3 dicembre 2019

The Crown - Stagione 3

Mondo Serial

Ancora una volta, mi prostro e chiedo venia.
Lo faccio per il secondo anno di fila, di fronte alla Regina, alla sua Corona.
Lo scorso anno mi ero ricreduta: la noia, la lentezza, il poco coinvolgimento del primo anno se n'erano andati grazie a una seconda stagione solida, bellissima, raffinata non solo in quella messa in scena che non sbava mai, ma soprattutto nella scrittura.
Oggi lo faccio di fronte a Olivia Colman.
Scelta per ereditare il difficile ruolo della perfetta Claire Foy, io che la conoscevo per la sciatta dal cuore d'oro di Broadchurch e per la grottesca regina Anna di The Favourite (in mezzo, altrettanti piccoli ruoli in serie e miniserie inglesi perlopiù comici) faticavo a vederla nei panni di Elisabetta II. Soprattutto una Elisabetta 38enne.
Ma bastano pochi minuti per rimangiarsi tutto, per ri-prostrarsi a terra.
Olivia Colman è fredda, elegante, dispotica.
È un proseguimento naturale della Foy, imitando e portando avanti gesti, espressioni, movimenti.
Chiedo venia, quindi.



Ma questa volta posso dirmi preparata alla bellezza della scrittura in atto.
Una scrittura che parte dalla storia per raccontare l'intimità a Palazzo, che prende un evento (lo sbarco sulla Luna, la crisi energetica, lo sciopero dei minatori) per raccontarci gli screzi, le difficoltà di chi vive a Buckingham Palace.
La solidità è nuovamente di casa, e la perfezione è invidiabile.
Perché lo si sente il lavoro meticoloso che sta dietro le ricerche, le connessioni da creare e quel che ne esce rasenta davvero il capolavoro.
Prendere Aberfan (3x03) come esempio.
Un inizio che è un brivido, soprattutto per chi la tragedia avvenuta nel 1966 in quel paesino del Galles non la conosceva.
Una valanga di carbone che travolge una scuola, che mette fine a un'intera generazione.
E una regina, che a distanza, non sa se esserne coinvolta. Finendo per mettere in discussione il suo ruolo con un finale che ribalta ancora tutto, per lacrime finte svelate, per lacrime che finalmente cadono.
O scegliere l'altro episodio pilastro della stagione Tywysog Cymru (3x06) come ulteriore rafforzativo.
Che ora, tutti, dico tutti, guardiamo al principe Carlo in modo diverso.
Il merito è sì di un Adamdriviano Josh O'Connor che spezza il cuore, ma anche e soprattutto di un episodio splendido, che gestisce bene i tempi, la ricostruzione, le corde emotive.


Per una volta, allora, è Carlo a mettere nell'ombra la madre regina.
A farle dire frasi, a disporre l'intera famiglia reale in scene che mettono brividi di paura, che fanno rivalutare la sua figura storica.
E poi c'è lei, la triste Margaret.
Anche se qui c'è un tasto dolente da affrontare: che se Olivia Colman segue la Foy e regge benissimo il confronto, lo stesso non si può dire di Helena Bonham Carter, che non ha lo stesso sguardo malinconico, la stessa alterigia splendida di Vanessa Kirby.
E ancora la Principessa Alice, una principessa madre di un principe che è così diversa dal resto della famiglia, così saggia e venerabile anche da giornalisti scandalistici.
La regina sembra quindi osservare, rimpiangere una vita che poteva essere e ringraziare nonostante tutto quello zio che l'ha consegnata a tali doveri, fra lacrime che si condividono.
Il viaggio di questa stagione si conclude con un Giubileo che segna inevitabili riflessioni e conti in tasca da fare, una ridefinizione di un ruolo che poteva e potrebbe essere più significativo.
Qui, alla luce di quanto visto -di quanta fame si ha ancora di tanta perfezione, tanta solidità, di una storia raccontata così- non resta che aspettare una stagione 4 in cui ritrovare un cast che non si può che applaudire.


Voto: ☕☕☕☕½/5

2 commenti:

  1. Questo nuovo Filippo sa essere ancora più odioso rispetto a quello del cravattino di Smith, ma c'è un tocco più umano grazie all'episodio dedicato, notevole pure quello.
    Io continuo a chiedermi perché le lezioni di storia non sono sempre così ben scritte, mentre preparo la pelle d'oca per il prossimo anno e l'arrivo della Tatcher.

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