Ormai non è nemmeno questione di aspettative con Tim Burton.
Si sono abbassate, gradualmente, senza più quei tonfi, ma prendendo atto che una certa magia è sparita.
Lui ci riprova, ovvio, e sembra avere ancora una volta tutte le carte in regola per tornare sulla buona vecchia strada del fantasy dark con cui abbiamo imparato ad amarlo: una casa speciale, fuori dal tempo, composta da ragazzini speciali, con poteri speciali, speciali diversità, un'anfitrione, una padrona di casa molto burtoniana e molto bella come solo Eva Green potrebbe essere, una serie di avventure e disavventure da affrontare insieme, non ultimo l'amore, a condire il tutto.
Potrebbe non essere la saga di Ransom Riggs meno burtoniana?
E difatti, le prime immagini, il primo trailer, le location, i vestiti e il trucco, fanno ben sperare.
Ma ormai, le aspettative si sono abbassate e la guardia è ben alta.
La si abbassa, felici, sognanti, di fronte a una prima parte in cui quella vecchia magia, quel fantasy, rivive per noi.
Complice un inizio in cui di magico c'è poco, immerso com'è nel sole della Florida, un protagonista come Asa Butterfield che cresce un gran bene, e un lutto da elaborare che lo porta fino a una sperduta isola del Galles, dove ripercorre le tracce di quel nonno che non c'è più, che nascondeva segreti dentro le favole della buonanotte, e li trova, in carne e ossa e denti in più, forza in più, peso in meno, lì, nella casa di Miss Peregrine, che tutto sa predire, tutto sa analizzare.
Perché quella casa è chiusa in un anello temporale, è sempre il 3 settembre del 1943, ancora e ancora, a protezione di chi potrebbe insinuarsi in quell'anello, umani non in grado di capire, strani esseri -spiriti vacui- che vogliono occhi, vogliono vite, seminando la morte.
Tutto bene fino a qui, qualche mistero, qualche situazione buffa, un'ambientazione da sogno e una buona caratterizzazione dei personaggi, con Jake che s'innamora del peso piuma di Emma, con la Green che lascia loro spazio, di fatto, mai protagonista.
E ci si chiede se davvero non ci stia riuscendo, Tim, a risalire la china, un piccolo nuovo miracolo dopo lo sporadico e nostalgico Frankenweenie.
Ma tutto cambia, entra nel vivo l'azione, gli inseguimenti, i piani per fermare un Samuel L. Jackson tanto, troppo sopra le righe, quando i bambini speciali si mettono insieme per fermare quegli spiriti vacui una volta per tutte, scappando dal loro anello, prendendo navi affondate.
E così, tra una scena d'azione dai pessimi effetti speciali e la pessima colonna sonora che mette a repentaglio gli effetti convincenti e la musica da pathos usati fin'ora, tra scontri in cui manca il tempismo, manca la mira, manca la solidità, con cattivi che risbucano al momento giusto, scelte azzardate e mai efficaci, tutto quello che si è costruito si sgretola davanti ai nostri occhi, neanche fossero rintoccate le 21.08 del 3 settembre 1943 a rimangiarsi tutto.
Si prosegue stancamente verso un lieto fine accelerato e in barba ai paradossi temporali, si prosegue senza più quella magia, che ha voluto fare i patti con la modernità.
Le aspettative, che non c'erano, erano basse, ringraziano.
La delusione cocente, perlomeno, è evitata.
Regia Tim Burton
Sceneggiatura Jane Goldman
Musiche Michael Higham, Matthew Margeson
Cast Eva Green, Asa Butterfield, Ella Purnell, Samuel L. Jackson
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Dark Shadows, Alice in Wonderland, Pan
Carino, ma senza magia.
RispondiEliminaAvendo letto il romanzo, posso dire che - nonostante il grande fascino - anche lì la sostanza è poca. La parte finale che poco ti ha convinto, comunque, lì non c'è. L'ha riscritta tutta Burton. A me non è dispiaciuta. Il romanzo, nell'epilogo, era veramente il piattume, con la scusa di un secondo capitolo (che non so se o quando leggerò). :)
Il finale-finale mi è piaciuto, anche se magari si meritava più spazio, tutta l'azione prima, invece, è così mal fatta e mal scritta che ha irritato un po' tutti in sala... Salvo la prima parte, quella sì fa sentire la magia di un tempo.
EliminaIo non vado più a vedere un film di Tim Burton da Big Fish, e leggendo questa recensione mi sa che faccio bene.
RispondiEliminaIo ci provo ogni volta, se non altro perchè visti i suoi colori e suoi effetti speciali, meritano il grande schermo.
EliminaSolo con Frankenweenie però il tuffo al cuore l'ho riavuto.
Frenkenweenie, ma avevo anche adorato Sweeney Todd!
EliminaChe due scatole. Mi spiace molto, io devo ammettere che ci speravo, trama e 'situazione' mi piacevano assai. Guardo a casa, temo!
RispondiEliminaLa situazione iniziale è quasi perfetta, poi sfugge di mano, purtroppo.
EliminaDelusione non così cocente, poteva andare molto peggio.
Il problema di fondo è che noi vogliamo il Tim Burton di Edward mani di forbice. Così lui fa gli stessi film per farci contenti, ma alla fine si stanca lui e di conseguenza si stanca pure il suo pubblico. Comunque questo Miss Peregrine non è male, ha alcune scene che dimostrano la grandezza del genio (che pur sempre rimane) di Burbank e non è totalmente da buttare, anzi! :-)
RispondiEliminaIo vorrei solo ritrovare la stessa magia e lo steso entusiasmo. Forse è vero che pure lui per accontentare il pubblico, sceglie sempre queste storie dark, ma se quella magia non la sente lui, figurarsi noi.
EliminaQui non è tutto da buttare, ma prende il sopravvento il cinema commerciale e per ragazzi dalle risate facili che affossa tutto il resto.
Concordo: prima parte quasi sorprendente, poi si ammoscia.
RispondiEliminaDimenticabilissimo.
Non dimenticherò quella casa speciale e quella bella prima parte, il resto, dai combattimenti degli scheletri alla pessima mira di Jake, sì.
EliminaMezzo diludendo anche per me.
RispondiEliminaE' vero che dopo Alice in Wonderland le aspettative si erano abbassate, però dopo Frankenweenie erano tornate a rialzarsi, quindi un po' di speranza in Tim c'è sempre. Mannaggia a lui!
Poi però è arrivato Big Eyes, e sono tornate bassissime. Ho smesso di illudermi, ci soffro meno ;)
EliminaE' il film adatto per questo periodo... Poca sostanza, molta apparenza.
RispondiEliminaPiù sostanza di un cinepanettone, ma alla fine, semplice intrattenimento anche qui, purtroppo.
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