22 giugno 2022

The Colour Room

Andiamo al Cinema su Sky

Clarice Cliff è una ceramista tra le più conosciute.
E la domanda nasce spontanea:
Com'è che mi sono messa a vedere un film, inglese, su una ceramista? 
Uno di quei film che li vedi e che sai già cosa aspettarti. 
Un biopic di classe, e strutturato classicamente:
- un inizio tra grande ispirazione ed ostacoli che remano contro, di costume -in un'industria maschile- e di famiglia bisognosa -che i suoi colpi di testa non se li può permettere-;
- un secondo atto dove quell'ispirazione porta al momentaneo successo, a una linea creativa che non si esaurisce, che coinvolge e che ammalia anche il suo capo; 
- un terzo tempo che deve fare i conti con gli ostacoli più seri, amorosi ed economici, di una società che giudica e di industriali poco propensi alle novità;
- infine, una risoluzione romantica che porta al lieto fine. 


Insomma, un film classico dei più classici, ambientato nel classico mondo della ceramica dove poco si rischia, dove la litografia e i decori leziosi hanno la meglio su linee ardite e gioiose.
Quelle che Clarice vorrebbe iniziare a vendere, puntato sulla novità, sulla creatività, invece che sulla qualità di una tecnica senza sbavature.
Un biopic che essendo classico, è sorretto dal solito ottimo cast, capitanato da una Phoebe Dynevor che i più conoscono per la serie Bridgerton e di cui ho potuto apprezzare la bellezza senza tempo e l'entusiasmo con cui interpreta una donna che classicamente si definisce avanti con i tempi.
E il solito bellissimo Matthew Goode, in un ruolo che sarebbe stato bene anche a Benedict Cumberbatch, che mi immagino invece alle prese con Louis Wain, di cui The Colour Room sembra una copia al femminile e femminista, con meno gatti.


Ma dicevamo, com'è che mi sono messa a vedere un film su una ceramista che non prometteva altro che classicità? 
Perché alla fine, nella ceramica classica, lavoro. 
Non il lavoro dei sogni, non quello che desideravo, ma quello che mi sostiene, che mi aiuta a pagare un mutuo e di cui alla fine vado fiera. 
Ceramica classica, che più classica non si può, in stile Capodimonte, e pure in foglia oro, che con questo caldo non è facile maneggiare.
Quindi, conoscere meglio come certa ceramica è nata, come una certa industria si è mossa e poco è cambiata, vedere un film in cui non stupiscono miscele di colore, stampi e modellatori, rende un po' fieri del lavoro che non si è scelti. 


E nei miei esperimenti natalizi, in quelle creazioni tutt'altro che classiche con cui decoro la casa e sorprendo gli amici, mi sento una Clarice in erba.
Lontana dal suo sapersi muovere senza paura fra più reparti e mansioni, senza il suo successo e senza un Matthew Goode al fianco, ma con un estro che rende meno classica la visione di certi film, certa ceramica, e in fondo, pure il lavoro che si fa.
Nella speranza, chissà, di avere la sua fortuna.
La sua bravura.

Voto: ☕☕½/5
Per sbirciare dove lavoro QUI

4 commenti:

  1. Per la classicità l'avevo scartato, e così rimarrà.

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    1. Resta una visione molto piacevole, se poi nella ceramica ci lavori, è una bella rappresentazione di tempi non troppo diversi da oggi.

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  2. Considerando che io nella ceramica classica non ci lavoro, e sperando che tu non me ne voglia, me lo risparmio tranquillamente. ;)

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    1. Gli zii confermano: gli addetti ai lavori lo apprezzano, gli altri troveranno solo una storia classica e poco originale. Puoi passare oltre.

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