31 agosto 2016
Venezia 73 - La Luce sugli Oceani
Inutile negarlo, se c'era un motivo per aspettare questo film, erano loro, la coppia del momento: Michael Fassbender e Alicia Vikander, belli e impossibili, che proprio su questo set si sono innamorati.
Scrutarne le emozioni, indagare su quei sorrisi, quelle fossette, quegli sguardi pieni di sentimento fa mescolare realtà e finzione, e dà a The Light Between Oceans una ragione d'essere diversa da quello che racconta.
E cosa racconta?
Racconta dell'amore, e del dramma, di una coppia negli anni '20, nei pressi di Albany. Lui, sopravvissuto alla Grande Guerra, provato dai morti visti, da quanto provato, trova rifugio come guardiano di un faro in un'isola minuscola e solitaria, una vedetta tra due oceani che si scontrano.
Prima di partire però, fa innamorare di sè la bella e giovane Isabel, sorella che sorella non si può più chiamare, dopo che ha perso i fratelli nella stessa guerra.
Scocca la scintilla, la si alimenta via posta, con quell'oceano a dividerli, ci si sposa e come è naturale si prova ad avere dei figli. Ma le cose non vanno come dovrebbero andare, non una ma ben due volte, e incapace di sopravvivere al dolore, di accettare quei due aborti, Isabel troverà in una barca arrivata dagli oceani, la salvezza, una bambina da crescere e accudire, una figlia.
Non mi dilungo oltre sulla trama, dove altri drammi, altro dolore sono in agguato.
Il tutto in 133 minuti che spossano e stancano, in una trama che nonostante il minutaggio si fa condensata, a cui manca il respiro che -si sente- il romanzo di M.L. Stedman probabilmente ha.
Derek Cianfrance casca quindi nello stesso errore di Come un tuono, avvincendo in una prima parte romantica dove non si sa se invidiare più Alicia o più Michael, per poi perdersi in lunghe sequenze, in pesanti flashback.
Ed è un peccato, perchè quella coppia di belli e impossibili insieme fanno scintille, una gara di bravura che anche il trucco non nasconde, e che è sostenuta da un' altrettanto brava Rachel Weisz.
Ma se la reazione, quando arrivano i titoli di coda dopo l'ennesimo tramonto sul mare, è quella di tirare un sospiro di sollievo, significa che non tutto è andato per il verso giusto.
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Peccato, peccato... Come sai, ci puntavo, ma comunque lo aspetto con una certa curiosità. Da uno come Cianfrance (di cui, però, Come un tuono mi manca sempre), mi aspettavo che asciugasse il troppo: in un romanzo di 400 pagine, diluito in una settimana di lettura, posso tollerarlo con più facilità.
RispondiEliminaLi rivediamo i tre nella stagione dei premi, che mi dici?
Asciuga ma appesantisce, sembra non finire mai. Non so se sarà un film su cui punteranno i riflettori quelli dell'Oscar, i tre son bravissimi ma as avere più possibilità forse é la Weisz come non protagonista.
EliminaLa reazione di voi critici a Venezia non è stata molto buona.
RispondiEliminaVedremo poi cosa ne penseremo noi semplici spettatori... ;)
Uhm... Potrei definirlo un Via dalla pazza folla in maternità per sensazioni e pesantezza e per bravura dei protagonisti nonostante tutto. Vedremo ;)
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