Ci si prova da sempre a far rivivere quel mito
intramontabile che fu Marilyn Monroe. L’attrice icona del cinema, ormai resa
immortale da segreti, amanti e una morte misteriosa, conta numerosi film copia
e ancora più numerose sosia. Ci voleva ordine, e soprattutto eleganza. E così c’ha pensato una squadra all british, il regista Simon Curtis e il produttore de Il discorso
del re, trasportando a Londra la diva in quella che è stata la tormentata produzione
de Il principe e la ballerina ad opera del grande Laurence Olivier. Il dietro
alle quinte del film mostra finalmente una Marilyn reale, bella e fragile,
consapevole del suo ruolo di bomba sexy ma incapace di accettarlo, combattendo
quindi strenuamente per far brillare prima di tutto il suo essere un’attrice. La
storia, vera, è tratta dal romanzo di Colin Clark, che a sua volta parte dai suoi
diari dell’epoca in cui, giovane ventitreenne, divenne il terzo assistente alla regia del film. In questa veste ebbe modo
di entrare finalmente a contatto con il mondo del cinema a cui tanto ambiva, ma
soprattutto di avvicinare la grande stella e diventarne insperabilmente amico,
aiutante e amante.
Il film ruota tutto attorno a questa situazione, con la
troupe che deve subire i capricci della diva Marilyn, con Olivier attratto
dalla sua bellezza ma al tempo stesso in forte scontro con il suo metodo di
lavoro… nella realtà come nella finzione quindi, tutto sta sulle spalle di
Marilyn/Michelle Williams, che regala un’altra splendida performance che l’ha
portata alla sua terza nomination all’Oscar in pochi anni. La Williams, seppur
lontana dalla fisicità e dalla luminosità della Monroe, grazie ad un trucco
strategico e ad un’interpretazione finalmente vera e lontana dai cliché (che
qui appaiono proprio per svelare la vera personalità tormentata che stava
dietro la maschera) porta sullo schermo la Marylin più onesta, nel privato come
nel lavoro, incantando.
Il fascino di un film come questo sta tutto qui: riportare l’aura
di un tempo, trasmettere il respiro di un’epoca passata non solo attraverso un’attenta
rielaborazione di luoghi e costumi, ma anche attraverso scelte stilistiche che
proprio alle commedie leggere degli anni ’60 fanno riferimento. Gli attori,
tutti straordinariamente bravi -da Kenneth Branagh/Olivier a Julia
Ormond/Vivien Leigh e Judi Dench/Sybil Thorndike- si calano nei loro ruoli alla perfezione,
rendendo ancora più splendente la luce della stella di Marylin. Rivederla sullo
schermo, per quanto fugacemente e con una storia di per sé semplice, è la vera
magia che ci regala questo film.
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