Immaculate

Andiamo al Cinema

Sydney Sweeney, Benedetta Porcaroli e Simona Tabasco suore in un convento italiano con Alvaro Morte a fare da anfitrione.

No, non è l'inizio di un film erotico.

Mi spiace interrompere le fantasie di molti spettatori, che è vero che Sydney si è fatta apprezzare per altre (due) doti prima che per la recitazione... Insomma, c'è voluta una stagione e più per far dimenticare quelle doti e concentrarsi sull'evoluzione di un personaggio complesso e complessato come quello di Cassie in Euphoria, ma alla fine la bionda ce l'ha fatta.

Qualche horrorino in cui riconcedersi senza veli, e poi il grande successo grazie a una commedia romantica dove far ridere (o almeno sorridere) nonostante quel corpo ed eccola pronta a farsi produttrice.

Perché Immaculate, il film che la vede in castigati abiti da suora che pure per i carabinieri italiani sono uno spreco, l'ha prodotto lei, dopo che era salita a bordo del progetto nel 2014 ma che senza fondi si era arenato.

Riunisce lo sceneggiatore, assolda il regista Michael Mohan che è lo stesso di The Voyeurs, ed eccola arrivare in Italia, spedita dall'America, in un convento che mostra regole rigide e antipatie evidenti fin da subito.

No, non siamo in un film erotico e cos'altro può essere ambientato in un convento se non un film horror?

Esatto.

E quindi abbiamo suore sinistre che perdono la memoria, che portano segni di bruciatura ai piedi, abbiamo un'immacolata concezione e la venerazione da parte di tutte di Suor Cecilia, meno che Suor Gwen, l'amica che sente puzza di bruciato ma a cui non viene permesso di mettere più bocca.

Ma non facciamoci ingannare dai nomi, che Gwen è italiana, ed è una annoiata Benedetta Porcaroli, e Cecilia, beh, è Sweeney ovviamente.

Dopo l'inizio idilliaco e i primi sospetti, inizia una spirale che porterà Cecilia a capire la verità e a lottare con le unghie e con i denti.

La discesa verso l'horror è servita ma non si tratta di jumpscare o di strani mostri che escono dal ventre, più di tensioni e ossessioni.

L'ambiente aiuta a creare l'atmosfera, e il convento è scenografico nella Chiesa, nelle catacombe e perfino nel bagno.

La fotografia di Immaculate fa sentire patrioti di fronte alla bellezza di icone, edifici e stucchi che gli americani ci invidiano.

E che stride amabilmente con la girandola di fuoco, sangue e rabbia via via fuori controllo.

Se vien da dire niente di nuovo nel campo della trama, poco originale, in parte pure buffa, Sweeney si impegna a farci capire che sa recitare anche con quello sguardo spaesato, anche con il pancione e ce lo urla a squarciagola in un finale claustrofobico e liberatorio assieme.

Non male, per una che vuole farsi strada.

Non male per un film che poco spaventa ma che sa mantenere l'atmosfera tesa, accattivante e sinistra senza perdersi.

Voto: ☕☕½/5