Di fronte ai bestsellers sono sempre diffidente.
Non che sia mai stata fregata, anzi, credo sia colpa del mio spirito indie, dell'etichettare tutto ciò che in molti apprezzano, come qualcosa troppo alla moda per me, troppo commerciale.
Per questo ho scoperto tardi Zafón.
Per questo, a chi me lo consigliava, alle classifiche che lo adoravano, alle amiche che lo leggevano aspettando religiosamente un nuovo racconto, rispondevo "No, grazie. Ho di meglio."
Stessa cosa mi era successo con La solitudine dei numeri primi.
Stesso successo, stessa acclamazione.
Io titubante.
A cambiare il tutto, un regalo.
Quello fatto su richiesta di mia madre a mia madre, per Paolo Giordano, quello ricevuto, per caso, in ritardo, per L'ombra del vento di Zafón.
Il risultato?
Entrambi, in periodi diversi, li ho divorati in 3 giorni 3.
Troppo presa dalla storia, in un momento particolare in cui rifugiarmi tra quelle pagine, troppo desiderosa di scoprire cos'altro può succedere, dove quei misteri, tra le vie gotiche di Barcellona, portavano.
Mettendo da parte La solitudine..., letto veramente troppo tempo fa ma di cui ricordo quella malinconia avvolgente che si sposava alla perfezione con la mia, di malinconia, torno a quella serie chiamata de Il cimitero dei libri dimenticati di Zafón, che trasporta nel magico mondo dei libri, quello polveroso e dall'odore riconoscibile, quello di personaggi dai nomi bellissimi (Daniel, Julian, Beatriz) che diventano veri e propri amici.
Finita, divorata, quella trilogia, che è stato colpo di fulmine anche per un giovine che causa libri sbagliati e giusto un po' pesanti (Breve storia del tempo di Hawking, I principi d'Irlanda di Edward Rutherfurd) dalla lettura si era allontanato, ho iniziato una nuova trilogia, che trilogia però non è.
Il tema comune, la nebbia, le sensazioni simili di thriller, mistero e strane presenze, hanno fatto racchiudere insieme tre libri che non sono però legati tra loro.
Sono i primi scritti dallo stesso Zafón, quando ancora scriveva letteratura per ragazzi, rimasti invischiati per anni da diritti di pubblicazione e poi finalmente liberati per trovare un nuovo successo, universale.
Questa volta, però, il mio fiuto indie ha fiutato la mezza sòla giustamente.
Per quanto pensato non solo per dei ragazzini, Il principe della nebbia ha tutti i difetti e le ingenuità di quella letteratura, con protagonisti tratteggiati velocemente, l'azione che entra subito nel vivo, senza troppa preparazione.
Si va di fretta, e tra il trasferimento di Max e la sua famiglia in un paesino in riva al mare e la conoscenza di un mistero che avvolge la loro nuova casa e il suo nuovo amico Roland, passa davvero troppo poco tempo, di mezzo, ovviamente, l'amore che sboccia tra Roland e la sorella di Max, Alicia, e una storia, un passato, tanto misterioso quanto assurdo. Siamo dalle parti del fantasy, della nebbia che avvolge un essere sconosciuto e mefistofelico, che torna, ovviamente, proprio e solo quando Max arriva in città, chissà perché.
Ho faticato, come si capisce, ad appassionarmi, ho faticato a mandar giù uno stile che mi sembrava ancora acerbo, troppo ripetitivo e meno diretto, più intento a voler trasmettere una certa sensazione che non a raccontare in modo più fluido quanto accadeva.
Il finale, poi, mi ha deluso ancor più, felice non fosse il più classico dei lieti fine ma anche piuttosto indispettita dalla risoluzione.
Certo, i brividi ci sono stati, remore di quel Don't Blink di DoctorWhoiana memoria, e già provata da visioni thriller al cinema, non ho trovato pace tra queste pagine, dove anche i colpi di scena più telefonati, fan spauracchio.
Ma Zafón, come in Marina, ma peggio di Marina, è distante dal suo meglio.
Vedremo, settimana, prossima, se saprà risollevarsi con Il Palazzo di Mezzanotte.
Marina mi era piaciuto molto - soprattutto per il finale -, questo così così.
RispondiEliminaConsiderato che ha vent'anni e passa e che nasce come libro per giovanissimi...
Godibile. :)
Godibile sì, ma a tratti mi ha anche irritato. Sarà che dopo quell'exploit sorprendente, mi aspetto sempre grandi cose da Zafon.
EliminaIo resto troppo indie per i bestsellers.
RispondiEliminaA parte Hunger Games... :)
Hunger Games è mooolto più commerciale di Zafon, se ci sono cascata io, dopo Katniss puoi cascarci anche tu :)
EliminaHo un bel po' dei suoi libri, ma effettivamente ho letto solo L'ombra del vento, che comunque ho divorato. Forse è meglio se mi decido a godermi anche gli altri.. XD
RispondiEliminaVedrai che il resto del Cimitero dei libri lo divorerai, il resto si fa comunque leggere che è un piacere, nonostante i difetti dell'età.
Elimina