A San Valentino ogni film romantico è carino.
Storpiamola così questa rima, per giustificare le visioni leggere e zuccherose che nel weekend appena trascorso ci si è concessi.
Commedie amorose a target o con protagonisti adolescenti, che però non solo melensi e non così banali sono.
Un po' a sorpresa, c'è da ammetterlo.
Da innocente commedia romantica che omaggiava i grandi classici di John Hughes, a seguito senza ragione d'essere colmo all'inverosimile di cliché.
Cos'era successo alla formula magica di To all the boys I've loved before?
Si era piegata al fanservice?
Si era riciclata senza troppa inventiva, mettendo di mezzo gelosie, passati ingombranti e quel momento di una coppia che poco interessa, dopo l'avvenuto sigillo del "sì, stiamo insieme"?
La sensazione, con P.S. Ti amo ancora, era questa.
Con il pubblico più giovane felice anche solo di ritrovare il beniamino Noah Centineo, il resto parecchio scontento della piega presa.
Il terzo capitolo di quella che stava per diventare una trilogia, sembrava un azzardo: ma come, ancora? Basta così, grazie.
E invece, nel weekend di San Valentino che concede di essere un po' più inclini alle smancerie, Tua per sempre è arrivato su Netflix, facendosi trovare in gran forma.
Sarà che ad essere rappresentato è l'ultimo anno di liceo di Lara Jean e Peter, sarà che di mezzo ci sono decisioni da adulti da prendere come la scelta dell'università o sarà che la crisi di coppia questa volta è interna -e quindi più interessante, più profonda-, tutto sembra essere tornato sui giusti binari.
Le parentesi a Seoul e a New York sono stucchevoli al punto giusto, sono cartoline delle città che rendono più difficile il nostro stare a casa, ma tra una gita, un ballo di fine anno e un matrimonio c'è spazio per affrontare quei temi tanto cari all'attualità di oggi sul destino di una giovane donna emancipata, sul punto di vista privilegiato del maschio e pure sulla sessualità che tra lo stupore di "nessun adolescente si comporterebbe così in preda agli ormoni", fanno sospirare all'idea che nel mondo possano esserci questi bravi ragazzi lontani dai social e dal bullismo.
Edulcorata e zuccherosa, romantica e instagrammabile in ogni sua scena, questa terza parte è la conclusione perfetta di una storia d'amore perfetta, che dà speranza ai cuori solitari o che fa tenerezza a quelli già accoppiati.
Nel suo essere vintage, nel suo essere retrò, l'omaggio a Hughes è ancora vivo, buttando in mezzo altri titoli cult che è un piacere scovare.
E se si hanno dubbi sul pubblico di riferimento, se ci si crede troppo "grandi", tra una Bambola di Betta Lemme e le BLACKPINK, sbucano gli Oasis e le Spice Girls.
Chiamali, se vuoi, contentini per gli adolescenti cresciuti.
Voto: ☕☕☕/5
The Map of Tiny Perfect Things - PrimeVideo
Siamo finiti nel loop dei film sui loop?
Probabile.
È arrivato prima Palm Springs o The Map of tiny perfect things?
A livello di distribuzione vince il primo, a livello di idea, chissà chi si è ispirato a chi, o se il caso ha voluto che in un anno che ci vede bloccati in una quotidianità quanto mai statica, pure i film parlino di situazioni da cui è difficile uscire.
Ma per chi i film sui loop li vedrebbe in loop, ben venga.
Non siamo ad un matrimonio nel mezzo del deserto californiano, ma siamo in una piccola cittadina di cui ormai Mark sembra conoscere ogni segreto.
Allo scoccare della mezzanotte, infatti, Mark si risveglia nello stesso giorno, ed ha imparato ormai a divertirsi aiutando gli "zombie" che gli stanno attorno, che non sanno di vivere sempre la stessa giornata.
Il suo obiettivo è quello di conoscere e conquistare una bella sconosciuta, è forse questo l'unico modo per andare avanti: il vero amore?
Ne sembra convinto, finché non si imbatte in Margaret, pure lei è lì, bloccata.
Ma lei non sembra volersene andare e nemmeno condividere l'esperienza, e allora, se sei dentro un tunnel, arredalo.
E così fanno, collezionando quei momenti perfetti, quei momenti di trascurabile felicità per dirla alla Francesco Piccolo, che accadono senza che nessuno se ne accorga. Il planare di un'aquila, l'attraversamento di una tartaruga, l'entusiasmo dei bambini per luci che si accendono.
Anche qui, gli adolescenti sono sui generis.
Sono profondi, non sono guidati dagli ormoni e anche quello che sembra l'uomo alfa, capisce di non essere il protagonista della storia.
L'illuminazione arriva dopo una parentesi quasi troppo ripetitiva che appesantisce il minutaggio già risicato del film, condizionando la visione e il giudizio complessivo, lontano dalla freschezza e dalla genialità di Palm Springs.
Correndo veloci verso un finale tra lo scontato e il non troppo logico, questa mappa riesce comunque a farsi apprezzare.
Se i protagonisti Kyle Allen e Kathryn Newton sono emergenti costanti di cui sentiremo ancora parlare, un appunto lo farei sul costumista, su chi ha curato la colonna sonora a cui manca la grinta.
Altri piccoli nei di un film che nel suo appartenere al genere, brilla meno intensamente di altri, ricordando anche l'episodio a tema di Tales from the Loop -giusto per ripeterci.
Ma è ancora lontano il momento in cui ci si stancherà di un genere che sa sempre reinventarsi e omaggiare a dovere chi è venuto prima, aprendo questa strada.
Per nostra fortuna, il loop dei film sul loop non si potrà mai dirsi esaurito.
Voto: ☕☕½/5
Visto soltanto il secondo, che ho trovato dolce e carino.
RispondiEliminaDell'altro sono fermo al primo della serie. Magari Proseguo!
Potresti saltare senza problemi il secondo, a parte la relazione paterna che nasce, poco succede se non tirarla per le lunghe e infarcire tutto di cliché. Il finale di trilogia per fortuna si risolleva, nel suo romanticismo adolescenziale.
EliminaConfermo: Palm Spring non se batte. Ma questa mappa di piccole cose tessute insieme in una giornata looppata all'infinito, alla fine commuove e lascia piacevolmente intrigati, Sicuramente più del loop di Malcolm & Marie (te la do, non te la do, te la do, non te la do)
RispondiEliminaAhahah, due film impossibili da paragonare però, nei loro loop: uno che cerca la magia, l'altro di uscire da un litigio infinito.
EliminaLa mappa si difende bene, l'avrei alleggerita di qualche ripetizione, perché il finale è davvero bello.
Il terzo film della saga di To All the Boys mi ha abbastanza deluso, come già il precedente. Avrei preferito che avessero dedicato degli spin-off alla migliore amica o alle sorelle della protagonista, visto che la storia di loro due per quanto mi riguarda poteva benissimo chiudersi con il primo film.
RispondiEliminaNoah Centineo poi spero trovi presto un ruolo da cattivo ragazzo, altrimenti rischia di rimanere intrappolato per sempre nella irrealistica parte del fidanzatino troppo b(u)ono per essere vero.
The Map of Tiny Perfect Things invece per quanto mi riguarda è (quasi) perfetto.
Non so se ha influito il bisogno di romanticismo, ma nel suo raccontare una storia più adulta per quanto teen e che andasse oltre il "vissero per sempre felici e contenti" è riuscito a piacermi anche questo terzo capito. Quanto a Centineo, lo vedremo presto nei panni striminziti di He-Man, è un fidanzato ideale pure lui?
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