Andiamo al Cinema
Lisa ha paura.
Ha paura di Beau e del film Beau ha paura.
Ha paura di trovarlo troppo difficile, troppo lungo, troppo cervellotico, troppo estetico e di poca sostanza.
Insomma, ha paura di trovarlo come gli altri film di Ari Aster.
Lisa ha paura.
Ha paura di Ari Aster e delle aspettative che ormai si associano al nome di un giovane regista che con due film appena si è imposto ad Hollywood e nel cuore di molti cinefili.
Ha paura perché Hereditary non l'aveva convinta del tutto, con quel finale esoterico che esce dai binari sicuri in cui si stava, un po' meglio era andata con Midsommar ma lì l'estetica estetizzante, bella da far male, non lasciava molto spazio ad altro.
Insomma, ha paura delle sue stesse aspettative.
Lisa ha paura.
Ha paura di Beau, Beau il personaggio.
Ha paura di assomigliargli troppo, nel suo oscillare continuo tra sensi di colpa e stati d'ansia, nel suo immaginare mondi pericolosi che lo circondano e nel sentire la pressione degli altri, della madre, soprattutto.
Insomma, Lisa ha paura per il primo pezzettino di film, un inizio che incolla, che fa temere il peggio, che mette ansia, tanta ansia.
Poi Lisa non ha più avuto paura.
Oscillando invece tra la noia e lo sbigottimento, ha arrancato per i 179 minuti di Beau ha paura chiedendosi il senso di quello che stava vedendo, del perché lo stesse vedendo, del fine ultimo del tutto.
È tutto così facile?
Tutto da ricondurre a un'immensa metafora, a un viaggio interiore e mentale di un figlio -ebreo- soggiogato e castrato quasi letteralmente da una madre opprimente?
Un metaforone che vorrebbe giocare con lo spettatore tra anticipazioni e flashback, indizi sparsi qua e là, ma che lo spettatore lo perde presto?
O forse è tutto molto più complicato, e Lisa si è persa semplicemente per strada, non tanto per le disavventure di Beau che passa da un girone infernale a un altro (da una fase di accettazione/rimozione all'altra?) ma per gli spiegoni che si inframezzano, per le urla di un pur bravo Joaquin Phoenix qui chiamato a sottrarsi, a parlare poco, a muoversi dolorante e poco più?
Lisa è perplessa.
Perplessa nei confronti di Ari Aster, il gioiellino della A24, che gli ha affidato il suo film più lungo e più costoso, che nasce da un corto del 2011 e di cui qui vengono riprese alcune sequenze, che è rimasto nel cassetto per anni, in attesa del successo, del giusto momento.
Un po' come il Babylon di Chazelle, sembra che i piccoli prodigi non possano che esagerare quando possono finalmente tornare su quei progetti accantonati che da sempre volevano realizzare.
Ma se Chazelle prendeva lo spettatore, lo immergeva nel caotico mondo del cinema funzionando tanto più lo spettatore amava il cinema, Aster lascia indietro il suo pubblico, lo lascia fuori per approfondire le turbe del suo personaggio, portandolo nella sua epopea personale di cui, arrivati a un finale quanto mai deludente (che è forse un nuovo inizio, che è forse l'unica fine possibile per un film così assurdo e onirico?) quel pubblico se ne va sbuffando, non vedendo l'ora di dimenticarlo questo lungo supplizio.
Lisa ora ha di nuovo paura.
Ha paura dei fan oltranzisti di Ari Aster, che gridano al capolavoro proprio perché Aster se n'è fregato di tutti.
Lui che crea mondi, che con la sua regia pulita e lineare, le sue carrellate e i suoi piani profondi, compie dei mezzi miracoli capaci di conciliare anche con quanto si sta vedendo.
Se l'occhio vuole la sua parte, lo vuole anche il cuore, con una sceneggiatura meno gelida, meno vuota pur essendo così ricca.
Lisa ora è semplicemente stanca.
E si ferma, sperando di aver chiarito le sue paure.
Voto: ☕☕½/5
Non so cosa ne pensino gli oltranzisti, ma io mezz'ora l'avrei tolta e avrei spinto più per avere un film simile a quel capolavoro che è la prima, ansiogena mezz'ora. E credo non smetterò mai di ridere al pensiero della la scena "Troma" citata da Cass qui sopra.
RispondiEliminaVisto ieri. A sorpresa, io che non avevo apprezzato Midsommar, me lo sono goduto più del previsto. Squilibrato, in tutti i sensi, ma densissimo.
RispondiEliminaPer me è il film dell'anno. Per un motivo personale l'ho sentito molto mio, dato che sono 50 anni che combatto con le mie paure... Ma è anche un film (per me) stilisticamente grandioso, è come se fossero quattro film in uno (la sequenza animata è di una bellezza indescrivibile). Midsommar mi era piaciuto assai per il suo coraggio (un horror di 2h30 alla luce del giorno) ma qui si osa oltre l'inverosimile, raggiungendo vette altissime.
RispondiEliminaNon lo temevo, ma ora mi hai fatto venire un po' di paura di vederlo XD
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