18 marzo 2020

The Peanut Butter Falcon

Feel Good Movies -2019-
Noi restiamo a casa, loro scappano

È un espediente classico dei film indie: la fuga.
Fuga dalla famiglia, dagli altri, da se stessi.
In questi giorni di quarantena forzata ma necessaria, lasciamo loro fuggire: i protagonisti di questi film.
Partiamo oggi e concludiamo Venerdì per un trittico di fughe come si deve.
Partiamo, allora, da Zak.

Chi è Zak?
È un orfano, un abbandonato per la precisione.
Lo Stato non sapendo che fare lo ha piazzato in una casa di cura per anziani.
Ma Zak non è anziano.
Ha solo la Sindrome di Down.
E così prova quotidianamente a fuggire.




Come fugge?
Dopo tentativi mal riusciti con la complicità degli anziani ospiti corrotti a suon di budini, Zak riesce a scappare grazie alla sua forza portentosa attraverso le sbarre della sua finestra, cospargendo il suo corpo di sapone per rendersi più scivoloso. Corre così per le strade e si nasconde in una barca in mutande.

Dove fugge?
L'obiettivo finale è la scuola per wrestler del suo mito: Salt Water Redneck, di cui ha consumato ogni (o facciamo pure l'unica) VHS a disposizione. Il sogno, quindi, è quello di diventare un wrestler professionista.

Aiutanti?
Il primo, il mitico Bruce Dern, suo omertoso e rivoluzionario compagno di stanza.
Il più importante: Tyler, all'apparenza l'ennesimo bifolco che passa le giornate a bere e combinare guai da cui fuggire a sua volta, in realtà un fratello dal cuore d'oro con sensi di colpa difficili da superare, che vede in Zak un amico, una spalla, non certo qualcuno affetto da una Sindrome. Che decide di realizzare il suo sogno, non avendone uno.
Infine, e inaspettatamente, Eleanor, volontaria della casa di riposo con le sue ferite nascoste, che si mette sulle sue tracce e si unisce alla fuga, complice un non così inaspettato colpo di fulmine.

Le tappe:
si passa da commessi di supermarket che capiscono l'importanza di farsi un goccio a pastori ciechi che sembrano vederci benissimo. Si arriva a quel wrestler, ovvio, ma di mezzo ci sono momenti che valgono una stretta segreta, sopravvissuti come si è all'attraversamento di un fiume, un tuffo ad altezza esagerata, una vendetta.



Chi c'è?
C'è prima di tutto lui: Zack Gottsagen, che iscritto ad un campus per aspiranti attori con disabilità ha conquistato i registi Tyler Nilson e Michael Schwartz che hanno deciso di raccontare la sua storia cambiando l'obiettivo "attore" con "wrestler".
C'è poi l'ex (si spera) cattivo ragazzo Shia LaBeouf, naturale, bravo e buono (sì, buono, ma pure senza la U) come non si vedeva da tempo.
C'è pure Dakota Johnson, pure lei all'altezza del piccolo ruolo, e poi ci sono tanti comprimari d'eccezione, da John Hawkes a Jon Bernthal passando per i wrestler professionisti Mick Foley e Jake Roberts.

Il tocco in più:
Lo dà un'ambientazione palustre, un'America vista davvero poco al cinema, che sembra uscita dalle pagine di Huckleberry Finn.
Lo dà una musica perfetta a raccontare queste paludi, e la dolcezza del film in sé.
Lo danno gli accenni, per brevi sogni, piccoli tatuaggi, del passato degli aiutanti di Zak.
Lo dà un finale, lieto in parte, sospeso e aperto, capace di commuovere.

Voto: ☕☕½/5


4 commenti:

  1. È molto carino, ma davvero mi è parso sempre la solita cosa. Tant'è vero che non ho mai trovato lo spunto né la voglia per parlarne. :(

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    1. Di questi tempi però anche se la storia è sempre quella, avevo bisogno di un film così. Anche perché non troppo buonista, non ruffiano. E il rischio di cascarci era alto.

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  2. Ogni volta che un film che in qualche modo ha a che fare con il wrestler mi piace, resto sconvolto. :)
    Per fortuna qui è solo un piccola parte di una storia che sa come farsi volere bene. Bene così.

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    1. Diciamo che questo film unisce il lato fordiano del wrestling al lato cannibale di una storia indie di formazione. Potreste averlo scritto voi due, anche se magari il casting sarebbe stato diverso, meglio J.Law di Dakota, immagino.

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