Mondo Serial
Ultime serie TV dell'anno di cui parlare prima di essere travolti dalle liste.
Tra misteri e indagini, complotti tanto folli quanto geniali:
Down Cemetary Road
Il Caso: un incendio in un quartiere artistico di Oxford e una bambina salvata ma di cui si perdono le tracce in ospedale. Cosa c'è sotto? Un affare intricato che tocca la politica e l'esercito, mentre quella bimba viene nascosta e spostata e protetta malamente. Cosa c'è dietro?
Chi Indaga: inizia ad indagare Sarah, moglie infelice e personalità complicata con molti sospetti, tanti da convincere l'investigatore privato Joe a interessarsi del caso, ma proprio da Sarah verrà trovato il giorno dopo con i polsi tagliati in un maldestro tentativo di simulare un suicidio. Chi c'è dietro? Indaga così anche la moglie di Joe, cinica e senza peli sulla lingua in una caccia tra gatti e topi che coinvolge politici di alto livello, spietati sicari dell'esercito e che le porterà fino in Scozia.
Chi c'è: c'è Ruth Wilson sempre intensa, sempre brava, e c'è Emma Thompson, perfetta nel ruolo duro e stiloso di investigatrice privata che non le manda a dire. Ci sono poi l'aiutante Nathan Stewart-Jarrett che spezza il cuore e i cattivi Darren Boyd e Fehinti Balogun, ma soprattutto c'è la penna di Mick Herron la stessa di Slow Horses e un po' si sente. Nei toni che non sono mai drammatici, nelle svolte imprevedibili e nell'umorismo nero che prende il sopravvento anche in mezzo alla tensione.
Funziona? In parte, perché ci sono anche delle differenze rispetto alle indagini di Lamb e c'è una certa confusione iniziale tra interessi esagerati, prove fortuite e un caso che solo lentamente si presenta chiaro.
Funzionano i personaggi, quello sì, e già si parla di nuove stagioni con Emma Thompson a rivestire i panni -di pelle- di Zoë Boehm.
The Chair Company
Il Caso: Willian Trosper durante la più importante delle conferenze della sua carriera in cui deve illustrare i piani di lavoro di un centro commerciale, cade dalla sedia. O meglio, precipita, con questa che cade a pezzi. Cosa c'è dietro?
Chi Indaga: William Trosper stesso, umiliato e che vuole trovare un senso alla sua umiliazione che finisce in una spirale complottista contro una società che produce quelle sedie e che sembra fittizia e nascondere chissà quali segreti. Con lui Mike Santini che prima lo picchia assoldato per tenerlo buono, poi passa dalla sua parte cercando di ricostruire tramite indizi sempre più assurdi chi c'è dietro e cosa nasconde.
Chi c'è: c'è Tim Robinson e già questo spiega molte cose. Comico di quella comicità che crea imbarazzo e disagio è perfetto nel ruolo dell'uomo comune, del padre di famiglia apparentemente perfetta, che perde la testa e trova complotti ovunque e cerca di risolverli. Urla, si agita, le sbaglia tutte e crea solo disagio e imbarazzo, ma anche questo è il suo bello.
Funziona? Decisamente sì, dopo The Rehearsal non credevo di trovare un'altra serie TV assurdamente geniale. Qui siamo dalle parti della finzione e del prendersi gioco dei complottisti da tastiera, creando una trama che non si sa mai dove andrà a parare mostrando mondi e umanità così vari da rendere la visione un'esperienza folle. Una seconda stagione è già stata confermata e dopo un finale più assurdo e più geniale che mai, era il minimo.
The Lowdown
Il Caso: Dale Washberg fratello del candidato governatore dell'Oklahoma, si suicida, creando scompiglio in famiglia ma anche un certo senso di liberazione visto il suo essere diverso. Tradito da una moglie proprio con quel fratello, amico e invaghito di un giovane nativo americano lascia lettere nascoste e pure un testamento che potrebbe cambiare tutto, facendo pensare che forse forse non si tratta di suicidio.
Chi Indaga: Lee Raybon, proprietario stropicciato e farfallone di una libreria di libri usati ma anche giornalista investigativo che della famiglia Washberg è interessato e ovviamente oppositore. È lui a credere a un lavoro su commissione che coinvolge i neonazisti dell'Oklahoma per fare fuori la pecora nera che era Dale. Lo aiuta una varietà colorata di amici, che vanno dai redattori delle riviste per cui lavora, un antiquario con le mani lunghe, guardie di sicurezza incapaci e una guardia del corpo con una propria coscienza e pure la figlia che cerca di conoscerlo meglio e vorrebbe stare più con lui ora che la madre ha un nuovo fidanzato che gli spezza il cuore.
Chi c'è: c'è un Ethan Hawke in formissima, stropicciata, certo, piena di cicatrici e lividi, di capelli improponibili e improponibili mise mentre si aggira con il suo van bianco alla ricerca di indizi. Ma è una naturalezza da applausi.
Ci sono poi Kyle MacLachlan sempre perfetto nel ruolo dello stronzo, Keith David che mette in scena il più comico degli inseguimenti, la comparsata perfetta di Peter Dinklage e Tim Blake Nelson vittima e voce narrante. Ma c'è soprattutto Sterlin Harjo alla creazione e alla regia e se vi chiedete chi è, è il creatore di quella Reservation Dogs insignita serie TV dell'anno nel 2023, che mantiene un ritmo frenetico, episodi geniali, personaggi unici.
Funziona? Sì, nel suo essere non solo crime, nel mettere in luce i tanti malaffari di una cittadina come Tulsa apparentemente anonima, nel mostrare e nel divagare e nel vaneggiare di uno scrittore i tanti universi che si possono scontrare. Folle ma sensato, denso ma sempre divertente, ha una scrittura fresca, dei personaggi ben caratterizzati a dare vita a un caso magari piccolo, ma molto appassionante. Come un romanzo pulp, da poche lire, spese bene.
Voto: ☕☕☕½/5



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