1 marzo 2020

La Domenica Leggo - Omero, Iliade di Alessandro Baricco

Che, sei sicuro?
Sicuro sicuro?
Non è che preferisci riscrivere altro, adattare qualcosa di meno impegnativo, che so, La Divina Commedia?
L'Iliade, quindi.
Omero, davvero.
Ok.
Puoi.
Puoi se ne hai la capacità, se ti muove la passione.
Se sei Baricco e se la chiave non è adattare per snaturare, per rendere diverso un testo sacro, ma per renderlo accessibile.
Ridurlo a un reading teatrale, quindi, che tra canti, divinità, digressioni e descrizioni sarebbe stato impossibile farlo stare in quelle ore che la gente può concederti della sua attenzione, del suo tempo.
E allora, per un reading, perché Omero, la sua guerra, i suoi eroi sono ancora attuali, Baricco si cimenta nell'opera.
Che diventa poi anche un libro, questo.



In cui il nuovo autore/adattatore in una lunga e necessaria introduzione spiega le sue motivazioni, i suoi intenti, i suoi cambiamenti.
Ha reso la prosa scorrevole, ha tagliato alcune parti, ne ha aggiunte altre.
Licenza poetica.
Non blasfemia.
Soprattutto per il risultato che ne esce.
Più facile, ovvio, ma anche più umano dell'originale.
Perché sì:
presa dalla mia voglia di sapere,
dal mio rimuginare per non aver fatto il classico,
finita la maturità,
iniziata l'estate e in attesa del viaggio in giro per Parigi che mi aspettava,
avevo deciso di dedicare il mio tempo a lui: Omero.
All'Iliade prima e all'Odissea poi.
Leggendo finalmente di quei nomi diventati leggenda, diventati pure modi di dire.
Conoscendoli.
Va da sé che l'attenzione qua e là calava, che le traduzioni criptiche e i lunghi giri di parole, i tanti personaggi in gioco, non hanno aiutato.
Ma vado ancora fiera della mia impresa.


Ora, grazie a Baricco, ho riscoperto quei corpi impegnati in battaglia, quei cuori lacerati dal tanto sangue versato, quei muscoli che si tendono per l'onore, per l'amore.
La crudeltà, la durezza della guerra sono lì, spiegate davanti ai nostri occhi.
Ma contano di più i comizi, le riunioni, i banchetti e i confronti con cui la guerra si cerca di evitarla, la battaglia di rimandarla.
Per quanto imminente.
Ettore, Achille, Enea, Pandaro, Elena.
Ognuno di loro prende voce, narra in prima persona.
Non ci sono dei e dee ad agire, a smuovere le carte.
Ci sono loro: esseri umani in preda ad ansie, vendette, impeti.
A differenza dell'Iliade vera e propria qui un finale Baricco ce lo concede: lo va a pescare dall'Odissea, dove la vicenda del Cavallo di Troia, il trucco beffardo che ha messo fine a una guerra e una città, viene raccontato.
Perché te lo dimentichi che è pure veloce, pure senza una fine soddisfacente questa lunga epopea fatta di armi e di morti.
Ma per fortuna, ci sono scrittori che te lo ricordano, che riaccendo passioni, che ti guidano.
Ti fanno sentire l'amore che per primi provano, l'urgenza di raccontarlo, rendendo la loro impresa altrettanto epica, la loro curiosità degna di fiducia.

4 commenti:

  1. Complimenti per la doppia impresa, anzi tripla!
    Iliade e Odissea io li ho frequentati di malavoglia a scuola, leggendo alcune parti per le interrogazioni e senza intenzione di approfondirli. Mai più. :D

    Di questa rilettura non ne sapevo niente e mi sa che, per quanto più accessibile, le girerò al largo.

    Già che ci siamo, complimenti anche a Baricco per la sua impresa.

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    1. Il bello di questa rilettura è che è pensata per un reading, quindi in un paio d'ore la si legge. E per come spiega, riassume e rende accessibile l'Iliade, l'impresa si fa alla portata di tutti, anche degli studenti più svogliati. Un ottimo Bignami ;)

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  2. Io non ho mai dato fiducia a quest'opera di Barrico, forse sbagliando. L'iliade senza gli dei mi sembra troppo snaturata. Nell'Iliade originale le divinità sono la causa e la soluzione di tutto, togliendole i personaggi diventano responsabili delle proprie azioni, non cambia, quindi, anche solo la loro caratterizzazione? Forse a livello di contenuto, come successione di eventi, diventa più alla portata di tutti, ma a scapito di cosa? Non lo so, ma il tuo entusiasmo al riguardo è piuttosto contagioso e mi ha sicuramente acceso un po' di curiosità. Lo leggerò, spero di rimanere piacevolmente colpita!

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    1. La mia premessa è che ricordo poco dell'Iliade di Omero, ma ricordo una certa noia e pesantezza fra quei discorsi divini che si intromettevano nell'azione.
      Nella sua premessa, invece, Baricco giustifica bene la sua scelta, che alla fine regge e rende più umano, più scorrevole, il testo.
      L'entusiasmo deriva anche da questo: un approccio più immediato di un classico non facile.

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