8 luglio 2018

La Domenica Scrivo - Sguardi (di cambi di prospettiva, di occhi nuovi)

C'è una piccola isola, un atollo, in mezzo al Pacifico, abitata da persone che non vedono i colori.
O meglio, li vedono, sì, ma a modo loro, in bianco e nero, in sfumature diverse, quasi fiabesche rispetto alla realtà.
Neanche fosse un castigo: vivere in un paradiso terrestre come l'atollo di Pingelap sembra, e non poterlo vedere come si deve.
Colpa di un gene, di una malattia -l'acromatopsia- che colpisce l'impressionante 10% della popolazione, colpa probabilmente di un tifone, che nel lontano 1775 spazzò via la maggior parte degli abitanti dell'isola, lasciando come leader un uomo che quella malattia possedeva e che rapidamente si diffuse tra i suoi eredi, parenti, tra le generazioni a venire.

C'è una fotografa -Sanne De Wilde- da sempre attenta alle disabilità e alle diversità nel mondo, che quell'atollo ha deciso di fotografare e di mostrare al mondo proprio come i suoi abitanti lo vedono e lo vivono, con colori appannati, fluo, con scale di grigi, chiedendo agli stessi abitanti di colorare con acquerelli quelle foto lasciate prive di colori. Entrando in contatto con la difficile richiesta di mostrare quei colori difficili da nominare, da sapere, non avendoli come esperienza.



C'è un altro fotografo -Bruce Hall- che fotografa per vedere.
Nato con una grave malformazione del nervo ottico, Bruce vede solo gli oggetti vicinissimi a lui, tanto che le stelle, così lontane, le ha potute vedere solo a 10 anni, attraverso il telescopio di un amico, scoprendo così un intero mondo che non poteva conoscere.
Così, la macchina fotografica lo aiuta a raggiungere quel mondo di cui non può fare esperienza, fa zoom e scopre, mette a fuoco e finalmente vede.
Ma c'è di più.
Perché Bruce ha due figli, gemelli, entrambi autistici, entrambi chiusi nel loro mondo, con poche parole a fare breccia. La macchina fotografica diventa un modo per interagire con loro, per vederli davvero, per cogliere le loro emozioni. E un modo per Bruce per far sapere al mondo cosa l'autismo davvero è.

C'è Tommy, poi, Tommy Edison, che fa recensioni di film.
Un collega, un rivale, ma c'è un particolare a rendere unico Tommy: è cieco, dalla nascita.
Come descrivere, raccontare, giudicare un film se non lo si è visto?
Sembra un paradosso, ma Tommy fa leva sulle sue emozioni, sulla capacità di non perdersi, confondersi sulla trama, sulle voci, gli effetti sonori, ben sapendo delle limitazioni che i suoi giudizi hanno, ma pure della loro particolarità.
Come ha detto, non riusciva a capire il successo e la bellezza di Matrix all'epoca, visti i dialoghi scarni, le parole piuttosto banali, ma quando un amico gli ha descritto le scene di azione, tutto è cambiato.
Lui ci gioca, con la sua situazione, si mette soprattutto in gioco, un modo per uscire dal guscio, per far conoscere un mondo che non è così buio.

C'è un insegnamento, infine, che mi porto appresso fin dall'infanzia.
E che ho ritrovato nelle splendide parole di David Foster Wallace rivolte ai laureati del Kenyon College.
Un insegnamento che molte volte ho odiato, visto come rimetteva i miei giudizi, le mie insindacabili verità in discussione, che mi ha reso quella sensocolpevolista che sono: prova a guardare il mondo da un'altra prospettiva, prova a pensare a quello che sta passando lui, prova a vedere con gli occhi di un altro, a metterti nei suoi panni.
Sembra facile, ma non lo è.
Sembra elementare, ma può davvero cambiare il mondo.
Cercare di capire, di spiegare e motivare perché qualcuno fa questo o quell'altro, come davvero la si intende, la si vive, si sceglie nella vita, uscendo dall'egoismo e dall'egocentrismo.
Provare, come un vecchio film anni '80, a mettersi nei panni di un altro è il modo migliore, alla fine, per comprendere, per capire, per perdonare e pure per ampliare la propria prospettiva.

Per sapere di più sul progetto di De Wilde QUI
Per conoscere la storia di Bruce Hall QUI
Per conoscere Tommy Edison e i suoi progetti QUI
Per le bellissime parole di David Foster Wallace QUI

4 commenti:

  1. Post per caso ispirato ai cambi di prospettiva del film Ogni giorno? :)

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    1. In realtà al film c'ho pensato solo alla seconda rilettura di quanto scritto, e ormai non sapevo se e come inserirlo. Inconsciamente, forse, ha aiutato a unire i fili di articoli e persone lette/conosciute negli ultimi tempi.

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  2. A parte che nessuna di queste storie e vite conoscevo, è stato davvero interessante leggere tutto questo ;)

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    1. Grazie, piccole storie incontrate nel tempo un po' per caso che lo sguardo ha fatto unire.

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