7 marzo 2020

What We Do in the Shadows

È già Ieri -2014-

- Cosa fate nell'ombra?
- Dici a noi?
- Sì, a voi. Tipi strani, un po' dandy, che sembrate usciti da un altro secolo ma stranamente cool.
- Noi, nell'ombra, viviamo.
Viviamo come tutti, cercando cibo, andando incontro ai più tipici problemi di convivenza: chi deve lavare i piatti di 100 anni, chi deve pulire tutto il sangue versato, chi deve ricordarsi di chiudere le tende, coprire i sarcofaghi all'alba.
- Ah.
- E poi ci divertiamo, giriamo tutta la notte alla ricerca di divertimento, di nuove conquiste, anche se non è facile farsi invitare nelle discoteche dai buttafuori.
- Sembra proprio la vita di un vampiro!
- Infatti, lo siamo, siamo i vampiri della Nuova Zelanda, che vivono qui da secoli e secoli, che schiavizzano, uccidono, trasformano, e che si preparano all'annuale incontro con licantropi e zombie.
- Ok, procediamo con l'intervista.



In un mondo saturato da film sui vampiri, come riuscire a farne uno originale?
Ci ha pensato Taika Waititi 6 anni fa, partendo da un titolo affascinante già di suo, e raccontando con un finto documentario la vita di quattro atipici vampiri del giorno d'oggi.
Un oggi non troppo facile in cui vivere se si ha il cuore spezzato, se troppe cose si sono viste e sono cambiate.
L'intervista a questi vampiri non è però seriosa e drammatica come quella a Tom Cruise e Brad Pitt.
Qui si è dalle parti della commedia più ironica e sarcastica, tra commentini, battute, scontri che hanno dell'assurdo.
Non che manchino i momenti da brivido -per quanto leggeri- o quelli cruenti, tra vermi, sangue a fiotti e un Petyr che intimidisce al solo comparire.
Ma il più lo fanno le gag, le esilaranti intromissioni e pure l'accento che Taika si porta dietro, facendo del suo dandy Viago il personaggio più amabile, assieme a Stu l'umano amico, il "genio" del computer dalle guanciotte piene di vita.


Calandoci nella quotidianità di questi vampiri e dei loro piccoli problemi, mostrandoci superpoteri e quisquilie che devono risolvere, si ride.
Ovvio.
Con le confessioni, le sparlate, le preparazioni per le grandi serate.
Ma si apprezza soprattutto il genio all'opera, la scrittura che prende perle della cultura pop tra Buffy e Twilight, mescolandola ad esempi alti come il Dracula di Coppola.
Colorato in modo decadente, geometrico come sempre e veloce come tanti altri film dovrebbero essere (grazie, Taika, per aver fatto tre film su tre della durata di 90 minuti!), What We Do in the Shadows vanta un paio di seguiti televisivi a cui ora non posso sottrarmi.
Perché stare nell'ombra non è mai stato così divertente.

Voto: ☕☕½/5


9 commenti:

  1. Questa cosa dei 90 minuti piace molto anche a me, perché quello è il minutaggio migliore, comunque su questo film mi trovi pienamente d'accordo, geniale ed originale sicuramente, però brillante certamente ;)

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    1. Facciamoglielo capire che sopra i 90 minuti è tutto in più, che poi ora sembra che nemmeno le due ore bastino. Taika su tre film ha saputo dire tutto benissimo, con originalità.

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  2. Io vorrei un amico come Stu, no, dai, meglio come Taika! Riscoprire tutta la sua filmografia è stato un gusto, un umorismo e una genialità da invidiare.

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  3. Questo che è stato il lavoro che probabilmente ha portato Waititi alla ribalta non mi ha mai attirato un granché. Non so perché. Forse perché mi dava l'impressione di un lavoro dall'impronta teatrale, boh.
    Eppure, da come ne parli, potrebbe gasarmi parecchio. Mi sa che devo recuperarlo!

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    1. Io ero convinta fosse un horror adolescenziale, ma per fortuna ci sbagliamo entrambi.
      Ha tutte le carte in regola per conquistarti, e per strappare un bel po' di risate che di questi tempi fanno un gran bene!

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