18 giugno 2022

Lightyear - La vera storia di Buzz

Andiamo al Cinema

1995, un bambino di nome Andy va al cinema, si innamora di un film epico e spaziale e per Natale riceverà il giocattolo ispirato a quel film.
Quel film, è Lightyear - La vera storia di Buzz.
Nel mio cercare di rimanere all'oscuro di tutto, ero rimasta all'oscuro anche all'idea alla base di questo spin-off/prequel/reboot.
Il fatto di non appartenere a nessuna di queste etichette, almeno se si pensa dentro all'Universo di Toy Story.
Il Buzz che vediamo, non è il Buzz giocatolo che diventa amico di Woody, è il protagonista di un film, il film che ha ispirato quel giocattolo e parte della sua personalità.
Il cambio di doppiaggio (in originale Tim Allen lascia il testimone a Chris Evans) sottolinea il tutto.
Fatto pace con questo, si può andare verso l'infinito e oltre.


Verso un'avventura che prevede un lunghissimo arco temporale da coprire, con anomalie del tempo percepito come in Interstellar, e un'avventura che è una fuga da un mondo che non si è riesce a sentire casa, un senso di colpa troppo forte per fermarsi, il voler essere l'eroe senza macchia e senza aiuti che risolve la situazione.
Sì, insomma, tipico di Buzz.
Un personaggio modellato con gli eroi americani in mente, a partire dalla mascella prominente.
La differenza, allora, la fa una sequenza iniziale al cardiopalma, un lungo montaggio di missioni fallite e infine la squadra con cui si ritrova a dover collaborare per riuscire a completarla davvero, la missione.
A partire da un gatto robot adorabile come sanno essere i gatti, arrivando a quelli che non sono certo materiale per Space Ranger, ma tra goffaggine, ansie da prestazione e follia dinamitarda, si rivelano essere i compagni giusti per sconfiggere il temibile Zurg.
Sì, Zurg.


Con aspettative inesistenti, in questa avventura spaziale molto più coinvolgente di uno spin-off di Star Wars (ogni riferimento all'ultimo episodio, ma mettiamoci pure a tutta la miniserie Obi-Wan Kenobi non è casuale) ho sguazzato che è una meraviglia.
I riferimenti alle Guerre Stellari di Lucas si sentono un po' ovunque, ed è forse un modo per la Disney per continuare a battere cassa e coinvolgere nuovi giovani fan nella saga.
Ma tra ostacoli, compagni di merenda (di panino, pardon) folli al punto giusto, avventure dentro le avventure e la fedeltà verso una famiglia e poi verso un cognome, sono riuscita a commuovermi in più punti.
Senza contare una Disney che non si nasconde più dietro un dito facendo velati riferimenti, ma aprendosi completamente alla comunità LGBTQ+.


Vero è che la morale facile facile, l'arco narrativo di Buzz con la relativa crescita e ammissione degli errori sono a prova di bambino, più che per adulto.
E vero che questo film originale mette in secondo piano la serie Buzz Lightyear da Comando Stellare che proprio come Chip & Ciop - Agenti Speciali allietava i miei sabato pomeriggio sul Disney Club, ma alla fine, tornare bambina, tornare a certe avventure rocambolesche in cui un gatto salva continuamente la situazione, non è magia?
Una magia che passa di generazione in generazione, in un cinema in cui genitori e figli condividono la stessa passione per Buzz. 
E per lo Spazio.
Sì, Andy lo capisco bene.
Anche se probabilmente avrei preferito ricevere un Sox per Natale.

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Considerando che non sono un fan né della saga di Toy Story né di quella di Guerre stellari, per me questo film rappresenta un enorme rischio.
    Ma partendo da aspettative molto basse, di recente la Disney ha anche saputo sorprendermi in positivo, quindi chissà...

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    1. Nella sua semplicità e nella sua gattosità potrebbe stupirti. Non siamo ai livelli di Toy Story, cuore di pietra, ma era un po' che al cinema non ero così presa da un film. Merito della nuova generazione tra il pubblico, anche.

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