E perché fa così paura.



Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Ultimamente, Killing Eve a parte, purtroppo non sono al passo. Questo l'ho messo da parte, ma non l'ho ancora visto. Curioso, soprattutto per le prove attoriali! Sul tema, qualche anno fa, avevo letto un romanzo YA. Ricordo la protagonista che ingoiava aghi, brrr, per essere accudita...

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    1. Sono poco al passo anch'io tanto che rischiavo di non avere una serie per questo martedì, invece in un solo giorno libero mi sono vista tutti gli 8 episodi. Potere del crime su di me, ma anche di una storia che non può non prendere.

      Tra la Sindrome semplice e quella proxy non so cosa sia peggio, qui con la madre che fa di tutto per far star male la figlia ci sono momenti da brivido che ti portano -quasi- a giustificare quell'omicidio. Insomma, colpisce per bene.

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  2. Io della storia non ne sapevo nulla. Sarà per questo che mi ha coinvolto/sconvolto tanto.
    I primi episodi però non è che mi avessero convinto più di tanti. Anzi, a un certo punto stavo addirittura per abbandonarla, visto che trovavo insopportabili tutti i personaggi...
    poi però ho fatto il tifo per Gypsy. La seconda parte della serie è un crescendo di delirio fenomenale. I personaggi si rivelano uno un caso psichiatrico più assurdo dell'altro...

    Al di là del fatto di cronaca, tra i più assurdi che abbia mai sentito, c'è però anche una storia di libertà, e fondamentalmente d'amore. Di come l'amore possa far davvero male, in tutti i sensi.

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    1. Rispetto ad altre serie che puntano sul crime, qui c'è un lato umano che prevale, e che non sa per chi far tifare. Si è con Gipsy all'inizio, si capiscono -per quanto eccessive- le cure di una madre che cerca solo l'amore alla fine, e si è pure con un ragazzo che cerca il suo posto nel mondo. Anche se già nota, insomma, la si è raccontata in modo efficace e sfaccettato questa storia.

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