Spero che non sia uno spoiler per voi come non lo è stato per me dopo tutti questi anni,
Sono ancora in lutto, affranta, presa da quel finale pieno di azione, di svolte, di missioni segrete in caverne oscure e di attacchi improvvisi di Mangiamorte improvvisati, che quasi potrei parlar bene de Il Principe Mezzosangue.
Ma se prendo fiato, se mi calmo, se lascio parlare la testa invece del cuore, so che il sesto capitolo di Harry Potter è stato il più noioso di tutti.
Il più difficile con cui ingranare.
Vuoi per la stanchezza di una struttura ormai nota, scandita da lezioni, uscite ad Hogsmeade, partite di Quidditch, Natali ora in famiglia e l'arrivo della Primavera.
Vuoi perché l'azione sembra essere tutta là fuori, fuori dai cancelli di Hogwarts dove Dissennatori e Inferi rapiscono, uccidono, seminano il terrore.
Dopo un inizio che è di quelli inevitabilmente cari a noi Babbani, con un Primo Ministro che ne incontra un altro, con ragioni oscure e ben più temibili di un uragano a raccontare di sciagure, a far da velo a quello per cui oggi cospirazionisti e dietrologi vanno a nozze, noi siamo lì, con un Harry che testardo come non mai si fa sempre più antipatico e indifendibile.
Due ceffoni dovevano dargli, sia Silente che Hermione!
Il primo, per come continua a perdere il senso delle sue lezioni, delle sue missioni, perso com'è a star dietro a Malfoy, cacciandosi così -e cacciando gli altri- nei guai.
La seconda, per come continua a seguire, consultare e mettere in pratica le enigmatiche note del Principe Mezzosangue nel suo libro di Pozioni, lasciando fin troppo in sospeso -e senza ricerche più approfondite- l'identità di questo principe.
Sei anni di magia, di morti e sventure non gli hanno insegnato proprio niente?
Solo che ha sempre ragione?
A quanto pare…
Se seguire le elucubrazioni di Harry infastidisce più del dovuto, tanto che nemmeno i suoi amici lo ascoltano più, sono le lezioni private di Silente a diventare il cuore d'interesse del libro. I ricordi personali e di elfi e di prigionieri e di professori a ripercorrere la vita di Tom Riddle prima che diventasse Voldermort, anzi, la strada compiuta per diventarlo.
Quelle pause al pensatoio sono ristoratrici e salvano un romanzo che sembra più stanco degli altri, che mescola gelosia, prime cotte (per Ron) e un improvviso amore per Harry che arriva più impreparato del previsto.
Spiace che personaggi che potevano essere ora più centrali come Neville e Luna continuino a vivere nei margini come i reietti che erano, spiace pure che il ciclo di lezioni si faccia meno intrigante ora che si è al sesto anno, senza esami da dare.
Certo, c'è il nuovo Professore, il Professor Lumacorno di cui fare conoscenza che, viscido come il suo nome richiama, non è certo il più simpatico fra quelli assunti da Silente. E per fortuna ci sono le pause comiche garantite dalla famiglia Wesleay, con i due gemelli Fred e George e la loro fiorente attività a suscitare plausi e invidia, con Bill pronto a convolare a giuste(?) nozze e Ron diviso com'è tra una Lavanda appiccicosa e una Hermione furente.
La scossa, come detto, arriva tutta nel finale.
In una missione di recupero dopo aver svelato cosa sono gli Horcrux che sa tanto di Indiana Jones, ma che regala brividi veri in quella caverna infernale. Silente, che si sacrifica e a cui non si era pronti a dire addio, renderà più chiare le sue decisioni nel finale?
Non si poteva davvero fare altrimenti?
Restano parecchie questioni da risolvere, solo un ultimo romanzo per farlo e ormai i banchi di scuola sembrano aver perso attrattiva: l'azione deve essere spostata fuori Hogwarts.
Ricordando ormai poco o nulla, continuo a chiedermi a quale gioco Piton stia giocando, quale sarà il destino del sinistro Draco, come ne uscirà l'Ordine della Fenice senza il suo capo.
Manca poco per scoprirlo, manca poco per finire questa saga che da 6 settimane a questa parte mi sta cambiando e riempiendo la vita.
… oddio, che finale trascendentale: intendo mi sta cambiando gli orari di vita, con la lettura a inserirsi ad ogni minuto disponibile, con l'andare a letto sempre più tardi e lo svegliarsi sempre prima nel weekend per poter letteralmente divorare le avventure di Harry.
Sarà come salutare una famiglia, un mondo, dopo I doni della morte.
"È l'ignoto che temiamo quando guardiamo la morte e il buio, nient'altro."
Ecco, questo è il mio libro preferito dell'intera saga. Avere visto come lo hanno distrutto nell'adattamento cinematografico, con quel Principe mezzosangue lasciato a margine, nemmeno fosse una nota a pié di pagina, mi aveva uccisa.
RispondiEliminaCredo che averlo letto di fila agli altri me lo abbia fatto vedere più "noioso": mi aspettavo più azione vista la guerra in corso, ma succede tutta in un finale comunque indimenticabile.
EliminaQuante lacrime! E quanta pena per quel Principe!
Interessante! Pensa che invece per me è il libro che ho preferito della saga, l'ho adorato in ogni sua parte (e anche io ho pianto non poco sul finale)... E ho trovato anche le turbe adolescenziali di Harry decisamente ben scritte ed ideate! :--)
RispondiEliminaHo faticato più del previsto, ma come dico sopra forse è anche colpa di aver letto tutta la saga d'un fiato, aspettandomi quindi la stessa azione, lo stesso clima teso del finale del quinto.
EliminaDalla caverna in poi, sono stati comunque dei brividi continui.
Questo libro l'ho comprato a Londra proprio alla sua uscita, e già per questo l'ho gustato più degli altri, ricordo che quella mattina non c'era nessuna persona a Londra che non lo avesse in mano! Capisco che forse è stata una scelta obbligata, cinematograficamente parlando, ma la parte più bella, quella iniziale, nel film non c'è. Peccato, quell'incontro tra il nuovo Primo Ministro inglese e il ministro della magia, che gli spiega come ora debba collaborare con lui perchè la magia non sia rivelata a tutti i babbani, è la più divertente della saga.
RispondiEliminaSono proprio ricordi così, collettivi, che invidio ai primi lettori!
EliminaQuell'inizio fa la differenza, davvero strano e diverso da come ci aveva abituato la Rowling.