Jeffrey Epstein: Filthy Rich
Chi era Jeffrey Epstein?
Me lo ero chiesta quando è stato arrestato, ennesima testa che cadeva grazie al ciclone #metoo, accusato di gestire un giro di prostituzione minorile che coinvolgeva i grandi di Hollywood e non solo.
Me lo sono richiesta quando è stato trovato morto, nella sua cella di massima sicurezza, in attesa di processo.
A rispondere a questa domanda ci pensa un documentario Netflix nato più dal bisogno di raccontare quest'uomo che non di conoscerlo davvero.
In soli 4 episodi, infatti, molti misteri rimangono tali
Da dove arrivi la sua ricchezza, ad esempio, quanto il suo potere era influente, come sia riuscito a raggirare polizia, politici ma anche semplici finanzieri di Wall Street.
Il suo impero conosciuto in tutta New York proprio per il mistero che lo avvolgeva, nascondeva chiaramente del marcio.
E dietro questo marcio, come questo impero veniva sfruttato: con giovanissime ragazze pagate poche centinaia di dollari per massaggi che non erano certo massaggi, con le più promettenti o semplicemente quelle che si fermavano reclutate per adescare altre amiche o compagne. In comune un passato non facile fatto di abusi, un presente in cui le famiglie erano assenti o non ricche.
Così, una dopo l'altra, diventavano le vittime perfette e silenziose, assunte poi come massaggiatrici professionali o assistenti, in realtà prestate e vendute ad amici con cui Epstein aveva debiti da saldare.
Le loro storie ci vengono raccontate in prima persona.
Semplici ragazze attirate da del denaro facile, la cui vita cambia dopo che quei massaggi diventano altro, molestie, stupro.
Si raccontano senza filtri, vengono riportate le loro denunce rimaste ignorate dall'FBI o archiviate forzatamente dalla polizia dopo un accordo giuridicamente inspiegabile.
Si lascia spazio agli avvocati della difesa, agli amici di Epstein, ai suoi colleghi.
A chi ancora vuole intervenire in suo favore.
Ma la domanda è lecita: dopo aver visto Filthy Rich ho finalmente capito chi era Jeffrey Epstein?
Sinceramente, no.
Ho capito l'influenza e il potere che aveva, la sua ricchezza sconfinata con l'ex fidanzata Ghislaine Maxwell che finalmente è stata pure lei arrestata per lo schema piramidale disgustoso che avevano creato.
Ma il documentario è piuttosto confuso nel suo andare avanti e indietro nel tempo, le interviste sembrano più patinate del dovuto e le ricostruzioni cercano di essere sensazionaliste soprattutto nel finale in cui le telecamere arrivano fino al processo di incriminazione e decisamente di parte, con Bill Clinton sempre prontamente scagionato dalle dichiarazioni successive a qualche foto che sbuca, al suo andare in tour con "l'assistente" di Epstein.
A questo giro l'esigenza di raccontare una pagina quanto mai attuale e una figura per molti diventata improvvisamente nota, ha avuto di certo la meglio sull'approfondimento e sulla chiarezza degli intenti.
Voto: ☕☕/5
Voyeur
Parlava di una lettera che gli era arrivata, di un proprietario di motel che lo invitava a conoscerlo e a vedere la sua opera: era un voyeur e aveva allestito nella soffitta del suo motel la postazione perfetta per spiare senza essere visto la maggior parte dei suoi clienti.
Talese incuriosito va a conoscerlo, visita quella piattaforma e spia con lui dei clienti.
Ma che fare?
Scriverne un libro.
Passano anni di scambi di lettera, di studi, finché si spera che i reati commessi siano andati in prescrizione e Talese inizia ad imbastire il suo libro, studiando gli archivi minuziosi di questo voyeur che tutto si appuntava, come fosse un professore di desiderio che analizza coppie e orgasmi.
Il punto di svolta: l'assistere ad un omicidio, senza riportare niente alla polizia.
Quanto c'è di vero?
Quanto questo voyeur amava vedere e quanto in realtà ama essere visto e ascoltato?
Inutile dire che l'articolo in questione aveva acceso anche la mia curiosità e la notizia che Sam Mendes con Steven Spielberg avesse comprato i diritti del libro per farne un film aumentava l'interesse.
Ma passano gli anni, della questione ogni tanto mi viene in mente (ovviamente in vacanza, ovviamente dentro ad hotel), ma del film non si sente parlare.
Finché Netflix non mi consiglia la visione del documentario di Myles Kane e Josh Koury Voyeur, una lampadina si accende e una semplice ricerca google mi informa che il progetto di Mendes si è arenato proprio per la produzione di questo documentario, che meglio racconta la vicenda.
Ed è vero?
Sì, perché nel raccontare del passato di questo proprietario di motel, dell'amicizia che nasce con un giornalista-star e nel presente che li vede impegnati nella stesura finale del libro e nella sua pubblicità, c'è una chiave di lettura nuova. Che mette entrambi sullo stesso piano, entrambi attori di una loro commedia o tragedia, a cui finalmente le telecamere hanno accesso.
Chi mente?
Chi dice la verità?
A chi fanno più piacere i riflettori puntati addosso?
Quasi troppo veloce nella sua parte di ricostruzione del passato, il documentario si sofferma giustamente nel confrontare grazie al montaggio le parole, le rivendicazioni e le affermazioni di uno e dell'altro dei suoi protagonisti.
Lasciando a noi il giudizio finale.
Di certo, un film sulla questione, vorrei vederlo comunque.
Voto: ☕☕½/5
Have a Good Trip: Adventures in Psychedelics
La cannabis -Italia a parte- è ormai stata sdoganata come droga leggera e ricreativa.
Ma gli acidi?
LSD?
Quelle droghe davvero lisergiche che portano ad allucinazioni e veri e propri viaggi?
Quelle fanno giustamente paura e vengono ancora temute.
Ma c'è chi le ammira, chi invita ad un uso controllato e moderato.
Chi?
Gente come Sting, che le prende regolarmente per comporre e capirsi davvero, o Carrie Fisher che da bipolare trovava finalmente il suo equilibrio in fase di trip.
Ma in questo documentario che gioca in modo pop e divertente sul cosa fare e cosa non fare nel prendere droghe, c'è spazio soprattutto per i Bad Trip.
Per quella volta che le droghe non hanno portato agli effetti desiderati portando invece a paranoie, incubi ad occhi aperti, scelte ingiustificabili.
Così le esperienze di Rosie Perez, Will Forte, Anthony Bourdain e molti altri si alternano, mentre vengono ricostruite tramite altri attori o in versioni animate altrettanto allucinate le loro esperienze.
Meno divertente del previsto e tutto sommato anche meno informativo nonostante un professore come Nick Offerman a farci da Cicerone, Have a Good Trip sembra quel mix di interviste tipico di MTV su un argomento comune.
Ma almeno, se mai mi/vi verrà voglia di provare un acido, qualche informazione utile ora la si ha.
Voto: ☕☕/5
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